Genova, in tre lasciano la Giunta
Il sindaco Vincenzi: «Accetto le dimissioni. I fatti contestati precedenti alla mia elezione»...
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Indagati e dimissionari due assessori e il portavoce del sindaco di Genova. La tempesta coglie Marta Vincenzi a Santa Margherita, per un convegno: la Guardia di Finanza sta perquisendo le case e gli uffici comunali dei suoi tre collaboratori. L'ordinanza firmata dalla procura parla dell'indagine, avviata nel 2006 (giunta precedente), sugli appalti legati al sistema delle mense in orbita comunale (per lo più scuole e ospedali). Mentre rientra dalla riviera a Genova, il sindaco apprende i capi d'accusa: corruzione e associazione a delinquere, quasi esistesse un comitato d'affari. Nel mirino, per di più, ci sono tre «ragazzi», come li chiama lei; in un raro momento di relax, ieri, si è lasciata andare: «Ma quale associazione a delinquere, quella sarebbe al massimo una baby gang». Si tratta di tre esponenti del Pd: Massimiliano Morettini (assessore a Centro storico, Giovani e Immigrazione), Paolo Striano (assessore allo Sport) e Stefano Francesca (consulente di staff per la Promozione e la Comunicazione). I primi due, al momento dei fatti, (il sindaco di Genova era il Ds Giuseppe Pericu), erano semplici consiglieri comunali; Francesca era fuori dalle istituzioni, ma dirigente nell'associazione Elm fondata da Vincenzi dall'Europarlamento. I tre rimettono il loro mandato nelle mani del sindaco, lei precisa: «Accetto con riserva questo gesto, che loro considerano dovuto pur sentendosi sereni e ignari dei fatti». Il sindaco, lamentata la «curiosa coincidenza» tra l'esplosione di questa bufera giudiziaria e la visita in questi due giorni del Papa, insiste sul «grande impulso di trasparenza» e sulla «forte divisione tra gli incarichi di indirizzo degli assessori e quelli di gestione dei dirigenti» impresso dalla sua giunta in questo primo anno di "governo" «all'insegna di una netta discontinuità con il passato». Si riunisce una giunta straordinaria, quindi un vertice di maggioranza. Il sindaco: «A oggi, nella nuova legislatura, non è stato bandito alcun appalto per le mense e per il nuovo si stanno definendo le procedure». È vero: proprio quella sulle mense è la prima gara allo studio della giunta e vale circa 29 milioni di euro l'anno. «Nessuno, tra i politici - dice il direttore generale Danzì - ha avuto modo di seguire la pratica. Una pratica, per altro, che il Comune poteva non organizzare, rinnovando, legittimamente, la commessa». Prima di entrare nel merito dell'inchiesta, il sindaco torna a più riprese sul tema: «In forte discontinuità con il passato, è stata intrapresa una revisione di tutte le attività legate agli appalti e in particolare al settore delle mense, dando il compito a dirigenti tecnici di assumere le decisioni svincolando la parte politica da quella tecnica e assicurando un avvicendamento completo negli incarichi di tutti coloro che si occupano di gare». «Non conosciamo nulla - continua Vincenzi - sui temi e sui capi d'accusa dell'inchiesta. Nutro comunque massimo rispetto per i lavori dei magistrati e auspico che sia fatta luce al più presto. È un'inchiesta lunga e difficile, che infatti parte dal 2006 su fatti precedenti. Ma questa situazione, se non si chiarisce, fa male alla città e a questa giunta». «Mi prendo alcuni giorni di tempo - spiega - per decidere sugli assessori dimissionari. Con l'evoluzione dell'inchiesta, deciderò cosa fare della loro disponibilità. È evidente, in ogni caso, che se qualcuno ha commesso errori o sciocchezze, se ne prenderà tutte le responsabilità. Tutto ciò però mi preoccupa e mi addolora; ho bisogno di capire cosa è successo, ma non ho intenzione di lasciarmi andare a reazioni scomposte o demagogiche dando in pasto qualcuno alle prime pagine»: per ora, insomma, niente rimpasti. Dalle parole del sindaco emerge tutto lo sgomento e l'allarme che contagia l'intero centrosinistra genovese: «Non sono in condizione di dare alla città alcun elemento di giudizio per una valutazione seria delle eventuali responsabilità; perché l'unica cosa che in mio possesso è la motivazione delle perquisizioni di stamani (ieri)». Di certo, secondo Vincenzi, né Striano né Morettini né Francesca «hanno mai avuto alcun ruolo negli appalti: questo è il tema. Se uno di loro fosse un assessore dal quale dipendono appalti, se non altro, in via precauzionale, sarebbe stato utile evitare che continuassero ad avere ruoli. Ma non è così». «Quindi - ragiona Vincenzi - la loro posizione deve essere chiarita: ho chiesto a tutti e tre se ritenessero di avere qualcosa di importante o di delicato da dovermi comunicare con urgenza, ma mi pare che nessuno dei tre abbia a oggi particolari cose da dirmi». La conclusione, amara, del sindaco, riporta d'attualità le sue perplessità sulle precedenti giunte: «Purtroppo la ricaduta politica di questa inchiesta è tutta su di noi. Non posso non dispiacermene. Essendo il tempo galantuomo e avendo questa amministrazione buone gambe, credo che non si possa non superarla. La sensazione che rimane è un po' quella di una gran voglia di attaccarci da tutte le parti, ma non bisogna cascare in questo vittimismo. È bene respingere questa tentazione. Sono preoccupata di quello che sta accadendo - è il commiato - perché mi sfugge il senso. Non lo capisco».