La Casa della Legalità - Onlus è un'associazione nazionale di volontariato, indipendente ed opera senza finanziamenti pubblici o sponsor

seguici e interagisci suFACEBOOK TWITTER  YOUTUBE

CASA DELLA LEGALITA' E DELLA CULTURA - Onlus
Osservatorio sulla criminalità e le mafie | Osservatorio sui reati ambientali | Osservatorio su trasparenza e correttezza della P.A.

La scalata alle banche - arriva "er cash"

maggio 2005 - dal sito La Voce della Campania
LA SCALATA ALLE BANCHE - ARRIVA "ER CASH"
di Andrea Cinquegrani


Il governatore punta a far bottino pieno. Per le due maxi operazioni Antonveneta e Bnl il numero uno di Bankitalia, Antonio Fazio, non fa l’arbitro, ma il tifoso. Anzi, l’ultrà. E un vero e proprio tsunami, in arrivo dalle commissioni europee, rischia di far traballare anche i palazzi più robusti. Fulmini e saette arrivano dall’Adusbef, l’associazione nata a tutela dei risparmiatori, guidata dal battagliero Elio Lanutti. «Lo scandalo delle cordate sotterranee - sbottano in un comunicato ufficiale del 26 aprile - ispirate dal Governatore della Banca d’Italia Fazio per contrastare le Opa Bbva e Abn Amro, sta rovinando la reputazione dell’Italia, che non si è ancora ripresa dagli scandali finanziari Cirio e Parmalat, agli occhi della comunità finanziaria internazionale. Perfino un professore prudente come Marco Vitale - sottolinea Lanutti nel messaggio di fuoco - afferma che ‘il venir meno di quel clima di sicurezza, sintesi di indipendenza, professionalità, rispetto, che ha rappresentato la Banca d’Italia in tutti i decenni di cui ho memoria diretta, è un evento nuovo e di inaudita gravità. E’ urgente, urgentissimo che il Governatore lasci libero il campo a qualcuno capace di ripristinare un alto livello di credibilità e di indipendenza della Banca d’Italia».

A sostenere che il supercontrollore italiano mostri scarsa imparzialità nel giudicare le offerte nostrane e straniere per la scalata ad Antonveneta e Bnl, è in prima linea il commissario europeo al mercato interno Charlie McCreevy. Che non ha peli sulla lingua: «ora si stanno muovendo anche i tribunali - afferma - ci sono indagini di polizia, un evento dietro l’altro come in un serial televisivo». Insomma, una bella figuraccia internazionale. L’aspra presa di posizione Ue ha fatto andare su tutte le furie non solo il vertice di Bankitalia, ma anche qualche pezzo grosso governativo. Come il forzista e ‘fazista’ Luigi Grillo, presidente della commissione Lavori pubblici del Senato, intervenuto a piedi uniti nella polemica non si sa bene a quale titolo. Strepita Grillo: «si tratta della più rilevante operazione di pressione e di ingerenza esercitata finora in un campo estraneo ai poteri della Commissione». Grillo, però, è sempre più loquace. E ha voglia di esternare a tutto campo. Entrando, anche questa volta in tackle, nel merito della vicenda Bnl. Uno dei soci, il numero uno della Fiorentina e di Tod’s Diego Della Valle, che con Generali affianca l’istituto basco nella scalata alla Banca del Lavoro, aveva infatti protestato contro «l’eccessiva tolleranza di chi dovrebbe regolare le cose e magari è distratto da altro», invitando i partiti a valutare «la qualità degli uomini che rappresentano le istituzioni che se ne dovrebbero occupare» e aggiungendo: «se non è adeguata, a casa». Immediata la replica di Grillo: «quando l’arbitro non piace, ecco che si invocano le forze esterne. E non si capisce il danno che si fa evocando fantasmi strampalati». Fantasmi a parte - commentano in parecchi a piazza Affari - «Fazio punta a portare a casa almeno uno dei due risultati, fra Bnl e Antonveneta, strizzando l’occhio a destra e a sinistra. Non pochi mattonari presenti nella cordata per la Bnl , infatti, fanno il filo con l’Ulivo, amici di Alfio Marchini, già editore dell’Unità».

E molti nomi, parecchie storie, svariate imprese portano proprio nella nostra regione. A Napoli e alla Campania, terra d’origine di alcuni yuppies del mattone stramilionario, e terra di grandi “operazioni”: come quella che ha coinvolto la Società pel Risanamento di Napoli, passata in un battibaleno, cinque anni fa, al tandem Marchini-Zunino, sotto gli auspici di Massimo D’Alema. Ma procediamo con ordine, passando in rassegna alcuni odierni protagonisti delle maxi operazioni finanziarie del nostro Paese.

OPERAZIONE BNL

C’era una volta la Bnl , il colosso bancario profumato di garofano ai tempi del super Psi craxiano, guidato con piglio da Nerio Nesi (poi passato ai lidi rifondaroli, quindi a quelli pdci) fino al maxi scandalo della filiale di Atlanta. Non affonda, la Banca Nazionale del Lavoro, ma è miracolata sulla via di San Gennaro: acquista per un pugno di dollari - una settantina di miliardi di vecchie lire - lo sforacchiato Banco di Napoli in partnership con l’Ina, poi lo smista per dieci volte tanto all’Imi San Paolo. Riceve cash altri miliardi dal Tesoro, supera brillantemente la ‘crisi’. Ora la desiderano con ardore gli spagnoli, il Banco de Bilbao in pole position con una maxi offerta. Ma gli azionisti scalpitano: non vogliono perdere il controllo di uno strategico istituto di credito; o comunque, hanno intenzione di vendere cara la pelle. In prima fila, tra i soci dell’istituto di via Veneto, tre rampanti palazzinari, tutti under 40. Un romano doc, un campano-romanizzato, un casertano altrettanto doc: “i russi de noantri”, li etichettano nella capitale, per via della loro enorme liquidità.

Il primo è Stefano Ricucci, nella hit delle cronache mondane per via della sua love story con Anna Falchi. Viene dal ventre de mamma Roma, Ricucci, figlio di un autista dell’Atac, apprendista dentista, capace nel giro di pochi anni di passare dalle borgate romane ai Campi Elisi. Lì, nel cuore di Parigi, prenderà sede il suo colosso societario - Magiste International - che ha pensato bene di acquartierarsi anche nella Londra dei vip, a Saint James Square, senza contare la maxi sede capitolina a un passo da piazza del Popolo (Magiste holding sa, invece, è acquartierata in Lussemburgo). Ciliegina sulla torta potrebbe essere - in un futuro non poi così lontano - la presidenza della squadra del cuore, la Lazio , di cui oggi è azionista (fra le altre partecipazioni ‘eccellenti’, uno strategico 7 per cento nella Rcs, editrice del Corsera). Il suo patrimonio immobiliare ammonta alla bella cifra di 600 milioni di euro.

BANCHE CON COPPOLA
E a una poltronissima calcistica punta anche l’altro socio di punta in Bnl col suo 4,9 per cento, Danilo Coppola, fresco acquirente di uno degli alberghi in della capitale, il Cicerone. A venderlo, Franco Sensi, il patron della Roma che - secondo ambienti sportivi locali - ha ormai tutta l’intenzione di lasciare il club. «Ha rifiutato l’offerta dei miliardari russi - viene precisato - potrebbe adesso cedere alla valanga di miliardi che Coppola è pronto a porgergli su un piatto». Non a caso il trentottenne Danilo - capelli lunghi, dandy al punto giusto - è soprannominato ‘er cash’. E tanto per far annusare qualcosa ai tifosi delusi da una stagione fallimentare, ha deciso di far uscire nelle edicole per settembre il Romanista, un quotidiano tutto giallorosso: del resto, nella formazione di Totti ha già fatto il suo ingresso da qualche mese, a bordo del 2,5 per cento di azioni acquistate, ovviamente, cash. L’altro albergo di prestigio che arricchisce il pedigree di casa Coppola è il Daniel’s di via Frattina. Un 5 stelle, e del resto la società che lo ha rilevato e lo gestisce si chiama Frattina Five Stars, amministrata da Fabrizio Spiriti e Francesca Garofalo.

Fitto l’arcipelago societario riconducibile al giovane Coppola. La ‘regia’ è in mano a tre fiduciarie ovviamente lussemburghesi, per tutelare - si sa - la privacy: Keope, Sfinge e Tikal Plaza. Capogruppo italiana è Pacop (amministrata da Lucia Necci, sorella della moglie di Danilo, Silvia) cui fanno compagnie tre reginette: Gruppo Coppola, Tikal e IPI, spa capaci di dar vita ad un giro d’affari - anche attraverso collegate e controllate - da quasi 300 milioni di euro all’anno. La prima, Gruppo Coppola, è riconducibile a sua volta alle tre finanziarie di famiglia: si tratta di Finpaco Real Estate, Finpaco Finance e Finpaco Properties, tutte società per azioni, of course, con diramazioni lussemburghesi. Tikal fa capo direttamente a Danilo Coppola (con una piccolissima quota, pari al 2 per cento, intestata a Francesca Garofalo). Controllata da Finpaco Properties, IPI è protagonista nelle travagliate vicende del gruppo Risanamento, proprietario di moltissimi immobili nel cuore antico di Napoli: una vendita molto chiacchierata, quasi cinque anni fa, un maxi affare in prima battuta per il palazzinaro romano Alfio Marchini (nelle grazie di Massimo D’Alema), e in seconda battuta per il gruppo Zunino, in sella ad IPI. Commentano alcuni immobiliaristi partenopei: «Hanno fatto l’affare in tutti, prima Marchini, poi Zunino, ora Coppola, che ha acquisito dallo stesso Zunino il pacchetto di maggioranza dell’Ipi, e quindi del Risanamento». L’operazione, condotta in porto a inizio febbraio di quest’anno, ha visto il passaggio del controllo di Ipi (65 per cento) nelle mani di Coppola. La quota di Luigi Zunino in Ipi è ora pari al 10 per cento (contro il precedente 75). Fa sapere, in un asciutto comunicato, la società di piazza Nicola Amore: «Le società hanno sottoscritto un patto parasociale che prevede l’impegno del gruppo Coppola nei confronti di Risanamento a mantenere in Ipi un amministratore a nomina Risanamento e uno a nomina Fiat Partecipazioni, azionisti in Ipi con il 10 per cento». Tra i soci di Risanamento figura anche Leonardo Del Vecchio, il re degli occhiali, con un 2 per cento. Quattro palazzi, quattro cantoni e affari a tanti zeri…

Mattoni e calcestruzzo nelle vene, a casa Coppola, dove il padre, Paolo, ha cominciato a cavalcare la ruspa una ventina d’anni fa, per edificare nella zona Sud di Roma. Sud chiama Sud, e parecchi scommettono su parentele ‘eccellenti’, quelle dei mattonari doc del litorale domizio, i Coppola di Pinetamare. In zona, però, smentiscono. «Mai sentito parlare di un Danilo». Forse ancora più a sud, qualcuno sostiene a Bagnoli. Anche in ambienti ministeriali arrivano non pochi echi. «Non ci sono solo i Caltagirone a farla da padrone nei maxi lavori di Bagnoli. Lavoreranno in tanti. Coppola? Il nome è rimbalzato». Intanto, Danilo può godersi la pace dei Castelli romani, nella magione degna di Dinasty a Grottaferrata tutta verde, piscine, campi da golf.

IL NUOVO STATUTO

Compagno di passeggiate è Giuseppe Statuto, altro rampante nell’azionariato Bnl, in sella al suo 4,9 per cento. Tra un footing nel green e l’altro, un paio di mesi fa è sbocciata l’intesa: in sostanza, dar vita ad un asse sindacale (bando agli equivoci, non si tratta di braccianti, ma del patto di sindacato all’interno di Bnl) in grado di fronteggiare l’altro rampante, Ricucci. Due cuori, un destino: del resto sono tutti e due quasi sessantottini, i nuovi finanzieri all’assalto della capitale: sono nati nel 1967, infatti, amano la buona musica e la buona pittura (nei saloni di casa Statuto fanno capolino De Chirico e Fontana). Da Aversa - suo paese d’origine - il salto è stato assai breve verso Roma, Milano e oltre. All’ombra del Madunina, a quanto pare, le imprese targate Statuto stanno lavorando per un ambizioso progetto (un centinaio di miliardi di vecchie lire l’importo dei lavori): il riassetto urbanistico nell’area dei Navigli. Grandi manovre anche a Rozzano, nell’hinterland milanese: qui dovrà sorgere un maxi complesso commerciale, partner d’accezione il gruppo Fininvest. Anche lui col pallino degli alberghi extra lusso, ha di recente comprato il Grand Hotel Duomo, che si aggiunge al mitico (per i milanesi e non solo) Palazzo Aliverti.

«Statuto in questi ultimi anni ha fatto una grande incetta di suoli e immobili a uso commerciale nel cuore della città», è il commento che si raccoglie fra molte operatori meneghini del settore. A dirigere l’orchestra Statuto è Lux, la cassaforte comodamente collocata - tanto per cambiare - in Lussemburgo, lontano da occhi indiscreti. Il gruppo – notano a piazza Affari – fa segnare fatturati a molti zeri (si parla di un giro d’affari da circa 100 milioni di euro), diversificazione al punto giusto, ma il core business sempre quello: i mattoni. E per questo la ‘corolla’ societaria di casa Statuto (accanto a lui il fratello Domenico, quarantunenne) è non poco folta: in prima linea Radogista Costruzioni, spa da 774 mila euro in dote, sede a Caserta. Poi, di seguito, Egis Immobiliare, Pontetetto, Ecom, l’impresa edilizia Figli di Statuto Raffaele, tutte società a responsabilità limitata. Quindi un’altra spa, dedita stavolta a questioni più ‘dure’: si chiama ILFA, ovvero Industria lavorazione ferro e alluminio, anche lei acquartierata a Caserta.

Un nome, una storia, una dinasty quella degli Statuto nell’agro aversano. A bordo della sua Italbeton, Rodolfo Statuto è stato il numero uno dei ‘cavaioli’ ai tempi del dopo terremoto, in grado di racimolare una fortuna. E proprio quello delle cave - insieme al movimento terra e al calcestruzzo - ha rappresentato il propellente per diverse imprese, soprattutto casertane: non solo con gli appalti della ricostruzione, ma anche con quelli della terza corsia Napoli-Roma (ovviamente via Caserta) e, in questi anni, per i lavori dell’alta velocità.

OI VITO, OI VITO MIO
A completare il dream team dei mattonari all’assalto di Bnl, non poteva mancare il numero uno, Francesco Gaetano Caltagirone, una fortuna che spazia in tutta Italia, a partire dalla capitale, naturalmente, passando per Napoli (dai maxi affari al Centro direzionale degli anni ottanta a quelli odierni per la Bagnoli del futuro), per allargarsi all’estero. In sella al Messaggero, al Mattino e al Corriere Adriatico, il gruppo Caltagirone può dormire sonni veramente ‘d’oro’. E la figlia Azzurra, al vertice dei destini aziendali di via Chiatamone, continua nel suo sogno d’amore con il presidente della Camera, Pierferdinando Casini.

Certo meno noto alle cronache e alle ribalte il quinto uomo, Vito Bonsignore, anche lui in sella a un abbondante 4 per cento in Bnl. Una vera e propria passione per le banche, quella coltivata dall’ex deputato siciliano di Forza Italia. Ha già dato adito a non pochi sospetti una sua presenza azionaria all’interno di Carige. Così hanno denunciato tre senatori ulivisti (Nando Dalla Chiesa, Aleandro Longhi e Francesco Martone) in un’interrogazione ai ministri dell’Economia e dei Trasporti: «nel maggio 2002 si è costituita a Genova la società Infrastrutture Lavori Italia, il cui 60 per cento delle quote è detenuto dalla Gefip Holding s.a. che a sua volta ha il 2,2 per cento della Banca Carige e che fa capo all’ex deputato Vito Bonsignore. Le ulteriori quote vedono la Carige al 15 per cento, la Camera di commercio di Genova e Imperia al 10 per cento, la Gepco-Infrastrutture di Cattaneo Adorno al 10 per cento, la Egis s.a. al 5 per cento. Del cda fanno parte il presidente Giovanni Berneschi, l’amministratore delegato e vicepresidente Bonsignore, l’esponente regionale dell’Udc Sergio Catozzo, nonché il marchese-imprenditore Adorno, fallito e latitante». I tre, in sostanza, si chiedano se in tutto ciò non via sia qualche piccolo conflitto d’interesse… Ma chi si è levato come un sol uomo in difesa di Bonsignore? Lo spiegano ancora i tre ulivisti: «il senatore di Forza Italia Luigi Grillo, il quale, pur non essendo stato chiamato minimamente in causa, ha voluto rispondere sulla stampa agli interrogativi da noi sollevati». Senatore Grillo, senatore Grillo, ma quanto canta….

FAZZI AMARI
Eccoci alla seconda ‘spina’ per il Governatore Antonio Fazio, la Popolare di Lodi, guidata dal super amico Gianpiero Fiorani. Una piccola banca locale che, nel giro di pochi anni, è stata capace di una inarrestabile ascesa, a colpi di acquisizioni e incorporazioni di altri istituto, tanto che «il gruppo Bipielle - come si autodescrive nel suo sito - è uno dei primi 10 gruppi bancari italiani, con più di 650 mila clienti, attività totali per 65 mila miliardi di lire, una rete di oltre 500 sportelli in tutta Italia, oltre 7 mila dipendenti, con marchi consolidati ed elevate quote di mercato in Lombardia, Toscana e Sicilia». Vediamo, tappa per tappa, l’escalation che ha inizio nel 1999. A un passo dal nuovo millennio, le fervide menti finanziarie padane partoriscono il grande Progetto: quello di dar vita alla Banca Federale Europea, un polo bancario in grado rappresentare ed esprimere ‘il territorio’ - come usano dire i lumbard doc - aggregando casse di risparmio, popolari, e tutto quanto può fare raccolta di danaro fresco. La strategia, al via, fa segnare subito un colpaccio: sotto i vessilli della Lodi passa addirittura l’Iccri, ovvero l’istituto centrale delle casse di risparmio, per anni crocevia del potere finanziario targato Dc nei ruggenti anni ’70 e ’80. Tre piccioni con una fava, visto che Iccri (secondo operatore italiano nel sistema interbancario dei pagamenti, con una quota pari al 20 per cento) a sua volta controlla Fondiari - società per la gestione di fondi comuni - e la compagnia assicurativa Eurovita. Un colpo grosso tira l’altro, ed ecco che, magicamente, la neoacquisita Iccri incorpora, a sua volta, Efibanca, altro pezzo da novanta del parastato parafinanziaio (e para qualche altra cosa…): Efibanca, infatti, opera nel segmento del credito a medio e lungo termine e del merchant banking. L’appetito vien mangiando. Così spunta Bipielle Asset Management SGR, frutto delle ‘nozze’ - celebrate in casa Lodi - tra Agos Gestioni Patrimoniali Sim e Fimedit Fondi. E subito inizia la ‘campagna acquisti’ in lungo e in largo. Puntando molto sul centro e sul mezzogiorno. Prima stoccata, l’acquisizione dell’intero gruppo Casse del Tirreno, 200 sportelli sparsi soprattutto in Toscana, fra Livorno, Lucca e Pisa: l’operazione porta in dote altre creature, Ducato, Professional Ducato Leasing e Grifogest, tre significative realtà nel panorama regionale del risparmio gestito e della locazione finanziaria. Strategia simile in Emilia, pochi mesi dopo, con le vincenti Opa sulla Banca Popolare di Ferrara e Rovigo, nonché sulla Popolare di Forlì.

Le maggiori soddisfazioni, però, arrivano dal profondo Sud. Dalla Sicilia. Sette colpi, in rapidissima sequenza, tra fine ’99 e inizio 2000. La raffica comincia con l’operazione Banca del Sud, l’importante istituto messinese al cui vertice ha seduto per anni l’ex onorevole dc Giuseppe Merlino, andreottiano doc, sindaco, poi assessore regionale e deputato all’assemblea siciliana, molto legato al gruppo armatoriale dei Franza. « La Popolare di Lodi - raccontano nel capoluogo - è stata la prima ad annusare l’affare del ponte sullo stretto, stanziando 500 milioni di euro in crediti agevolati a favore delle imprese interessate alla realizzazione del ponte». Una famiglia molto dinamica (vedi Voce aprile 2005), quella dei Franza, anche nel ramo finanziario. Lo stesso numero uno del Messina Calcio, il quarantenne Pietro, siede infatti nel cda della Banca di Credito Popolare di Siracusa, entrata nell’orbita dell’Antonveneta (e quindi, oggi, della stessa Popolare di Lodi, i casi della vita…). A lungo vice presidente della Popolare di Siracusa (e contemporaneamente direttore generale di Antonveneta) ha figurato Silvano Pontello, ex braccio destro di Michele Sindona ai tempi della Banca Privata.

Ma torniamo alle altre ‘consorelle’ sicule della Popolare di Lodi. In prima fila, la Banca Popolare di Belpasso: in zona la conoscono soprattutto come l’istituto tanto caro a ‘u malpassotu, ovvero il boss mafioso Giuseppe Pulvirenti, leader delle cosche catanesi. A seguire, la Banca Popolare di Carini, il cui intero consiglio di amministrazione fu rinviato a giudizio, qualche anno fa, per falso in bilancio. Passiamo quindi al Credito Siciliano, guidato a lungo dell’ex eurodeputato di Forza Italia Pietro Di Prima, oggi ai vertici della commissione di garanzia del partito azzurro, e membro del collegio sindacale della Autostrade Milano Mare-Milano Tangenziali spa. Lo stesso Di Prima è membro del collegio sindacale di ALER, ovvero Azienda Lombardia Edilizia Residenziale, una delle controllate d’oro nell’arcipelago dell’esecutivo targato Formigoni.

Tags: banche, furbetti, scalete

Stampa Email

Frammenti sulla Liguria

Frammenti su altre Regioni

Dossier & Speciali

I siti per le segnalazioni

Osservatorio Antimafia
www.osservatorioantimafia.org

Osservatorio Ambiente e Salute
www.osservatorioambientesalute.org

Osservatorio sulla
Pubblica Amministrazione
www.osservatoriopa.org

 

e presto online

sito in fase di allestimento