«Così la Culmv ci fermò»
Musso al pm: bastò un volantino per impedire il nostro sbarco al Multipurpose...
«Bastò un semplice volantino, distribuito in città e sulle banchine dai camalli della Culmv, a bloccare il trasferimento della Grendi (operatore logistico specializzato nei collegamenti merci tra Genova e Cagliari, ndr) nell'area della Tirrenia». Un'operazione «cruciale per dare respiro alla trasformazione di Calata Bettolo, area strategica ancora sotto scacco», che avrebbe messo in dubbio lavorazioni per conto del colosso dei traghetti, «gestite sostanzialmente in esclusiva» dalla Compagnia unica di Paride Batini.
È uno dei retroscena simbolo emersi ieri nel corso dell'interrogatorio, in qualità di testimone, di Bruno Musso, il terminalista genovese autore del ricorso al Tar contro la spartizione del Multipurpose, da cui tutto è nato: lo stallo, le esclusioni, le rivelazioni e ora la maxi inchiesta della Procura di Genova. Il sostituto procuratore Walter Cotugno e il maresciallo Tommaso Somma, del piccolo e agguerrito nucleo di investigatori della stazione navale della Guardia di finanza, hanno preso agli atti con interesse il volantino estratto dall'imprenditore genovese.
E si sono messi all'ascolto della sua ricostruzione degli eventi che hanno preceduto e preparato la «grande spartizione» del Multipurpose, bloccata dal Tribunale amministrativo regionale e, ora, dall'inchiesta giudiziaria sulla turbativa d'asta. Inchiesta che sta scuotendo i poteri forti della città e della regione e che ha portato all'arresto dell'ex presidente dell'Autorità portuale Giovanni Novi. Del terremoto che si è generato dieci giorni fa, uno degli epicentri sta proprio a calata Ignazio Inglese, dove ha sede la Grendi, la società di Bruno Musso. In quell'area martedì notte qualcuno ha preso a calci e forse a bastonate le automobili di Musso e del figlio. Una coincidenza? Per l'imprenditore «non può essere un caso che siano state distrutte due auto in particolare, parcheggiate in mezzo ad altre vetture».
Nel pomeriggio si sarebbe diffusa l'indiscrezione dell'individuazione da parte della polizia del responsabile del raid: un marittimo ubriaco. Circostanza al momento non verificata, rilanciata dalla stessa azienda danneggiata, che nulla toglie al mistero di un atto vandalico compiuto alla vigilia di un importante passaggio giudiziario. Bruno Musso ha ripercorso le tappe dell'assegnazione del terminal Multipurpose, da lui stesso stoppata con il ricorso al Tar: «Nell'assegnazione dell'aprile 2004 era stato inserito un soggetto, Tirrenia, che non era tra i candidati. Noi della Grendi eravamo gli unici a essere rimasti fuori dal Terminal.
Dapprima congelammo il ricorso perché l'Autorità portuale ci aveva promesso una soluzione alternativa, attraverso un accordo con la stessa Tirrenia. La cosa non piacque alla Compagnia, che avrebbe visto minacciata una parte delle sue lavorazioni in esclusiva. E allora non se ne fece più niente». «Nessuna soluzione ci fu prospettata fino al 2006 - ha spiegato Musso - nell'agosto di quell'anno il problema fu risolto da noi, firmando un accordo con Tirrenia per operare nella stessa area di 50 mila metri quadrati ad essa assegnata in base alla spartizione del Multipurpose».
«L'Autorità portuale - sottolinea l'imprenditore genovese - contestò tale accordo rifiutandosi di portarlo alla delibera del Comitato per renderlo esecutivo. In realtà l'ipotesi non passò perché ancora una volta non era gradita alla Compagnia Unica dei portuali». A questo punto Grendi, dopo tre anni di attesa, chiese al Tar di andare a sentenza. Il tribunale regionale riconobbe i diritti di Grendi e annullò i precedenti atti con cui erano state date in concessione le banchine del Multipurpose.
Ed è su questa spartizione «sospetta» delle aree, dopo il ritiro di Msc di Aponte, che sta indagando la Procura. Secondo Musso però: «Msc aveva vinto solo sulla carta, in quanto aveva poi sùbito rinunciato a questa assegnazione perché per le sue navi il pescaggio era insufficiente, accettando la promessa di Giovanni Novi, ex presidente dell' Autorità portuale, di spostarsi a Calata Bettolo».
Graziano Cetara
Tags: inchiesta, porto, porto di genova, culmv, multipurpose, aponte, msc, tirrenia, grendi