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Genova trema: quanti indagati a Palazzo Tursi

Un terremoto nel centrosinistra genovese: due assessori della giunta comunale, uno strettissimo collaboratore del sindaco Marta Vincenzi e un ex consigliere comunale di maggioranza indagati per associazione a delinquere e corruzione. Non basta: l'inchiesta condotta da molti mesi nel massimo riserbo dal pubblico ministero Francesco Pinto tocca anche dirigenti di altri enti pubblici locali e vede almeno dieci indagati di spicco...


Tra questi: un imprenditore e soprattutto un dirigente pubblico di alto grado. Un professionista molto vicino alla Curia, che l'ha destinato a incarichi di rilievo. Insomma, dopo l'inchiesta sul porto, a Genova sembra di essere ripiombati nel mezzo di Tangentopoli. Ma stavolta, almeno secondo la ricostruzione degli investigatori, non sarebbero circolate le classiche mazzette. No, qui i metodi utilizzati sarebbero molto più raffinati.

Altre le merci di scambio: appalti pubblici e, soprattutto, consulenze. Da qui l'accusa clamorosa: associazione a delinquere, un reato che prevede da solo pene da tre a sette anni di reclusione. C'è poi la corruzione con pene fino a cinque anni.

Il sindaco non è indagato. Marta Vincenzi appare del tutto estranea agli avvenimenti, secondo i riscontri dei pm. Dalle intercettazioni telefoniche - migliaia e migliaia di pagine - emerge che non era a conoscenza di quanto avveniva e che ora viene contestato ai suoi collaboratori. I comportamenti finiti nel mirino dei magistrati genovesi, infatti, sarebbero cominciati nel precedente ciclo amministrativo.

Lo dimostra il fatto che i due assessori comunali erano entrambi rappresentanti della maggioranza quando il sindaco era Pericu. Così come anche il terzo indagato del centrosinistra è stato consigliere comunale fino al 2007. C'è, però, il ruolo dello stretto collaboratore della Vincenzi a dimostrare che i reati sarebbero stati commessi anche negli ultimi mesi. Almeno fino a dicembre, quando nell'ambiente politico si sono cominciate a diffondere le voci di un'inchiesta della procura della Repubblica.

E le indagini hanno portato gli investigatori anche al di fuori di Genova, in altre città. E sono emerse anche responsabilità di amministratori pubblici e funzionari anche di altre amministrazioni di centrosinistra. «Prima voglio sapere chi sono gli assessori indagati. Poi li guarderò in faccia per sapere se si sentono coinvolti in una vicenda così pesante», è il primo commento del sindaco. Che ha chiesto comunque a tutti i suoi uffici la massima collaborazione con la procura. Gli inquirenti hanno cominciato le indagini alla fine dell'estate 2007, pochi mesi, dunque, dopo l'insediamento della giunta Vincenzi.

Alcune situazioni, però, erano monitorate anche in precedenza ed erano finite in altri faldoni d'indagine, poi confluiti sulla scrivania del pm Francesco Pinto. Ma che cosa c'è alla base dell'accusa di corruzione? Appalti, appunto, e consulenze. I settori interessati non sarebbero quelli in cui circolano somme enormi. Non operazioni immobiliari. E nemmeno grandi opere, per intenderci. Qui si parla di decine, al massimo centinaia di migliaia di euro.

Gli inquirenti per questo stanno studiando gli appalti attraverso i quali il Comune ha esternalizzato i suoi servizi. Le mense, tanto per cominciare, ma anche la manutenzione degli impianti e la pulizia. In cambio gli indagati per corruzione sarebbero stati "pagati" attraverso consulenze. Una persona in particolare avrebbe ottenuto di occuparsi di diverse iniziative per conto di società private ed anche di enti pubblici di altre regioni.

«La classica mazzetta - spiega un inquirente - è ormai scomparsa, perché l'attenzione della magistratura è ormai troppo alta rispetto agli anni di tangentopoli. Così, oggi, per far "uscire" regolarmente le cifre dai bilanci, si usa per l'appunto elargire consulenze». L'inchiesta ormai è alla stretta finale. Il pm da mesi sta lottando contro le fughe di notizie. La preoccupazione principale degli inquirenti era che l'indagine potesse interferire con le elezioni e influenzarne l'esito.

L'ostacolo è stato superato, ma ormai ogni giorno che passa porta nuove indiscrezioni. Il materiale raccolto, si ammette nei corridoi della procura, è enorme: migliaia e migliaia di pagine di intercettazioni che, ancora più dell'inchiesta sul porto, chiamano in causa personaggi del mondo politico e imprenditoriale cittadino. I nomi interessati sono moltissimi: di questi, almeno dieci sono indagati nel filone principale dell'inchiesta, quello che il pm Pinto ha comprensibilmente più urgenza di completare. Ma gli stessi indagati, pare, nelle loro conversazioni - sempre più caute con il passare dei mesi e con l'apparire di indiscrezioni giornalistiche - avrebbero involontariamente aperto molti altri fronti investigativi.

Un'inchiesta, dunque, che tocca molto pesantemente il centrosinistra. Il Comune, in particolare, nella Giunta. Il consigliere comunale - diessino - faceva invece parte del precedente consiglio, il che, appunto, lascia pensare che i comportamenti contestati siano cominciati prima dell'elezione dell'attuale sindaco Marta Vincenzi. Ma l'associazione a delinquere ipotizzata dai magistrati non avrebbe avuto diramazioni soltanto nei dintorni di Palazzo Tursi.

Tra gli indagati c'è anche un professionista che ha rivestito un ruolo da alto dirigente in Regione, una persona di spicco nel panorama istituzionale locale. Si tratta, tra l'altro, di una persona vicina alla Curia, che lo avrebbe scelto per diverse nomine di sua competenza.

Il pm Pinto non commenta. Le indagini sono concluse, ma non si vuole compromettere il lavoro molti mesi. Anche perché potrebbero arrivare fin dai prossimi giorni novità clamorose e, in questo momento, ogni ulteriore dettaglio "trapelato" potrebbe compromettere l'esito di un'indagine durata mesi.


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