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Relazione sulla Asl 9: cerchiamo di capirci qualcosa

dal sito di Democrazia e Legalità

Dunque: abbiamo pubblicato la relazione sulla ASL 9 di Locri. Un documento lungo quasi 200 pagine, fitto di dati, nomi, informazioni. Leggerlo è un impegno, però anche un dovere. È lo specchio triste di una Italia, o di parte di essa, dove legalità, controllo, attenzione non esistono. Semplicemente, non ci sono. E al loro posto ci sono, inevitabilmente, illegalità, spreco, lassismo...

I dati che emergono in modo più grave ed evidente, e che hanno difatti indotto il governo a sciogliere e commissariare l'Azienda, riguardano in particolare tre “capitoli”:

le immani ed ingiustificabili spese; i contratti con soggetti che non avrebbero potuto concluderli; la totale mancanza di controlli e verifiche.

Partiamo dalle spese. Dicono gli ispettori che “si è assistito ad un diffuso e sistematico sforamento dei tetti di spesa, che non solo ha determinato un dilagante fenomeno di indebitamento della A.S., ma che al contempo ha comportato indebiti vantaggi economici da parte di strutture private i cui soci sono risultati spesso interessati da precedenti penali o di dubbia moralità.”

Quindi, soldi pubblici buttati via e nelle tasche private sbagliate. Ma di quanto era, tale dilagante indebitamento?

Una risposta, per quanto parziale, viene offerta dall'analisi del quinquiennio gestionale 2000/2005. A prescindere dalle norme di buon senso e dalle precedenti regolamentazioni, è intervenuta la legge regionale 30/2003 a disciplinare i rapporti tra ASL,prestazioni sanitarie ai cittadini, e strutture private. In sintesi, tale legge impone alla dirigenza della ASL di bloccare tutti i pagamenti laddove i controlli mensili riscontrino aumenti rispetto a quanto prestabilito dal budget. Ebbene, qualcosa non ha funzionato, e i controllori si sono evidentemente scordati di controllare. Infatti, prosegue la relazione, i pagamenti relativi al periodo 2000/2005, “superano di gran lunga, e per importi considerevoli, i parametri sopra ricordati.”

La spesa complessivamente sostenuta nel periodo 2000/2005 è stata pari a 88.227.864,90, che e’ quasi il doppio della spesa massima autorizzabile , e circa il triplo di quella considerata “normale”. 88 milioni di euro in 5 anni. Una cifra spaventosa, che equivale all'improbabile numero di 11.224.919 prestazioni ed esami, su una popolazione di appena 135.000 anime. Nessuno si era mai accorto di niente, l'azienda continuava a pagare, e ambulatori e istituti privati, anche i meno limpidi, continuavano a incassare.

Sul fronte degli appalti, la relazione narra alcune vicende particolari relative ai modi -come dire- irrituali di indizione dei bandi e di aggiudicazione degli appalti stessi. Nessuno appare regolare, né quello relativo alle pulizie, né quello relativo al servizio accalappiamento cani. E ovviamente a costi altissimi.

Stesso discorso per quanto riguarda l'acquisto di materiale sanitario e forniture industriali.

Spesso lavori e interventi erano assegnati per consuetudine, e molte volte essi venivano sdoppiati per poter contentare tutti i concorrenti. Dice a tal proposito un testimone: “le scelte operate dall’Ufficio Tecnico di due differenti gare per l’aggiudicazione di lavori identici, relativi alle due diverse strutture ospedaliere amministrate da questa Azienda Sanitaria, trovano ragione, nell’”opportunità” che, in generale, i lavori di importo complessivo non rilevanti, concernenti il presidio di Locri, vengono affidati e quindi eseguiti da ditte di Locri ed analogamente, per il presidio di Siderno, da ditte di Siderno; ciò al fine di evitare “dispetti” tra soggetti economici dei due circondari”.

Dispetti. Il termine innocuo ci fa rabbrividire.

La commissione mette in risalto, con profusione di dati, che una enorme parte dei contratti era stata conclusa con ditte o enti che non potevano averne diritto, stante la legge, poiché i loro titolari erano stati coinvolti in indagini, condannati, o sottoposti a processo e accertamenti di polizia. Quello che si legge sembra essere l'elenco di tutti i reati del mondo. In particolare, troviamo tante volte l'espressione “associazione mafiosa”.

È bene precisare con forza che il documento non si intende come un processo o una serie di sentenze nei confronti di chicchessia. La relazione mette semplicemente in rilievo come appalti, contratti, prestazioni siano stati affidati senza che nessuno richiedesse agli interessati la obbligatoria certificazione penale e l'obbligatorio certificato antimafia.

Per quanto riguarda il personale, è straordinario quanto avviene: davanti ai commissari si para un muro burocratico inestricabile, e , nonostante le ripetute richieste, tra “dipartimenti”, “distretti”, “strutture complesse” e , all'interno di queste, “strutture semplici”, “non si è riusciti ad avere uno scenario certo, definito dall’Azienda, con l’identificazione del posto in organico e della relativa figura professionale che lo ricopre.”

Tra gli impiegati, ad ogni livello, figurano nomi di pregiudicati e di personaggi affiliati a numerose cosche calabresi. La prevista Commissione Disciplinare interna, dopo essersi occupata di due casi del tutto marginali, si è sciolta e non si è riunita mai più. Quindi, condannati anche in via definitiva si aggiravano negli ospedali e negli uffici del tutto indisturbati. In un caso, addirittura, la A.S. Ha continuato a pagare l'intero stipendio ad di un dipendente che non prestava servizio perché detenuto.

Tra i tanti assunti fuori concorso e in violazione delle graduatorie, appare anche la dottoressa Giuseppina Morabito, la quale non ha fatto nulla di penalmente rilevante (solo una rapidissima carriera...) , è vero, ma è figlia di Giuseppe Morabito detto 'U Tiradrittu, considerato uno dei 30 più pericolosi uomini di mafia, “capo carismatico” della cosca di Africo, con ramificazioni nazionali ed internazionali, arrestato nel 2004 dai carabinieri -dopo molti anni di latitanza- con le accuse di: violazione delle leggi sulle armi, sulle munizioni, sugli esplosivi e sulle sostanze stupefacenti, rissa, tentato omicidio, inosservanza dei provvedimenti dell’Autorità, ricettazione, associazione di tipo mafioso ed altro. Assieme a U' Tiradrittu venne arrestato, per violazione delle leggi sulle armi, sulle munizioni, sugli esplosivi e sulle sostanze stupefacenti, tentato omicidio, inosservanza dei provvedimenti dell’Autorità, ricettazione, associazione di tipo mafioso ed altro anche Giuseppe Pansera, di lui genero, ed infatti marito di Giuseppina Morabito.

Giungiamo alle conclusioni.

La commissione arriva alla certezza che, in ordine alla esistenza di una infiltrazione della criminalità organizzata, ci sia stata una compromissione del regolare legittimo andamento della gestione della cosa pubblica.

Infatti, la presenza all’interno dell’A.S. di personale, medico e non, legato da stretti vincoli di parentela con elementi di spicco della criminalità locali o interessati da precedenti di polizia giudiziaria per reati comunque riconducibili ai consolidati interessi mafiosi, ha permesso di verificare non solo la presenza di un “contatto” tra le organizzazioni malavitose e l’Azienda, bensì una vera e propria “infiltrazione” in quest’ultima.

Tale situazione è confermata dalla sistematica omissione dell’A.S. nell’attivazione di procedimenti disciplinari nei confronti di dipendenti gravati da precedenti penali, avallata dalla scelta di non ricostituire la commissione di disciplina che difatti è da tempo inattiva. A ciò aggiungasi che le pronunce di interdizione dai pubblici uffici emesse dall’Autorità Giudiziaria rimanevano ineseguite.

Decine di milioni di euro a sono dirottati verso strutture private accreditate che hanno potuto indebitamente beneficiare di introiti talvolta pari anche al triplo di quello determinato con i tetti sanitari.

La sistematica violazione delle regole ha poi consentito di gestire la attività contrattuale, con particolare riferimento alla privativa industriale, con elementi non adatti. Il documento si chiude con queste parole, che sono macigni:

In estrema sintesi, ed in conclusione, da un lato, si è riscontrata un’arbitraria occupazione da parte della criminalità locale organizzata, e dall’altra una compressione dell’autonomia dell’A.S. la cui volontà è risultata fortemente diminuita.

Ricordiamo che sia Francesco Fortugno sia l'on. Laganà, in quegli anni, hanno lavorato ad alti livelli all'ospedale di Locri. L'omicidio di Fortugno fu inizialmente indicato come “un attentato alle Primarie dell'Ulivo”, ed in seguito ne viene costantemente ribadita la “matrice politica”. Sarà. Ma forse un attento sguardo alle vicende della Asl 9 potrebbe aiutare gli inquirenti a dipanare la matassa del mistero del movente, dato che gli esecutori dell'assassinio sono stati arrestati, e che uno dei presunti mandanti lavorava proprio all'ospedale di Locri.

 

 

 

Tags: 'ndrangheta, locri, relazione, fortugno, laganà, asl 9, morabito-palamara-bruzzaniti, u tiradrittu, infiltrazione, accesso, prima analisi

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