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'ndrangheta - Dieci arresti della Dia, sequestrati beni per 10 mln

'NDRANGHETA Operazione "Mafia e Legge 488/92"

Dieci arresti della Dia Sequestrati beni per 10 mln

A Rizziconi la cosca di Teodoro Crea aveva ottenuto un contributo di 5,5 mln di euro

di Piero Gaeta

Reggio calabria

Teodoro Crea, il vecchio boss di Rizziconi che si trova su una sedia a rotelle, aveva messo in piedi un'organizzazione criminale per truffare allo Stato quasi 14 milioni di euro senza colpo ferire sfruttando gli incentivi previsti dalla famosa legge 488/92 nata quale strumento d'intervento nel Mezzogiorno teso a favorire lo sviluppo delle attività produttive e dei livelli occupazionali.

Un salto di qualità, dunque, della 'ndrangheta "imprenditrice" che intacca il già debole tessuto economico calabrese dal suo interno e diventa molto più infida e pericolosa. L'indagine condotta dalla Dia e coordinata dal sostituto procuratore Giuseppe Bianco ha fatto saltare il "banco" a Crea e i suoi accoliti arrestando dieci persone e sequestrando sette società e beni immobili per un valore di oltre dieci milioni di euro.

«È la prima indagine svolta in Calabria per contrastare il fenomeno delle truffe nell'erogazione dei fondi pubblici – ha detto il procuratore della Repubblica di Reggio, Antonino Catanese –. Gli uomini della Dia del colonnello Falbo hanno riscontrato la presenza effettiva di personaggi di primo piano della piana di Gioia Tauro, come Teodoro Crea, che, attraverso una serie di operazioni fittizie, hanno tentato di impossessarsi di lauti finanziamenti in maniera illegale».

Al termine delle indagini, il gip del Tribunale reggino disponeva la custodia cautelare in carcere nei confonti di: Teodoro Crea, 67 anni; Antonio Crea, 43 anni, alias "u malandrinu"; Pietro Calipa, 26 anni; Giuseppe Dangeli, 26 anni; Natale Mazzaferro, 28 anni; Giuseppe Mazzaferro, alias "Pinone", 51 anni; Rosario Mazzaferro, 44 anni; Teodoro Naso Menotti, 46 anni; Battista Gheza e Domenico Helenio Marvaso. Tutti dovranno rispondere dei reati di associazione per delinquere di stampo mafioso, truffa aggravata nei confronti dello Stato e riciclaggio.

Il gip, inoltre, ha disposto il sequestro della Cartech srl, Csl Group srl, Tau consul costruzioni, Punto Uno Ingorss srl, Nataltrsport srl, Ediltrasporti 2002, Supermercato Sidis Sosty di Rizziconi. E ancora sono stati sequestrati conti correnti e titoli bancari di vario titolo per un valore di oltre 2,7 milioni di euro e anche un capannone, un appartamento e un terreno in Gioia Tauro oltre al terreno sito in località Acqua dei Monaci di Rizziconi, dove doveva sorgere l'attività economica finanziata dalla 488 e dove, nonostante i 5,5 milioni di euro ottenuti, era rimasto soltanto uno splendido prato verde!

Un'indagine complessa, quella condotta dal pm Bianco, che ha preso origine da una serie di segnalazioni di operazioni bancarie sospette comunicate all'autorità giudiziaria dall'Ufficio Italiano Cambi e da alcuni intermediari bancari in seguito a un accredito di un finanziamento pubblico percepito dalla società Cartech srl di Rizziconi.

La truffa della "società" gestita da Crea, secondo la ricostruzione fatta dagli inquirenti, si articolava in modo ingegnoso: in una prima fase Marvaso e Naso Menotti costituivano la Cartech srl che opera nel settore cartiero; frattanto Pietro Calipa e suo zio Giuseppe Mazzaferro costituivano a Flero (Bs) la ditta Csl Group srl, alla quale la Cartotech si sarebbe poi rivolta per avere il macchinario industriale che doveva servire per ampliare la sua produzione di materiale cartiero. Con una serie di artifici i soggetti simulavano gli acquisti mentre, in realt. destinavano il finanziamento della 488 alla Nataltrasport, al supermercato Sidis Sosty di Rizziconi, alla Punto Ingross, alla Tau Consult, alla Edil Trasport 2002 e alla Cartotecnica Reggina.

«Praticamente l'associazione di criminali – ha spiegato il colonnello Falbo – presentava un progetto valido per ottenere il finanziamento. Ma il progetto era valido solo sulla carta. In realtà, il capannone non è mai stato costruito, il macchinario mai acquistato e i soldi distratti in altri affari»,

«Oltre alla truffa allo Stato – ha detto il sostituto procuratore Bianco – quest'indagine ci ha permesso di fare luce anche su un metodo di acquisizione delle imprese da parte della 'ndrangheta. I criminali infiltrano un loro uomo in una ditta già operativa. Questo soggetto riesce, con metodi non legali, ad acquistare sempre maggiore potere all'interno della ditta e a portarla con una gestione "allegra" sull'orlo del fallimento. A questo punto per la sua famiglia diventa gioco facile acquisire a prezzo stracciato quell'impresa e a stare sul mercato con una maschera di rispettabilità».

La 'ndrangheta, dunque, cresce al passo con i tempi e si evolve. Per i vecchi boss diventa più facile truffare lo Stato e improvvisarsi capitani d'impresa.

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