«Ecco le tangenti» Ora la giunta barcolla
La giunta comunale di Genova barcolla sotto l'inchiesta sulle presunte tangenti negli appalti per le mense scolastiche. Gli uomini della Guardia di Finanza hanno compiuto perquisizioni in Comune, Regione, all'ospedale Galliera, alla Asl 2 di Savona e negli uffici e nelle case di tutti i principali indagati...
Tre di loro si sono già dimessi: Stefano Francesca, forse il collaboratore più stretto del sindaco Marta Vincenzi, di cui è portavoce, e gli assessori Massimiliano Morettini (Giovani, centro storico, immigrazione) e Paolo Striano (Sport). Poi ci sono due ex consiglieri comunali, entrambi diessini: Massimo Casagrande e Claudio Fedrazzoni. Indagato anche Giuseppe Profiti, già direttore generale per le finanze in Regione e vicepresidente del Galliera, oggi presidente del Bambin Gesù di Roma. Il sindaco Vincenzi accetta con riserva le dimissioni: «È un gesto che loro considerano dovuto pur sentendosi sereni e ignari dei fatti. Nutro comunque massimo rispetto per i lavori dei magistrati e auspico che sia fatta luce al più presto».
Il capogruppo regionale di Alleanza Nazionale Gianni Plinio chiede le dimissioni del sindaco: «La sindaca Vincenzi avendo ben tre dei suoi massimi e più diretti collaboratori e tutti di sua nomina fiduciaria, inquisiti per tangenti, anzichè minimizzare e banalizzare dovrebbe seriamente valutare l'opportunità politica di trarne le conseguenze rassegnando le dimissioni e rimettendosi al giudizio dei cittadini genovesi».
«Da tempo - osserva Plinio - si vociferava di intrecci tra politica e malaffare a Genova. Molto probabilmente "Mensopoli" è solo la punta di un iceberg. Spero che la magistratura accerti al più presto ogni responsabilità. Primo requisito per amministratori e per una amministrazione devono essere la trasparenza e la cristallina onestà».
La lista degli indagati, destinata ad allungarsi, comprende gli imprenditori Lupis e Roberto Alessio, e il direttore amministrativo dell'Asl savonese, Alfonso Di Donato. Secondo gli inquirenti, avrebbero costituito il nucleo di una associazione a delinquere.
Intanto, l'associazione Casa della Legalità e della Cultura interviene chiedendo al sindaco Marta Vincenzi «una profonda riflessione autocritica». «A questo punto il sindaco, se è a conoscenza dei fatti, dovrebbe presentarsi in Procura e parlare. Il sindaco, inoltre, nel momento in cui sceglie i propri collaboratori, è comunque responsabile - sostiene Christian Abbondanza -: affidare incarichi pubblici a una persona senza verificare se questa possa avere traffici illeciti è un errore e dimostra incapacità a governare, nominarla essendo a conoscenza di possibili scorrettezze è ancora più grave». Secondo Abbondanza, comunque, è tutto il sistema amministrativo genovese ad essere corrotto: «Marta Vincenzi parla di discontinuità con la precedente amministrazione, ma nella sua giunta troviamo quattro assessori già presenti nella giunta Pericu, mentre altri, come Anna Castellano o Alberto Ghio, sono stati nominati ai vertici di società partecipate». «I nomi che circolano in questa città che per alcuni aspetti sembra `blindata´ sono sempre gli stessi - conclude il rappresentante della Casa della Legalità -: sono gli stessi i nomi degli amministratori, ma anche quelli dei consulenti e della ditte appaltatrici. Tutto questo sta frenando lo sviluppo di Genova».
I presidenti dell'Arci nazionale, Paolo Beni, della Liguria, Walter Massa, di Genova, Gabriele Taddeo ed il coordinatore genovese dell'associazione, Stefano Kovac, ribadiscono in una dichiarazione la loro «sincera e convinta fiducia e solidarieta» a Massimiliano Morettini, coinvolto nell'inchiesta della procura di Genova sugli appalti delle mense scolastiche. «Conosciamo e stimiamo Massimiliano Morettini - scrivono - per aver lavorato con lui per anni, apprezzandone in particolare le doti di coerenza, rigore e serieta», e l'importante ruolo avuto nel contribuire a fare dell'Arci una realtà ancor più importante ed apprezzata, a Genova, in tutta la Liguria e a livello nazionalè'. «Siamo certi - proseguono - che comportamenti come quelli che gli vengono attribuiti siano assolutamente incompatibili con la persona, l'amico e il compagno che abbiamo conosciuto e che continuiamo a stimare». «Quanto trapelato sull'inchiesta attraverso gli organi di informazione - continuano i dirigenti dell'Arci - non consente un intervento nel merito, a cui comunque non ci sottrarremo qualora divenga possibile e utile alla completezza dell'informazione. Non è nella pratica di questa associazione pronunciarsi su cose di cui non si abbia conoscenza certa e verificata, così come non esiteremo ad essere schierati, anche in questa occasione, accanto a chi si batte per la cultura della legalità e non solo per difendere un amico, a cui ribadiamo la nostra sincera e convinta fiducia e solidarieta».