Ci hanno sequestrato i computer. Siamo tristi.
dal sito di Democrazia Legalità
Ci hanno sequestrato i computer. Siamo tristi.
Qua nessuno fa l'indomito eroe. La perquisizione alle prime ore del giorno del 27 ottobre, il sequestro dei computer e di altro materiale, il vagare per casa di impeccabili poliziotti della Polizia Postale NON ci ha fatto piacere. E non siamo "sereni e tranquilli": siamo un tantino nervosi, sì...
Mentre scriviamo, e aggiorniamo il sito grazie all'aiuto e alla collaborazione di amici fidati, i nostri hard disck giacciono chissà dove, sezionati fin nel midollo da una sorta di autopsia informatica. Che amarezza.
Quando abbiamo ricevuto la "visita" dormivamo della grossa, ognuno nella sua privata abitazione. Chi non ha mai avuto una perquisizione, come noi, non è preparato all'evento: ti ritrovi in pigiama davanti a distintivi e lunghi mandati che non hai il tempo materiale di leggere, confuso come sei, mentre domande e richieste si affollano nella tua mente assonnata. In poche parole, ci hanno contestato un reato di "concorso", ovvero di complicità, con un pubblico ufficiale che - in ipotesi- ci avrebbe passato la relazione di Locri. Un pubblico ufficiale, per quanto ci riguarda, del tutto inesistente, perchè il documento circolava (uh, se circolava!) da molti mesi negli ambienti giornalistici e non. Questo fantomatico pubblico ufficiale, sempre nella ipotesi della Procura di Reggio, ci avrebbe dunque incontrato (ma dove? In Calabria?) e ci avrebbe passato il materiale, come in una delle peggiori spy story, in una notte buia e tempestosa battuta dal vento dello stretto. Invece come e quando e da chi e con che mezzo l'abbiamo avuto, il documento, è noto alla polizia stessa, che lo ha dedotto con un paio di click sui nostri PC.
Le ore passano lente, mentre sei perquisito ed indagato. Venerdì 27 sono passate lentissime. Mentre Marco seguiva in caserma ispettore ed agenti, e Roberta rimaneva invece in loco, partivano le prime agenzie sull'episodio, e la notizia si spargeva grazie all'intervento di Veltri e di tanti amici.
Portarci via gli hard disck, oltre che a privarci del nostro strumento di lavoro, ci ha privato anche delle nostre capacità di comunicare e di tutti i nostri dati - professionali o strettamente personali- memorizzati su quei supporti magnetici così preziosi e ritenuti così "scottanti".
Non sappiamo perchè possano essere considerati scottanti e neanche perchè debbano essere confiscati: internet è la cosa meno segreta del mondo, e ogni traccia della nostra attività era stata accuratamente analizzata (email mandate e ricevute, pubblicazione su internet, collegamenti con siti ecc ecc ecc), anche a seguito di una precedente spedizione della Polizia dal nostro server, a Pisa.
Cosa possiamo dire, nella nostra posizione di indagati? Siamo innocenti. Sembra una banalità, ma è proprio così: non abbiamo commesso alcun reato e alcun illecito, tantomeno quello che ci viene attualmente contestato. Il fatto che la relazione Basilone sia tuttora reperibile online, e che sia tuttora leggibile proprio sul nostro sito, dimostrano che non era, non è e non è stato necessario oscurarla o nasconderla.
Oltretutto, è un bel pezzo di verità, che doverosamente deve essere conosciuta, anche a coloro che vi sono citati direttamente per nome e cognome, visto che -magari a loro insaputa- erano stati ritenuti "noti pregiudicati". Chi si occupa di informazione sa perfettamente che l'informazione è sempre utile, sempre, ma tavolta scomoda. Forse stavolta era scomoda.
La nostra sensazione è che si tratti, come si dice nel gergo della mala, di un equivoco. Dovremmo uscirne presto, e con le ossa intere. Certo, ci sentiamo un po' violati e un po' stressati. Ma dalla Procura di Reggio, confidiamo, arriverà il chiarimento in tempi brevi (almeno altrettanto brevi dell'operazione di sequestro). Ora rivogliamo i nostri computer, il nostro materiale, la nostra dignità.
Sappiamo di non essere soli e di non essere isolati, e questo da molto conforto.
Però siamo tristi, come abbiamo detto nel titolo, perchè abbiamo assistito, stavolta in prima persona, ad un'altra sconfitta dello Stato. Ogni volta che lo Stato, infatti, per proteggere sè stesso, i propri cittadini, per raggiungere la verità su fatti criminali o illeciti amministrativi, ogni volta che lo Stato, per combattere la criminalità e le deviazioni è costretto a segretare, confiscare, sequestrare, apporre sigilli, nascondere e occulatare, ebbene, ogni volta che questo capita, è una sconfitta per lo Stato stesso e per noi tutti. Dalla grande e tragica vicenda del segreto di Stato sul rapimento di Abu Omar, dalla grave e pesante vicenda dei fascicoli sui "nemici di Berlusconi" da "disarticolare" (tra i quali c'era anche - incidentalmente- il direttore di questa testata) fino alla vicenda piccina che ci coinvolge, alla chiarezza e alla verità si contrappone puntualmente la nebbia e il mistero. Peccato, peccato, peccato.
Roberta Anguillesi - Marco Ottanelli
Ringraziamenti
abbiamo ricevuto tantissime email e telefonate ed atti di solidarietà. Siamo profondamente grati a tutti per quanto hanno fatto e stanno facendo, non possiamo ringraziavi singolarmente perchè siete troppi, ma , senza offesa per tutti gli altri, vogliamo dire grazie:
a Elio Veltri, Giulietto Chiesa, Antonello Falomi, Diego Novelli, Achille Occhetto e a tutti gli amici del Cantiere;
all'on. Antonello Falomi, ancora, perchè ha presentato una interrogazione parlamentare sul fatto
all'on. Tana de Zulueta che ci ha esternato la sua solidarietà
a Marco Travaglio, che ha scritto con affetto di noi
a Barbara Fois e Daniela Gaudenzi, a Massimiliano Coccia e Vittorio Melandri, a Maria Cristina Naso, Luigi Villani, Antonia Stanganelli e Giulia Sgrisi che hanno diffuso i comunicati
ai siti genovaweb.org , centomovimenti.com, antimafiaduemila.com, carovanaperlacostituzione.it, giustizia-elibetà.com, a Controradio, e a tutti gli altri che hanno descritto e resa nota la vicenda
a Marco Mucci che ci presta il PC
a Francesco Paola che ci sta aiutando
ai poliziotti che sono stati cortesi
al cane Trippa che ha allietato gli agenti durante la perquisizione
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