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Esecuzione di stampo mafioso a Genova, ucciso 42enne con colpo alla testa

 


Foto del luogo del delitto de Il Secolo XIXColpito alla testa da colpi di pistola, mentre era ad una fermata dell'autobus in Via Milano, nel quartiere di Dinegro, a Genova, Ilir Krypi, 42 anni, è morto sul colpo.
L'uomo albanese vittima dell'agguato era stato l'unico che decise di parlare, nel febbraio scorso, seppur con una posizione marginale, con gli inquirenti per un inchiesta su spaccio e uso di telefoni cellulari all'interno del carcere di Marassi, che aveva portato, tra l'altro, in carcere un agente di polizia penitenziaria, che procurava i cellulari ad alcuni detenuti per permettergli di comunicare all'esterno. Inchiesta parallela a quella che ha visto l'arresto di diversi agenti della Polizia di Stato per spaccio e consumo di droga...


Ilir Krypi fu l'unico a parlare con il Gip Fucigna, mentre assoluto silenzio, avvalendosi della facoltà di non rispondere, hanno mantenuto l'agente della penitenziaria, il 34enne Antonio Ierardi, oltre agli esponenti della famiglia mafiosa di origine calabrese dei Macrì, il 36enne Nicodemo Macrì e il 44enne Giuseppe Macrì, oltre a Francesco Muzio 35 anni e gli albanesi Blerim Gaci - 30 anni - e Dritan Dedja - 26 anni -.

L'esecuzione mafiosa di questa notte a Genova, riporta con drammatica evidenza la presenza ed attività della criminalità organizzata nel capoluogo ligure. Infatti dalle risultanze di molteplici attività investigative e giudiziarie il ruolo della mafia albanese si è intrecciato più volte sia con le attività delle famiglie della 'ndrangheta, sia con quelle della "decina" di Cosa Nostra, oltre che per la gestione anche in proprio dello sfruttamento della prostituzione e del traffico internazionale di stupefacenti, ma anche in considerazione della pesante infiltrazione nel settore dei locali notturni che ha più volte prodotto dinamiche che hanno riempito la cronaca nera di questa città.

Auspichiamo quindi una decisa azione di risposta dello Stato affinché vengano individuati esecutori e mandanti di tale omicidio, Non solo perché è fondamentale che nessuna esecuzione mafiosa resti impunita, ma anche perché occorre tutelare quanti hanno, per esempio, denunciato e testimoniato, contro il clan degli albanesi (che in buona parte l'hanno fatta franca grazie alla prescrizione ed ad alcuni dei provvedimenti di legge approvati nelle precedenti legislature), sia perché non si può permettere di compromettere le indagini ed i procedimenti in corso, come quello che vede avviarsi al processo gli albanesi che hanno collaborato con la rinata "decina" dei gelesi del clan di Emmanuello-Madonia. La sola percezione che tale esecuzione possa essere avvenuta per "chiudere la bocca" potrebbe avere effetti devastanti e questa eventualità deve essere impedita con una risposta rapida ed efficace.

In merito all'esecuzione con cui è stato ucciso Ilir Krypi occorre comprendere, inoltre, se fossero state adottate o meno misure di tutela dello stesso per aver parlato con gli inquirenti in merito ai fatti che vedevano coinvolti i soggetti della famiglia Macrì, da sempre legati e responsabili di gravi fatti di sangue, e quindi, nel caso, individuare le responsabilità delle eventuali omissioni o leggerezze. Risposta immediata ed efficace dello Stato è inoltre necessaria per evitare che tale omicidio possa rappresentare un segnale volto ad intimidire quanti stanno collaborando, o possono collaborare, alle inchieste in corso contro le infiltrazioni mafiose a Genova, anche in considerazione del proliferare nelle ultime settimane degli attentati ad attività commerciali, tra cui quello al Mercato di Teglia, zona storicamente sotto il controllo delle famiglie della 'ndrangheta, a danno, in questo specifico caso, di un calabrese con interessi anche nel mondo dei nights.

Si auspica tra l'altro che il Ministero dell'Interno con il Comando della Polizia di Stato voglia procedere, dopo l'ispezione senza alcuna conseguenza tangibile, ad un efficace riorganizzazione della Questura genovese che da un lato ha smembrato - quando ancora alla guida della Squadra Mobile vi era Sanfilippo - la squadra che seguì, garantendo efficacia dell'inchiesta e tutela dei testimoni, l'operazione sul clan degli albanesi, e dall'altro aveva una Squadra Antidroga finita smembrata dai colpi dell'inchiesta della Procura sul consumo e traffico di sostanze stupefacenti.

 


 

ANSA - 20.07.2009 - 12:02
ALBANESE UCCISO A GENOVA: AVEVA COLLABORATO CON I MAGISTRATI
GENOVA  - L'albanese ucciso nella notte per strada a Genova Ilir Krypi era uno dei sette arrestati nel febbraio scorso nell'ambito di un'inchiesta condotta dal sostituto procuratore della Direzione investigativa antimafia, Andrea Canciani, sul traffico di cocaina e cellulari per i detenuti nel carcere di Marassi, che aveva fatto finire in cella anche un agente della polizia penitenziaria e due pregiudicati calabresi in odore di 'ndrangheta'. Krypi era stato l'unico a parlare davanti al giudice per le indagini preliminari Roberto Fucigna, seppur con una posizione marginale, dicendo di non sapere per il tramite di chi sarebbe dovuto entrare il telefono cellulare nelle celle. Tra gli altri arrestati, oltre a Krypi e all'agente della polizia penitenziaria Antonio Ierardi, di 34 anni, c'erano anche gli albanesi Blerim Graci, di 30 e Dritan Dedja, di 26; Francesco Muzio, di 35 e i calabresi Giuseppe e Nicodemo Macrì, di 36 e 44 anni. In particolare, Nicodemo Macrì era stato condannato in primo grado per aver gambizzato l'ex campione europeo di pugilato Francesco Dell'Aquila, davanti al night club Mosche Bianche a Genova. Sulla base del contesto che emerge la Casa della legalità di Genova parla di un'"esecuzione mafiosa" e auspica "una decisa azione di risposta dello Stato affinché vengano individuati esecutori e mandanti dell'omicidio, perché la sola percezione che tale esecuzione possa essere avvenuta per 'chiudere la bocca' potrebbe avere effetti devastanti".

 



ANSA - 20.07.2009 - 15:54
ALBANESE UCCISO A GENOVA: AVEVA COLLABORATO CON I MAGISTRATI

GENOVA  - Sono stati individuati dalla Polizia i presunti responsabili dell'omicidio del pregiudicato albanese Ilir Krypi, 42 anni, ucciso alle 23 di ieri sera con un colpo di pistola in pieno volto, in via Milano. L'uomo era uno dei sette arrestati nel febbraio scorso nell'ambito di un'inchiesta condotta dal sostituto procuratore della Direzione investigativa antimafia, Andrea Canciani, sul traffico di cocaina e cellulari per i detenuti nel carcere di Marassi, che aveva fatto finire in cella anche un agente della polizia penitenziaria e due pregiudicati calabresi in odore di 'ndrangheta'.

Krypi era stato l'unico a parlare davanti al giudice per le indagini preliminari Roberto Fucigna, seppur con una posizione marginale, dicendo di non sapere per il tramite di chi sarebbe dovuto entrare il telefono cellulare nelle celle. Tra gli altri arrestati, oltre a Krypi e all'agente della polizia penitenziaria Antonio Ierardi, di 34 anni, c'erano anche gli albanesi Blerim Graci, di 30 e Dritan Dedja, di 26; Francesco Muzio, di 35 e i calabresi Giuseppe e Nicodemo Macrì, di 36 e 44 anni.

 In particolare, Nicodemo Macrì era stato condannato in primo grado per aver gambizzato l'ex campione europeo di pugilato Francesco Dell'Aquila, davanti al night club Mosche Bianche a Genova. Sulla base del contesto che emerge la Casa della legalità di Genova parla di un'"esecuzione mafiosa" e auspica "una decisa azione di risposta dello Stato affinché vengano individuati esecutori e mandanti dell'omicidio, perché la sola percezione che tale esecuzione possa essere avvenuta per 'chiudere la bocca' potrebbe avere effetti devastanti".

La Polizia e' ora sulle tracce dei responsabili ma gli investigatori tengono il massimo riserbo sui nomi, anche perche' non e' stato ancora arrestato nessuno. Gli agenti della squadra mobile di Genova, coordinati dalla capo della sezione omicidi Alessandra Bucci e dal sostituto procuratore Biagio Mazzeo, hanno perquisito decine di abitazioni e sentito numerosi albanesi, legati agli ambienti della criminalità. Anche la ragazza che era con Krypi ieri sera è stata sentita a lungo dagli agenti.

La donna, una ragazza straniera, era presente al momento dell'omicidio. L'autista del autobus 66, che ha dato l'allarme ai soccorritori mentre era fermo al capolinea, avrebbe sentito prima uno sparo e poi le urla della ragazza. Anche sul movente gli investigatori hanno fatto chiarezza, ma aspettano di avere le ultime conferme. Al momento comunque è confermata l'ipotesi di un regolamento di conti per motivi di droga o di prostituzione. 

 

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