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La Cancellieri ha agito correttamente ed è vile la mistificazione costruita per colpirla

Anna Maria CancellieriCome Casa della Legalità conosciamo da anni il rigore morale, il senso dello Stato e l'umanità di Anna Maria Cancellieri e non possiamo tacere davanti alle illazioni e falsità che vengono enunciate in questi giorni con il fine di screditarla e colpirla...

L'abbiamo conosciuta quando era Prefetto a Genova e, nell'assoluto riserbo e con costante impegno, aveva avviato un lavoro utile a colpire i tentatoci di Cosa Nostra e 'Ndrangheta nel capoluogo ligure. Un lavoro che necessariamente – anche se alcuni non lo capiscono - doveva restare lontano dai riflettori, senza risalto mediatico e pubblico, affinché permettesse di raggiungere risultati concreti a quei reparti dello Stato impegnati in diverse inchieste sulle attività delle mafie nel Centro Storico così come su quelle della cosiddetta "mafia imprenditrice" che arrivava a controllare l'assegnazione di appalti pubblici a Genova e nella Provincia. Lavoro che ha dato i suoi frutti su entrambi i fronti e che poi è stato portato avanti dal suo successore, il Prefetto Musolino. Un lavoro che è stato soprattutto l'acquisire ed incrociare quei dati che società pubbliche, come anche gli Enti Locali - a partire dal Comune -, negavano ai reparti investigativi, rendendo praticamente impossibile l'adozione di misure preventive e, quindi, poi anche di contrasto sul piano giudiziario...

Abbiamo conosciuto il suo lavoro quando si è occupata del sito di emergenza nazionale della ex Stoppani e, da una sorta di indifferenza istituzionale che si perpetuava da anni su ciò che avveniva nei cantieri per la messa in sicurezza (che andava avanti - a suon di fondi pubblici spesi - con la velocità al cui confronto una tartaruga vince il gran premio di Formula 1), si è arrivati ad un'attenzione quotidiana, con acquisizione costante di informazioni sull'andamento dei lavori e sugli incarichi. Ed in poco tempo dal suo impegno diretto su tale fronte le imprese del “cartello dei MAMONE”, che avevano acquisito di fatto un controllo sui cantieri, hanno pensato bene di andarsene e la messa in sicurezza del sito ha avuto una significativa accelerata.

Abbiamo conosciuto il suo lavoro quando è stata nominata Ministro dell'Interno. In quella sede abbiamo visto promossere un'azione concreta ed efficace, anche di modifiche normative, per arrivare ad una più rapida azione di contrasto e prevenzione antimafia. Siamo tra coloro che hanno richiesto e visto accogliere la necessità di attivare una Sezione della DIA a Bologna, con competenza sull'Emilia-Romagna, che in allora ancora in troppi vedevano “immune” dalla presenza – che invece è asfissiante – delle organizzazioni mafiose. Allo stesso modo avevamo chiesto che venisse sbloccata l'impossibilità per la DIA di avere sedi dal patrimonio pubblico con l'obbligo di ricorrere ad affitti (costosi) di strutture private per i propri Centri Operativi. Anche in questo caso la risposta dal Ministero è arrivata concreta e già a Genova, di recente, si è potuto procedere in questa direzione, con il conseguente risultato di liberare risorse (prima destinate all'affitto) per le attività di indagine.

Si è vista la sua efficace azione di sostegno alle Prefetture per il contrasto alle imprese mafiose ed ai condizionamenti mafiosi sui Comuni. Lo si è visto, ad esempio, con il sostegno deciso alla Prefettura di Savona (terra dove la presenza mafiosa veniva negata ostinatamente da troppi, anche Magistrati) nella promozione dell'interdizione antimafia alle imprese legate alla cosca dei MORABITO-PALAMARA-BRUZZANITI che avevano soffocato il mercato nel savonese, così come, nell'estremo ponente ligure, nella proroga al commissariamento per condizionamento mafioso del Comune di BORDIGHERA e nel commissariamento per condizionamento e infiltrazione mafiosa del Comune di VENTIMIGLIA. Abbiamo visto un moltiplicarsi di accessi e scioglimenti di molteplici altri Comuni da nord a sud, come anche al Comune di REGGIO CALABRIA (primo caso di un capoluogo di Provincia sciolto per mafia).

Abbiamo visto un approccio umano alla carica di Ministro dell'Interno. Se siamo stati tra i primi a chiedere pubblicamente che si procedesse alla rimozione del Questore di Ferrara, per l'autorizzazione da questi data al presidio vergognoso di insulto alla memoria di Federico Aldrovandi e di offesa alla sua famiglia, abbiamo poi registrato con favore che il Ministro procedeva ad un'ispezione formale al seguito dalle quale, oltre alla condanna pubblicamente espressa dal Ministro verso gli agenti coinvolti in quella triste e vergogna vicenda, il Questore di Ferrara è stato rimosso.
Abbiamo appreso che da Ministro dell'Interno aveva incontrato ed espresso sincera vicinanza a familiari di vittime. Cosa rara in questo Paese... E ciò avveniva anche per esprimere la vicinanza dello Stato alle vittime delle distorioni dello Stato, come nel caso di Stefano Cucchi.

Da Ministro dell'Interno non ha rinunciato all'affermazione del rigore, a partire proprio dal Ministero stesso. Ricevuto un Esposto, ad esempio, su appalti gestiti dall'allora vice-capo della Polizia, non ha esitato nel trasmettere quell'Esposto, contenente dettagliati elementi, alla Procura della Repubblica di Roma così che potessero essere avviate immediatamente le indagini e presi gli opportuni provvedimenti.

Da Ministro della Giustizia ha da subito, invece, posto l'attenzione sulla situazione disumana, incivile, delle carceri. Sta promuovendo una serie di misure amministrative e normative per riformare radicalmente il sistema carcerario (ben oltre alla sola soluzione degli spazi) ed ha indicato le necessità di rivedere anche il sistema delle pene. Se si è detta favorevole ad un eventuale provvedimento di Amnistia da parte del Parlamento, ha precisato che non potranno mai essere concesse amnistie per reati gravi, di cosiddetto “allarme sociale”, come, ovviamente, quelli legati, ad esempio, alle organizzazioni mafiose, ma anche per quelli per cui è stato condannato Silvio Berlusconi.

Dopo decenni in cui si era abituati – ormai – ad assistere all'invio di ispezioni ministeriali presso le Procure che promuovevano indagini scomode, con la Cancellieri questa pratica è cessata. E con questa pratica è cessato anche lo schierarsi pubblicamente del Ministro della Giustizia contro le Procure e, in generale, contro la Magistratura.

Se in molti pensavano che con il Governo delle "larghe intese", sorretto quindi anche dai voti del partito di Berlusconi, si sarebbero fermate o ostacolate le inchieste ed i processi a Silvio Berlusconi, con la Cancellieri al Ministero della Giustizia vi è stato un argine invalicabile. Nessun procedimento a carico di Berlusconi è stato fermato. Nessun rallentamento è stato posto all'azione dei Tribunali che lo stavano giudicando. Nessuna difesa impopria è stata posta in essere dal Ministero per disinnescare gli effetti delle condanne che il Tribunale di Milano e la Cassazione hanno sentenziato nei confronti di Berlusconi. Nessun provvedimento legislativo è stato promosso dal Ministero per "graziare" Berlusconi. Ci si è allontanati di anni luce rispetto a quel passato recente - che forse in troppi hanno dimenticato - in cui il Ministro della Giutizia di turno era impegnato, quasi costantemente, nel cercare di salvare dai processi il Berlusconi.

Conoscendo la Cancellieri, servitore fedele dello Stato, mai di parte (nonostante gli inviti da questo o quel partito e schieramento), sappiamo che il suo impegno al Ministero della Giustizia non è stato piegato a questioni personali di amicizie. Sappiamo che Anna Maria Cancellieri (e ce lo conferma pubblicamente anche la Procura di Torino oltre che il DAP come abbiamo già riportato) non ha interferito minimamente per far ottenere una scarcerazione alla Giulia Ligresti, così come non ha interferito minimamente per chiedere un trattamento di favore per Giulia Ligresti. Ha, in quel caso – come abbiamo ampiamente documentato ricostruendo fatti e date – come in molteplici altri casi, segnalato un preoccupante situazione di salute (effettivamente critica e nota anche pubblicamente – tanto che venne denunciata anche dal blog di Beppe Grillo - link diretto - oltre che dal Corriere della Sera) al DAP, allo stesso modo come ha segnalato, quindi, altri casi critici di detenuti che non si chiamavano Ligresti e non avevano cognomi importanti. Nulla di più e nulla di meno che il suo dovere d'Ufficio.

La campagna fondata sulla mistificazione dei fatticome abbiamo denunciato da subitoha cercato di far intendere che la Cancellieri e suo figlio fossero coinvolti nell'inchiesta sui Ligresti quando questo è totalmente falso, come è evidente dalla stessa Ordinanza di Custodia Cautelare del GIP di Torino – che abbiamo pubblicato integralmente -. Il figlio della Cancellieri, inoltre, è stato assunto alla Fonsai quando la Cancellieri era già un Prefetto in pensione e non era ancora Ministro (lo diventerà, agli Interni, solo a fine 2011 dopo una crisi di Governo). E' stato assunto a Fonsai dopo i disastri (al centro dell'inchiesta di Torino) dei Ligresti, quando dell'indagine sui Ligresti non era noto alcun dettaglio... anche perché il fasciolo della Procura è stato aperto nel 2012. Un'attività lavorativa quella del figlio che non solo non ha soddisfatto i Ligresti per le proposte di ristrutturazione aziendale che gli aveva proposto, ma che nulla aveva a che fare con l'attività di sua madre, come spiega chiaramente lo stesso Peluso al Corriere.

Se è vero che la Cancellieri ha chiamato il 17 luglio, giorno degli arresti, la FRAGNI, per esprimere vicinanza umana, è altrettanto confermato che, né prima né dopo, ha influenzato o tentato di influenzare l'inchiesta ed il procedimento penale seguito dalla Procura di Torino, e non ha nemmeno cercato di acquisire informazioni in merito (tanto è vero che quando segnalerà al DAP la situazione di salute critica della Giulia LIGRESTI non sapeva che il DAP si era già mosso in merito visto che il medico del carcere, dai primi di agosto, aveva segnalato la criticità, tanto che la Procura di Torino aveva già chiesto la scarcerazione). Non ha nemmeno reso pubbliche le sue opinioni personali, evitando totalmente di usare la sua carica di Ministro per influenzare l'opinione pubblica, così come i Magistrati. Nessuna difesa dei Ligresti è stata espressa e nessuna critica o censura è stata promossa contro l'inchiesta a loro carico. Il contenuto privato di ciò che umanamente ha espresso (senza aver notizia sul merito dell'inchiesta e senza aver conoscenza delle ragioni della disposizione della custodia cautelare) è divenuto di dominio pubblico solo con la pubblicazione dell'intercettazione di quella telefonata.

Come dimostra la cronologia dei fatti che abbiamo già pubblicato la richiesta di scarcerazione era stata fatta ai primi di agosto dalla Procura di Torino a seguito della segnalazione del medico del carcere (5-6 agosto), e non quindi dalla Cancellieri! Così come è chiaro che la segnalazione al DAP da parte della Cancellieri per la situazione di salute (e non per la scarcerazione!) è successiva a ferragosto (18-19 agosto)! Dinamica confermata dal vertice del DAP (Francesco Cascini, vice capo del DAP smentisce senza ombra di dubbio la correttezza di quanto fatto dal Ministro Cancellieri: "Non è vero che ci siamo interessati perché era amica del ministro" perché sul caso di Giulia Ligresti ci si era già attivati prima della telefonata di Annamaria Cancellieri, "ma se il caso non ci fosse stato noto io mi sarei attivato eccome; me ne sarei interessato personalmente, come faccio o cerco di fare per ogni situazione a rischio di cui vengo a conoscenza. E sarebbe assurdo il contrario". Ed aggiunge: "È del tutto evidente che io non mi sia sentito pressato o condizionato dalla segnalazione del ministro anche perché quella richiesta di interessamento non è stata la prima, né probabilmente l'ultima". Poi ricorda che oltre alle segnalazioni da parte del Ministro “Solo nell'ultimo anno ci sono stati segnalati 1.200 casi di autolesionismo e 300-400 di sciopero della fame", segnalazioni che, oltre che dal Ministro, arrivano anche da "detenuti, familiari, Garanti, parlamentari. Non ce n'è una che non venga istruita").

Nonostante i fatti reali siano chiari, la campagna di mistificazione si è spinta addirittura ad assimilare la telefonata al DAP della Cancellieri con quella di Berlusconi alla Questura di Milano. Nulla di più infondato, falso e vergognoso. Il Ministro della Giustizia ha il dovere d'Ufficio di procedere con il segnalare al DAP i casi che vengono a sua conoscenza su criticità di detenuti (ed oltre che dovere d'Ufficio anche dovere morale, aggiungiamo). Nei doveri del Presidente del Consiglio non rientra quello di chiamare la Questura di Milano per chiedere di affidare una sua particolare “amica”, spacciandola per nipote di Mubarak, alla sua altra “amica” Minetti, in violazione delle disposizioni di Legge e del Tribunale dei Minori.

In merito poi alla presa di posizione fondata sulla mistificazione della realtà da parte dei Parlamentari del M5S che vogliono presentare la mozione di sfiducia fondata sul flaso conclamato, abbiamo già sollevato anche la questione dei “due pesi e due misure” che loro, del M5S, adottano. Infatti se si scagliano contro i casi umanitari segnalati dal Ministro Cancellieri, non ricordano che loro stessi avevano cercato un contatto diretto con la Cancellieri per chiedergli - quando era ancora Ministro dell'Interno - un intervento su un caso umanitario che stava a cuore a loro.

La sensibilità umana della Cancellieri è un tratto indiscutibile che chiunque abbia avuto la possibilità di conoscerla sa bene essere radicato in lei quanto il rigore morale ed un profondo senso dello Stato e delle Istituzioni. E' un tratto che noi non abbiamo mai dimenticato e che non a caso indicavamo tempo addietro. Non è, quindi, una "trovata" odierna quella dell'umanità che caratterizza l'operato del Ministro... 

Anna Maria Cancellieri per il suo essere indipendente è certamente scomoda e qualcuno non vede l'ora di eliminarla da quel Ministero, così come non la volevano più agli Interni, così come mal la tollerava come Prefetto. Per cercare di eliminarla devono cercare di screditarla e la montatura di questi giorni non è altro che questo, un caso montato sul nulla e sul falso per perseguire questo obiettivo. Anni fa uno stesso tentativo fu posto in essere per cercare di screditare il Prefetto Musolino. Anche lui rigoroso servitore dello Stato e quindi mal tollerato da molti che pensarono bene di allestire una bella trappola che, per fortuna, si riuscì a smontare rapidamente.

Non ci resta quindi che rinnovare la nostra fiducia e stima nei confronti di Anna Maria Cancellieri, auspicando che gli autori di questa campagna, fondata sul falso e su mistificazioni della realtà, riconoscano di aver preso una cantonata, come dimostrano i fatti reali. Se invece si vorrà continuare nel compiere una mistificazione della realtà, confondendo date e fatti, inserendo dei falsi e manipolando gli elementi, allora vorrà dire che, ancora una volta, in questo Paese non contano i fatti e la realtà, ma solo ciò - anche se falso - che qualcuno ritiene utile considerare e proporre come realtà.


 

AGGIORNAMENTO 04.11.2013

Il Ministro Anna Maria Cancellieri ha dichiarato:

Non mi sono mai occupata di scarcerazione... non ho mai fatto nulla che non sia un mio preciso compito: non è mai successo che il Dap intervenisse per una scarcerazione. Chi dice questo è falso, bugiardo e ignorante” e “Non mi sarei mai permessa di intervenire sulla magistratura, sono falsità che andranno chiarite punto per punto”. "É falso e bugiardo chi sostiene che io sia intervenuta sulla magistratura. Non chiederei nulla che non fosse nel rispetto della legge".
Ribadisce che “mai fatto nulla che non fosse mio compito” e che in tre mesi sono stati 110 interventi gli interventi per casi simili a quello della Giulia LIGRESTI, precisando: “non tutti miei personali: 40/50 della segreteria, altri in gran parte miei. In alcuni casi ho fatto anche telefonate, ricordo di aver parlato con detenuti di Firenze, Siracusa, Padova e Roma”.
"Guardiamo ai fatti: per quelli voglio essere valutata... Si smetta la caccia alle streghe. Sono mai venuta meno ai miei compiti durante tutti gli anni della mia carriera? Per questo voglio essere giudicata. Io non sono mai venuta meno ai miei compiti per un mio amico: non lo farei per un amico e neppure per un fratello. Operazioni politiche dietro la mia vicenda? Non sta a me dirlo però molti osservatori politici lo hanno detto con molta chiarezza. Posso anche fare un passo indietro se il Paese lo chiederà, a me interessa che il governo Letta vada avanti e continui perché è l'unica e giusta risposta ai bisogni del Paese. Ma io resterò nel governo solo se potrò farlo con piena dignità, non sarò mai un ministro dimezzato".


Il Procuratore Capo di Torino Giancarlo Caselli ha dichiarato:
"La decisione del gip di concedere gli arresti domiciliari a Giulia Ligresti è stata presa esclusivamente sulla base di fatti concreti e provati: le condizioni di salute, che rendevano pericolosa la permanenza in carcere, e il fatto che già il 2 agosto, quindi ben prima delle telefonate in questione (del ministro Cancellieri, ndr), c'era stata una richiesta di patteggiamento accettata dalla procura." 
"Qualunque illazione, che metta in campo circostanze esterne al meccanismo processuale non può che considerarsi arbitraria e destituita di ogni fondamento. Telefonate esterne, per quanto riguarda il mio ufficio, non ne esistono".


Il Vice Capo del DAP Francesco Cascini ha dichiarato:
“Non è vero che ci siamo interessati perché era amica del ministro” perché sul caso di Giulia Ligresti ci si era già attivati prima della telefonata di Annamaria Cancellieri, “ma se il caso non ci fosse stato noto io mi sarei attivato eccome; me ne sarei interessato personalmente, come faccio o cerco di fare per ogni situazione a rischio di cui vengo a conoscenza. E sarebbe assurdo il contrario”.
Aggiunge: “In almeno 40 casi il ministro Cancellieri mi ha segnalato situazioni di criticità, chiedendomi: Si può fare qualcosa? E in quei casi abbiamo fatto ben più di quanto, invece, non abbiamo fatto con la Ligresti” ed ancora che “è del tutto evidente che io non mi sia sentito pressato o condizionato dalla segnalazione del ministro anche perché quella richiesta di interessamento non è stata la prima, né probabilmente l’ultima”. Precisando che: “Solo nell’ultimo anno - precisa - ci sono stati segnalati 1.200 casi di autolesionismo e 300-400 di sciopero della fame”. Segnalazioni che arrivano da “detenuti, familiari, Garanti, parlamentari. Non ce n’è una che non venga istruita...”


Vice Capo Vicario del DAP Luigi Pagano ha dichiarato:

Non credo che raccogliere informazioni sulle condizioni di un detenuto con problemi di salute o a potenziale rischio di autolesionismo sia una colpa. Anzi, è un nostro dovere, a qualsiasi livello e lo facciamo quotidianamente. Ogni segnalazione che dovesse arrivare al nostro ufficio viene raccolta, smistata e approfondita, a volte direttamente, altre attraverso le strutture territoriali o i singoli istituti. Nel caso specifico [della Giulia LIGRESTI] ho personalmente chiamato il provveditore regionale che mi ha confermato che la situazione era già conosciuta e sotto controllo”
Alla domanda se avessero avuto contatti diretti con la procura o l’ufficio gip di Torino, risponde: “No. Non abbiamo interloquito con i magistrati. Non ci intromettiamo nelle vicende giudiziarie, ci attiviamo solo per le nostre competenze” .
Aggiunge: “Le legge è uguale per tutti e i nostri interventi non li diversifichiamo per censo. Ma sono le condizioni personali e sociali a essere differenti, con le logiche conseguenze che ne derivano. Chi ha un avvocato, una famiglia e una casa credo abbia più opportunità di chi non ne ha. Ma questo “peccato” se lo porta la società esterna, non lo determina il sistema carcere. E’ la povertà e non si elimina con decreto”. “Noi stiamo cercando di fare è una “rivoluzione normale”, aderente alle norme, per creare condizioni che consentano a ogni detenuto di vivere una carcerazione dignitosa e il ministro Cancellieri su questo fronte è molto attivo, si muove a 360 gradi, stimola a trovare soluzioni, firma protocolli con le regioni”.

 

Le dichiarazioni dei familiari della vittime

Patrizia Moretti, madre di Federico Aldrovandi:
"Se un ministro non intervenisse che ci starebbe a fare? Spero che questo faro acceso su un nome famoso possa evidenziare l'assurdità dei tanti senza nome ristretti senza aver fatto male a nessuno". "Anche a noi ha manifestato solidarietà e impegno secondo la legge".

Ilaria Cucchi sorella di Stefano Cucchi
"Io e Lucia Uva siamo state ricevute due volte, la seconda separatamente, dal ministro Cancellieri. E so che come noi il ministro ha incontrato anche vittime 'sconosciute'. In entrambe le occasioni sia con lei che con me c'era l'avv. Fabio Anselmo. Dico questo perché entrambe siamo rimaste colpite dalla grande partecipazione del ministro al nostro dolore. Una partecipazione vera, sensibile e non di circostanza, da donna vera. Anselmo ne è testimone: nessuna frase di circostanza".
"Partecipazione vera addolorata per quanto i nostri cari hanno dovuto subire, per ciò che è potuto loro accadere e per ciò che ci stava accadendo nel nostro percorso giudiziario. Emotività anche quella inopportuna? Siamo stanche di regole asettiche, ciniche, che portano la nostra giustizia a trattare i normali cittadini nei modi che sappiamo. Non so e non conosco la vicenda giudiziaria di Giulia Ligresti, quel che so è che se fosse stato ministro lei, ed avesse saputo delle condizioni di mio fratello oggi, forse, non esisterebbe il caso Cucchi. Stefano, forse, sarebbe con noi". 

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