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Milena Gabanelli era in piazza Maggiore


dal blog di Beppe Grillo


Milena Gabanelli era in piazza Maggiore,
tra la gente, mi ha scritto.

"Caro Beppe,
sabato sono arrivata tardi in piazza, ma abbastanza per godere di un avvenimento di cui avevo perso memoria. Così tanti giovani, e così partecipi di fatti che riguardano il disgraziato paese, non li vedevo da quando, proprio in questa città, ero studente, cioè dagli anni 70. Per me l'avvenimento era questo, la possibilità di coinvolgere generazioni che sembravano indifferenti a tutto, e che evidentemente non è vero. Li ho guardati farsi 40 minuti di coda per mettere la loro firma su un pezzo di carta che chiede a gente non più degna di rappresentarci di andarsene. Amo questa città, nonostante sia diventata vecchia e incapace, la amo perchè in un momento cruciale, ha aperto le porte e ha ospitato un evento scomodo e fastidioso. Per un giorno è tornata ad essere viva e ha saputo esporre il dissenso in modo pacifico e coinvolgente. Lo sanno tutti quelli che c'erano. Do atto a Cofferati (che non amo e ho sempre criticato) di aver capito che era giusto così. Avrei dovuto salire sul palco, ma non l'ho fatto perchè non è il mio posto, o forse anche per timidezza. La battaglia io la conduco in altro luogo, e con altre parole, ma è la stessa.
Vorrei che chi oggi polemizza cominciasse a riflettere sull'eventualità che un giorno a trascinare centinaia di migliaia di persone in piazza potrebbe esserci qualcuno di diverso da un comico. L'allarme è partito. Sarebbe meglio prenderlo sul serio e cominciare a porre rimedio sulle cause che esaltano gli animi e uniscono così tante persone... prima che sia troppo tardi".
Milena Gabanelli

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V-day after


10.09.2007

V-DAY AFTER
di Marco Travaglio


A vedere i telegiornali di regime, cioè praticamente tutti, sabato a Bologna e nelle altre piazze non è successo niente (molto spazio invece al matrimonio di Baldini, l’amico di Fiorello). A leggere i giornali di regime (molti), il V-Day è stato il trionfo dell’”antipolitica”, del “populismo”, del “giustizialismo” e del “qualunquismo”. In un paese che ha smarrito la memoria e abolito la logica, questa inversione del vocabolario ci sta tutta: la vera politica diventa antipolitica, la partecipazione popolare diventa populismo, la sete di giustizia diventa giustizialismo, fare i nomi dei ladri anziché urlare “tutti ladri” è qualunquismo. E infatti, che il V-Day fosse antipolitico, populista, giustizialista e qualunquista, lorsignori l’avevano stabilito prim’ancora di vederlo, di sapere che cos’era. A prescindere. Non sapevano e non sanno (non c’erano) che per tutta la giornata, in 200 piazze d’Italia e all’estero, migliaia di giovani dei Meet-up grilleschi hanno raccolto 300 mila firme (ne bastavano 50 mila) in calce a una proposta di legge di iniziativa popolare che chiede il divieto per i condannati di entrare in Parlamento, il tetto massimo di due legislature per i parlamentari e la restituzione ai cittadini del diritto di scegliersi i propri rappresentanti sulla scheda elettorale. Cioè hanno esercitato un diritto previsto dalla Costituzione, quello di portare all’attenzione delle Camere tre questioni “politiche” quant’altre mai. E l’hanno fatto con l’arma più antica e genuina di ogni democrazia: la manifestazione di piazza. Quella piazza che, quando la occupano Berlusconi e Bossi e Casini e Mastella per chiedere cose incostituzionali, tutti invitano ad “ascoltare”. E quando la occupano un milione di persone, quasi tutte giovanissime, senza etichette né bandiere (tante erano mal contate, sabato, da Bologna a New York, se alle 20 i firmatari della petizione erano 300 mila, altrettanti erano ancora in fila a mezzanotte e molti di più avevano desistito per fare ritorno a casa) diventa un obbrobrio da ignorare e rifuggire. Mentre, nel V-Day after, riparto da Bologna per tornare a casa, chiamo Beppe Grillo per commentare a mente fredda: lui mi racconta, ridendo come un pazzo, che gli ha telefonato il suo vecchio manager, “Cencio” Marangoni, per dirgli che a Villanova di Bagnacavallo c’è ancora la fila ai banchetti. E a Villanova di Bagnacavallo sono quattro gatti, perlopiù di una certa età, e chissà come han fatto a sapere che c’erano i banchetti visto che non l’ha detto nessuna tv e quasi nessun giornale. Ma se a Villanova di Bagnacavallo si firma ancora, forse questa non è antipolitica: questa è superpolitica. E’ antipolitica difendere la dignità del Parlamento infangata dalla presenza di 24 pregiudicati e un’ottantina di indagati, imputati, condannati provvisori e prescritti? E’ antipolitica chiedere di restituire la sovranità al popolo con una legge elettorale qualsiasi, purchè a scegliere gli eletti siano gli elettori e non gli eletti medesimi? E’ antipolitica pretendere che la politica torni a essere un servizio che si presta per un limitato periodo di tempo (dieci anni al massimo), dopodichè si torna a lavorare o, se non s’è mai fatta questa elettrizzante esperienza, si cerca un lavoro come tutti gli altri? E’ antipolitica chiedere rispetto per i magistrati e dire grazie a Clementina Forleo e ai giudici indipendenti come lei? Chi era a Bologna in piazza Maggiore, o in collegamento nel resto d’Italia e all’estero, ha visto decine di migliaia di persone restare in piedi da mezzogiorno a mezzanotte. Ha sentito Grillo chiedere il superamento “di questi” partiti, i partiti delle tessere gonfiate, dei congressi fasulli, delle primarie dimezzate (vedi esclusione di Furio Colombo, Di Pietro e Pannella), della legge uguale per gli altri; smentire di volerne creare uno nuovo; e rammentare che gli “abusivi” da cacciare non sono ambulanti e lavavetri, ma politici e banchieri corrotti o collusi. Un economista, Mauro Gallegati, spiegare i guasti del precariato in un mercato del lavoro senza mercato e senza lavoro. Un grande architetto come Majowiecki illustrare i crimini cementiferi che i suoi colleghi seminano per l’Italia e per l’Europa con la complicità di amministratori scriteriati, e le possibili alternative verso un modo “leggero” di pensare e costruire città e infrastrutture. Alessandro Bergonzoni spiegare la partecipazione democratica con una travolgente affabulazione (“Chi è Stato? Io sono Stato”). Un esperto di energie alternative come Maurizio Pallante raccontare quel che si potrebbe fare nel settore ambientale ed energetico al posto di inceneritori, termovalorizzatori, centrali a carbone e treni ad alta velocità per le mozzarelle. I ragazzi di Locri lanciare l’ennesimo grido di dolore dalla Calabria della malavita e della malapolitica. Il giudice Norberto Lenzi rischiare il procedimento disciplinare per avvertire che il berlusconismo è vivo e lotta insieme a noi, anche a sinistra. Sabina Guzzanti prendere per i fondelli la deriva fuffista e conformista dell’informazione. I genitori di Federico Aldovrandi raccontare, in un silenzio misto a lacrime, la tragedia del figlio morto due anni fa durante un “controllo di polizia”. Massimo Fini tenere una lezione sul tramonto della democrazia rappresentativa citando Kelsen, Mosca e Pareto. Il giornalista Ferruccio Sansa sintetizzare la sua inchiesta sul “tesoretto” da 100 miliardi di euro che lo Stato non ha mai riscosso dai concessionari, spesso malavitosi, dei videopoker e altri giochi, una mega-evasione fiscale scoperta dal pm Woodcock e dalla Guardia di Finanza, ma coperta da incredibili silenzi governativi. Alla fine ho parlato anch’io: ho ricordato Lirio Abbate minacciato dalla mafia; ho cercato di spiegare che la tolleranza zero deve cominciare, come nella New York di Giuliani, dai mafiosi e dai corrotti, non dai lavavetri e dagli ambulanti; e ho difeso Cofferati, che avrà tanti difetti, ma non quello di partire dai poveracci, visto che prima ha preteso legalità dagli imprenditori sullo Statuto dei lavoratori. Ho fatto parecchi nomi e cognomi, come tutti gli altri sul palco di piazza Maggiore. Ora scopro che fare i nomi sarebbe “qualunquismo”: e parlare in generale per non dire niente, allora, che cos’è? P.S. Ho trascorso l’intero pomeriggio sotto il palco e sul palco, e mai ho sentito parlare non dico “contro” Marco Biagi, ma “di” Marco Biagi. Il nome “Marco Biagi” non è mai strato citato per esteso. S’è parlato un paio di volte della legge 30 che abusivamente il governo Berlusconi intestò al professore assassinato, che non poteva più ribellarsi, mentre un ministro di quel governo lo chiamava “rompicoglioni”. E ne ha parlato Grillo per chiedere di riformarla, insieme alla legge Treu, aggiungendo che però “il vero problema non sono neppure le leggi: è che in Italia non c’è lavoro”. Lo dico perché un amico, l’ex giudice ora assessore Libero Mancuso, che nessuno ha visto alla manifestazione, ha parlato di presunte “offese a Biagi”. Posso assicurare che se qualcuno, dal palco, avesse davvero mancato di rispetto a Marco Biagi, su quel palco nessuno di noi, nemmeno Grillo, sarebbe rimasto un minuto di più.


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Qualunquismo. Populismo. Demagogia.

dal blog di Beppe Grillo


Gli intellettuali con il cuore a sinistra e il portafoglio a destra hanno evocato il qualunquismo, il populismo, la demagogia. Uno con la barba ha anche citato, lui può farlo, Aristofane per spiegare il V-day. Un altro ha affermato che comincia ADESSO a capire la Rete , ma che il mio giudizio sull’otto settembre è una belinata. Non dice perchè, non ne ha bisogno. E’ un intellettuale di sinistra.
Bossi ha bisbigliato che non bisogna esagerare con l’antipolitica, lui, luiiiiiiiiiiii! Esagerare?
Casini in Caltagirone si è indignato, lui, luiiiiiiiiii! Indignato. A proposito Mele è ancora deputato? E nell’Udc c’è qualche indagato, condannato, prescritto? E Biagi aveva la scorta?
Fini cita tre politici: Togliatti, Almirante e Berlinguer. Dice che con la nuova legge non li avremmo avuti in Parlamento a vita, ma solo per due legislature. Ma un decennio non è forse sufficiente? Non nomina invece nessuno dei politici in Parlamento. Si vergogna, evidentemente, delle centinaia di politici di lungo corso: Andreotti, Mastella, Pomicino...

Riporto una testimonianza di Marco Travaglio dall’Unità di oggi. Spiega che non è stata offesa la memoria di nessuno a Bologna. Ci sono, se servono, altri 150.000 testimoni presenti.

“Ho trascorso l’intero pomeriggio sotto il palco e sul palco, e mai ho sentito parlare non dico “contro” Marco Biagi, ma “di” Marco Biagi. Il nome “Marco Biagi” non è mai stato citato per esteso. S’è parlato un paio di volte della legge 30 che abusivamente il governo Berlusconi intestò al professore assassinato, che non poteva più ribellarsi, mentre un ministro di quel governo lo chiamava “rompicoglioni”. E ne ha parlato Grillo per chiedere di riformarla, insieme alla legge Treu, aggiungendo che però “il vero problema non sono neppure le leggi: è che in Italia non c’è lavoro”. Lo dico perchè un amico, l’ex giudice ora assessore Libero Mancuso, che nessuno ha visto alla manifestazione, ha parlato di presunte “offese a Biagi”. Posso assicurare che se qualcuno, dal palco, avesse davvero mancato di rispetto a Marco Biagi, su quel palco nessuno di noi, nemmeno Grillo, sarebbe rimasto un minuto di più”.  Marco Travaglio.

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Messaggio dal V-Day… per rabbia e per amore


Come era prevedibile buona parte dei media a livello nazionale tace. E le reazioni sono come sempre volte a cancellare il significato della mobilitazione. La mistificazione e l'arroganza del Potere è sempre la stessa e non possiamo stupirci, come ormai conosciamo bene quella cornice di servilismo dei cosiddetti organi di informazione ed opinionisti.
Nulla di nuovo dunque? da un lato le accuse di qualunquismo e populismo, di essere l'anti-politica, dall'altro l'assalto alla diligenza di quei politici (che stanno dentro i giochi del Potere, anche se tuonano di grandi valori o minacciano a giorni alterni le dimissioni) che vogliono usare questa mobilitazione per raccogliere qualche voto e tessera in più.
Ma il messaggio era chiaro: gli italiani che hanno firmato a fiumi la proposta di legge di iniziativa popolare per un "Parlamento Pulito" non sono l'anti-politica, sono lo spirito autentico della politica, quella vera, intesa come servizio per il bene comune. Con le firme e con le presenze in ogni piazza (non per lo spettacolo di Beppe ma per i contenuti!) l'Italia ha visto riscattato il Diritto alla Rabbia, che è un atto di amore per il nostro Paese e non un ostilità, che è indignazione per una politica (di ogni colore) che è solo oligarchia, commistioni con l'affarismo, negazione dei diritti elementari, corruzione e mafia. Che promette e non mantiene mai, che usa la cosa pubblica e le speranze per garantire privilegi a se ed agli amici e cumpari. Il Diritto alla Rabbia è quanto di più politico vi possa essere, nessuno si arrabbia o prova indignazione e inquietudine se non per le cose che gli stanno a cuore, e la Legalità e Giustizia Sociale stanno a cuore a chi era al V-DAY e, proprio per questo c'era!
Attenzione adesso, però: in Italia la storia si ripete sempre, e la conferma è proprio il fatto che la classe dirigente che ha questo Paese, quella P2 trasversale (sciolta ufficialmente ma sempre attiva nell'ombra), collusa con le mafie, è sempre la stessa (con sigle diverse o maschere nuove) dal dopoguerra. Tutti i grandi movimenti sono stati inglobati, infiltrati o resi innocui. Cercheranno di screditare in tutti i modi questo grande movimento di "liberazione", lo stanno già facendo. Cercheranno di incantare con le sirene delle promesse e del cambiamento di facciata, e magari con qualche posto assegnato a uomini o donne di questo movimento, per far capire che non vi è scampo e che anche questo è solo un trampolino per qualcuno. Cercheranno di entrare, di dimostrarsi affabili e d'accordo, così che la gente che lo anima e lo tiene vivo, per rabbia e amore, veda che loro sono anche lì e quindi nulla potrà cambiare. Bisogna quindi andare avanti, non cessare l'assedio iniziato, rinnovarlo in ogni occasione a Genova come altrove. Occorre tenere fuori i partiti, con le loro oligarchie ufficiali ed i prestanome o prestavolto di turno. Serve coerenza e fermezza a non cedere alle sirene.
Quella firma e quella presenza al V-DAY deve essere come un patto tra le persone perbene che non ce la fanno più di questo teatrino della politica, alle dichiarazioni di falsi intenti traditi sistematicamente ed a quanti diranno "siamo con voi, ma cambiamo dall'interno". Il grande movimento dei Girotondi è morto per non aver stretto questo "patto", è stato infiltrato e inglobato, cioè reso innocuo! E' morto proprio quando ha portato più di un milione di persone auto-organizzate a Piazza San Giovanni; lì i partiti hanno capito che quella valanga lì avrebbe travolti ed hanno agito, e ce l'hanno fatta: loro sono sopravvissuti il movimento no!
Questa volta possiamo imparare da queste esperienze e possiamo farcela, per rabbia e per amore. Guardiamoci quindi negli occhi e diciamoci sinceramente se vogliamo non dargli alcun respiro e cacciarli questi ladroni e furbetti dal tempio, oppure no. Un grande movimento civile (che non è e non può essere un partito) è fatto di persone e quindi di coscienza. Se non crediamo di potercela fare, a mantenere questo patto, allora diciamocelo subito, un altro tradimento per chi crede ancora nella possibilità di cambiare sarebbe solo la fine definitiva di ogni speranza di farcela. Dipende solo da noi!
Se si sceglie di andare avanti – e noi andremo avanti – dobbiamo essere consapevoli che dobbiamo sporcarci le mani, dobbiamo andare oltre ad una firma ed una presenza. Dobbiamo essere consci che quello che abbiamo fino ad ora non è bastato, occorre che ciascuno sia consapevole di dover dare di più, comunicare e coinvolgere di più. La responsabilità di farcela non dipende dagli altri, ma da noi stessi. La responsabilità di un fallimento dipenderebbe solo da noi stessi!

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Piazza Maggiore, Bologna, otto settembre 2007


dal blog di Beppe Grillo


“Oggi inizia un nuovo Rinascimento fatto dagli italiani. L’otto settembre del 1943 i Savoia scappavano a Pescara. Dietro di loro lasciavano un’Italia allo sbando. Oggi non è cambiato nulla. Il Parlamento è occupato da abusivi scelti dai segretari di partito. Non scappano più, non ne hanno bisogno. Vivono in un mondo a parte tra scorte e televisione. Politici... una parola che non vuol dire più un c...o. Politici di professione. Professionisti abusivi. Altro che i posteggiatori, i lavavetri e le puttane. Gli abusivi sono loro. Nessuno li ha eletti. Ci hanno tolto anche la libertà di votare il candidato.
Non voglio che i partiti decidano chi deve essere eletto in Parlamento. E neppure che i ministri siano sorprese nell’uovo di Pasqua. Prima di votare va detto chi saranno i ministri, chi sarà il ministro della Giustizia. Se scelgono Mastella, allora a votare ci vanno loro. Se lo eleggono loro. Alle primarie a pagamento ci vanno loro.
LORO, l’incantesimo della delega. A TUTTO CI PENSERANNO LORO.
Siete VOI che dovete riprendere in mano la vostra vita. Ritornare a fare politica ogni giorno. Al supermercato, a scuola, sul lavoro, al semaforo, nella natura, nel vostro condominio.
Non c’è nessuno dall’altra parte del muro. Se bussate, la porta rimarrà chiusa. Non credete più ai giornali e alle televisioni. Mentono, mentono. Banche, media, politica, grandi aziende sono la stessa cosa. Le stesse persone. Un mostro che divora il Paese, che vi fa credere quello che vuole, che intervista in ginocchio prescritti, mafiosi, corrotti e corruttori. Li trasforma in persone oneste, in statisti. Ma sono solo dei poveri cialtroni che in altri Paesi dovrebbero nascondersi dalla vergogna. Che esempio darete ai vostri figli, forse Corona, Previti, lo psiconano, Pomicino, Ricucci, Fiorani in mutande, Geronzi neo presidente di Mediobanca che decide dei destini della finanza del Paese? Più fai schifo più sei famoso? Più delinqui più hai successo? E’ questo che volete?
Il ministro Amato si dice preoccupato che, o la sinistra al Governo dà una sterzata chiara sull’ ordine pubblico, o ci sarà una “svolta fascista”.
Amato, il tesoriere di Craxi che non sapeva mai niente. Stava sempre in ufficio a studiare. Il cinghialone portava i miliardi all’estero e lui non sapeva.
Dov’eri Amato quando avete scarcerato un anno fa 26.000 criminali? Lo avete fatto per evitare che gli amministratori pubblici, i vostri compari, i furbetti della politica finissero in galera. Non dirmi che non lo sai. E ora ci parli di svolta fascista. Di summit sulla sicurezza. Qui non c’è nessuna svolta fascista, c’è quella del buon senso, c’è la svolta del calcio in culo a chi ha votato l’indulto. I nomi li sappiamo e anche i cognomi. Li faremo tutti alle prossime elezioni. Questa gente in Parlamento non ci deve tornare mai più. Quanti morti, stupri, furti ha causato l’indulto? Chi paga? Forse il ministro di Casta e Ingiustizia Mastella venderà i suoi appartamenti romani per risarcire la famiglia dei coniugi di Gorgo al Monticano?
Il pesce puzza dalla testa e c’è un odore di fogna in giro da non resistere. Viviamo con il naso turato. Voglio ritornare a sentire l’odore della vita. Bisogna sturare i tombini. Aria pura, acqua pura. Nelle nostre vite e nella vita pubblica.
Piazza Maggiore è strapiena: 100.000, 150.000 persone? 220 città italiane e 20 città nel mondo sono collegate con noi. E’ la prima volta che succede. E’ la forza della Rete, dell’informazione libera. E’ la nostra Woodstock della legalità. Ameno 300.000 persone hanno firmato oggi per un nuovo Rinascimento. Per una legge di iniziativa popolare, per dare dignità al Parlamento, in tre punti:
- no ai condannati in Parlamento
- no ai politici di professione, due legislature e poi tornino al loro lavoro
- si alla preferenza diretta.
Le firme necessarie le abbiamo ottenute in una mattina. La gente ha fatto la fila per ore contenta per poter firmare. Porterò questa proposta di legge in Parlamento, la leggerò e vedremo tutti in faccia chi si opporrà.
Questo è un Paese di sudditi, ma costituzionali. Possiamo solo votare le persone scelte dai partiti e qualche volta dire no a una legge con il referendum. Non esiste un referendum propositivo. Ma i partiti se ne fregano anche dell’esito dei referendum. Per fare la legge elettorale nel 2005 il centrodestra ha buttato nel cesso il risultato del referendum del 1992.
Nel medioevo avevamo più diritti di oggi. Per questo ci vuole un nuovo Rinascimento. La vita è nelle vostre mani. La politica deve creare felicità, voglia di futuro, bellezza.
Voglia di lavoro, di creatività, di famiglia.
Hanno rubato il futuro a una generazione. l’hanno resa schiava a norma di legge. Mi hanno scritto in 25.000 per spiegarmi quale miseria fosse diventato il lavoro. 4 euro all’ora, due mesi di lavoro e poi a casa. Ho raccolto le loro testimonianze in un libro. Il premio Nobel per l’economia Joseph Stiglitz ha scritto: “A cosa serve far studiare i vostri figli per poi fargli girare le patatine fritte. Risparmiate i soldi della laurea.”. Ichino che mi hai dato del terrorista citando un articolo falso, non scritto da me, sul Corriere della Sera, mi senti? Ti ho invitato, ma non ti vedo. Ti dico allora una sola parola: “Vaffanculo!” Ci sono più di cinque milioni di precari in Italia, vogliamo fare finta di niente? Aspettare che arrivino a dieci milioni, venti milioni? C’è una verità che nessuno vuole dire: manca il lavoro. E se manca il lavoro allora arrivano le leggi che regolarizzano il precariato. Perchè i ragazzi non hanno scelta. O quello, o emigrare. Se ci fosse un vero mercato del lavoro le leggi sul precariato sarebbero ignorate. Le imprese farebbero carte false per assumere un ingegnere, un tecnico.
Alla nostra Woodstock è presente chi vuole un’altra Italia, un vero Bel Paese, un’ Italia dei cittadini che non racconta e non si racconta più balle. Partiamo adesso, non ci fermeremo più.
Oggi ci saranno verità e musica.
Insieme ce la faremo. Siamo tanti, milioni, dobbiamo solo svegliarci da un incantesimo. Per sorridere alla vita e essere felici. Per un nuovo Rinascimento.”

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V-DAY a Genova, oltre 8.000 firme a Genova (alle 17)

V-DAY - COMUNICATO STAMPA

V-DAY a Genova, oltre 8.000 firme a Genova
(300.000 su scala nazionale)
Iniziato l'assedio per cacciare i ladroni (e furbetti) dal Tempio

La raccolta di sottoscrizioni per la proposta di legge di iniziativa popolare per un “Parlamento Pulito” lanciata da Beppe Grillo sta avendo un risultato straordinario. Alle 18:00 nei banchetti allestiti nel Comune di Genova sono state raccolte oltre 8.000 firme (300.000 su scala nazionale!!!).I genovesi vogliono “cacciare i ladroni (e furbetti) dal Tempio”! Sono stufi dell’oligarchia politica che si auto-tutela a danno del paese. La legalità conviene ai cittadini più deboli, affermarla significa garantire i diritti che il Potere nega o che le lobby e le mafie elargiscono come favori in cambio di fedeltà e obbedienza.La mobilitazione del Meet Up di Beppe Grillo di Genova e della Casa della Legalità e della Cultura Onlus, nella giornata del V-DAY è solo l’inizio: il virus della cacciata della brutta gente dalle stanze del Potere si diffonde!A Villa Croce già centinaia di persone per assistere alla diretta da Bologna, agli interventi ed alle esibizioni degli artisti genovesi. Grande attenzione e sostegno anche alle iniziative presenti: la mobilitazione contro l’inceneritore ed una discarica “speciale” del Comitato per Scarpino Cesare Tirasso, il banchetto della Casa della Legalità con i prodotti delle cooperative di LiberaTerra, del commercio equo-solidale.Le manifestazioni del V-DAY a Genova sono legate alla “passeggiata anti-mafia” di Palermo per dire e dimostrare che il giornalista siciliano Lirio Abbate, autore del libro “I Complici – tutti gli uomini di Bernardo Provenzano da Corleone al Parlamento”, non è solo e le intimidazioni, minacce e violenze mafiose a suo danno sono sintomo della debolezza di Cosa Nostra.Oggi è l’inizio dell’assedio ai politici dell’inciucio, dell’indulto, della corruzione dilagante, dei comitati d’affari, della collusione e complicità con le mafie. L’assedio si concluderà con la loro cacciata!Ricordiamo che la legge Rognoni-La Torre, per la confisca dei beni alle mafie ed il loro riutilizzo a fini sociali, che sta recando i colpi più duri alle cosche mafiose e creato occasioni di lavoro libero e dignitoso in Sicilia come in Calabria e in Puglia, è nata proprio da una proposta di legge di iniziativa popolare voluta da Don Luigi Ciotti, visto che il Parlamento non la voleva approvare!

dal popolo del V-DAY (VAFFANCULO DAY) riunito a Villa Croce a Genova

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