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Le perquisizioni (e gli intrecci)

SERTECO, ECO GE e COOP SANTA BARBARA...

«Si dispone il sequestro di tutti gli atti relativi a lavori, concessioni e appalti affidati alle ditte Serteco srl ed Ecoge e a ditte collegate. Si dispone il sequestro di ogni atto relativo all'affidamento del servizio Guardiafuochi» alla cooperativa Santa Barbara. Sono tre punti, passati inosservati, del decreto di perquisizione firmato dalla Procura di Genova. Tre punti che, però, potrebbero portare a un terremoto nel mondo imprenditoriale (e anche politico) genovese. Sia chiaro, qui non ci sarebbero ancora indagati, ma Serteco, tanto per fare un esempio, è una società che ha vinto alcuni tra i maggiori appalti per cantieri nel porto di Genova. Di più: amministratore unico è Gianfranco Molisani, figura legata al centrosinistra genovese e, per sua stessa ammissione al Secolo XIX, membro di una cordata interessata all'acquisto del gigantesco patrimonio immobiliare sanitario della Regione: un tesoro messo in vendita a 160 milioni di euro. Un'operazione che ha già suscitato contestazioni da parte degli immobiliaristi genovesi che hanno parlato di «svendita dei tesori della sanità».

Serteco. L'acquisizione di atti per concessioni e appalti alla Serteco apre uno squarcio sulla direzione che ha preso l'inchiesta della Procura. Serteco, infatti, è una società leader nel mercato edilizio genovese. Insieme ad altre imprese cittadine ha il 49 per cento dell'Ati Ponte Parodi, l'associazione temporanea di imprese che sta realizzando il progetto del maxi-terminal con annesso centro commerciale che sorgerà al posto del silos granario.

L'anima del progetto è sempre Gianfranco Molisani, ex dipendente di Coopsette. Oggi Molisani è amministratore unico di Serteco. Lui - attraverso Serteco o altre società ad essa legate come Promontorio o Coop Service - ha guidato tante operazioni immobiliari nella zona del porto: da San Benigno (realizzato dalla Promontorio) alla riqualificazione dei primi edifici della Darsena (la facoltà di Economia, poi il Metellino e altri). E - particolare di grande rilievo per l'inchiesta - Molisani riqualificherà anche l'Hennebique, dove andranno residenze e la facoltà di Lingue. Ebbene, nel decreto dei pm si ordina anche il sequestro di «tutti gli atti relativi a lavori o concessioni inerenti all'edificio Hennebique».

COOP SANTA BARBARA.  Ma non basta. I pm hanno puntato l'attenzione sul servizio Guardiafuochi, affidato appunto alla Santa Barbara. Il suo nome ricorre, più volte, nelle dichiarazioni dell'armatore Ignazio Messina, che sarebbe stato vittima di concussione da parte di Giovanni Novi e Sergio Maria Carbone. Messina sostiene di essere stato "ricattato" perché accettasse la spartizione del Multipurpose senza condizioni. «Ci fu detto - sono state le sue parole - non solo che dovevamo accettare il riparto, ma che avremmo dovuto ritirare i nostri ricorsi contro la Santa Barbara, altrimenti avrebbero trovato un modo per estrometterci». Ma perché la coop, che svolge peraltro un servizio prezioso per la sicurezza del porto, ha tanti amici? «In ogni contenzioso - ricordano gli investrigatori - è stata difesa proprio dall'avvocato Sergio Maria Carbone». E ora i pm cercano di capire se a monte dell'aut-aut ci furono anche pressioni politiche. Dagli atti depositati presso la Corte d'appello di Genova risulta infatti che la Santa Barbara finanziò la campagna elettorale del senatore - allora diessino - Graziano Mazzarello alle politiche del 2006. Tutto, va precisato, fu fatto a norma di legge, come certificano i documenti protocollati a palazzo di giustizia. Nel corso del suo mandato Mazzarello ha presentato una proposta di legge per il riordino delle autorità portuali, soffermandosi sulla necessità di garantire il monopolio al servizio di Guardiafuochi. «È vero - ammette Mazzarello - sono stato legalmente finanziato dalla Santa Barbara. E se ho sostenuto la loro esclusiva, l'ho fatto solo per garantire la sicurezza, perché in ambienti di lavoro così delicati non può prevalere la legge della concorrenza. Lo stesso principio ho adottato per ormeggiatori e piloti».

ECOGE.  Nel decreto di perquisizione compare  anche la Ecoge, specializzata in bonifiche ambientali, compresa la prima parte dei lavori effettuati alla Stoppani. Una società controllata dalla famiglia Mamone, di origini calabresi, più volte entrata in indagini per reati e infrazioni ambientali (ma nessuna condanna è mai arrivata). Ecoge  ha curato la bonifica dell'area ex-Erg, dove ora sorge l'Ipercoop, e dell'area acciaierie di Cornigliano. La famiglia è impegnata inoltre sul fronte immobiliare con la Valpolcevera Tre, le cui quote dei Mamone sono state acquisite anni fa dalla società pubblica Sviluppo Genova spa, di cui sono soci Comune, Provincia, Regione, Carige e Autorità Portuale, ed è socia della Ponte X con uno dei principali immobiliaristi genovesi, quel Mario Giacomazzi che incontriamo ancora una volta tra i componenti dell'associazione "Maestrale" di Claudio Burlando.

Matteo Indice - Ferruccio Sansa

Tags: mamone, eco-ge, maestrale, claudio burlando, inchiesta, porto, porto di genova, Ser.te.co., molisani, coop santa barbara, graziano mazzarello

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