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Gelli a Sanremo il 'maestro miserabile'

SANREMO - Lo contestano, gli urlano «vergogna» lo chiamano «il golpista», ma lui Licio Gelli il Venerabile Gran Maestro della Loggia P2, che voleva sovvertire l' ordine dell' Italia repubblicana nel finire degli Anni 70, non batte ciglio. Ha già definito la democrazia «una sigaretta che si sta spegnendo», ha ammesso che ci sono almeno 50 nomi della P2 ancora segreti. Licio Gelli è a Sanremo, su invito di Ito Ruscigni che organizza i "martedì letterari" del Casinò. Ospite disponibile a rispondere a qualsiasi domanda perché l' incontro, in via ufficiale, ha come protagonisti, il politologo Giorgio Galli e lo storico della massoneria Aldo A. Mola con il libro "Gelli e la P2, tra cronaca e storia". Non si cura delle contestazioni, Licio Gelli, non vede i grossi manifesti che dicono "non vogliamo lezioni da un condannato", non vede né le bandiere del Pd fuori, di fronte al Cinema Centrale dove si sono raccolti i grillini di Bologna e di Genova, quelli della Casa della Legalità, i partiti della sinistra, l' Anpi, l'associazione dei partigiani...

Evita tutto, rabbia e sconcerto contro chi lo ha voluto ospite, evita l' indignazione di chi, come Delia e Serena, con i loro cartelli gialli di protesta al collo, spiegano «siamo qui per la nostra dignità democratica, perché molti non sanno e devono capire». Lui, il Venerabile che ha tenuto in pugno potenti d' Italia, evita tutto, perché lo fanno entrare da un ingresso secondario, e poi gli formano attorno un cordone di protezione quando la protesta entra in sala, alza il tono, con grida di «Assassino», «Vattene». Licio Gelli resta impassibile, quasi non volesse rovinarsi il soggiorno a Sanremo, mentre i 300 della sala lo difendono litigano con chi lo vorrebbe mandar via.
Prima si era concesso una colazione a base di pesce, e poi una sosta in hotel. Da un po' di tempo ha scelto questa strada, parlare in tv, con i media. Che avrà in mente? Nulla, garantisce, solo questione di cortesia. «Se mi chiedono qualcosa, io rispondo». Ha 89 anni e una mente lucidissima, il Venerabile, ha idee altrettanto nette sulla democrazia, per esempio. Dice: « La democrazia? è come una sigaretta che sta finendo», poi a chi vuol sapere se la P2 è già storia o è ancora cronaca replica: «Per me è storia, non esiste più, è stata sciolta per legge». Arriva adesso il suo ammonimento: «Certo, ci sono altri nomi, ancora una cinquantina, che non sono venuti fuori, restano nella mia memoria». Sono «in sonno» secondo il linguaggio massonico, soprattutto sono avvertiti. Ma è gente di quei giorni, aggiunge Gelli, che difende la P2 «non era così pericolosa, avrebbe portato una ventata di benessere al Paese, era il 1975, c' era il Pci e si doveva vedere come fermarlo». Conosceva Enrico Berlinguer? «Ottima persona, era un socialdemocratico come Tito e Ceausescu nei loro Paesi». Qual era il "piano" della loggia Propaganda 2? In pratica grande potere all' esecutivo, molto meno, quasi nulla a partiti, magistratura e stampa. Ordine, contro la sinistra. Silvio Berlusconi, conferma Gelli, gli va a genio, solo «dovrebbe essere più rapido a decidere, perché la democrazia e debole», Berlusconi è stato uomo della P2, il premier nega, Gelli replica: «Uno può dire quello che gli pare, magari avrà dei vuoti di memoria», lui no, lui conosce la storia della P2 benissimo. Con tutti gli affiliati, compresi quelli che non sono ancora usciti. Non crede al Pd futura forza di governo, Gelli: «l' opposizione? ma esiste?», invita D' Alema e Veltroni a «andare a scuola di politica, perché non rispettano le promesse». Meglio occuparsi di Berlusconi a cui, richiesto di un consiglio, suggerirebbe « prima di tutto la riforma della giustizia». Lui, passato indenne da processi e tesori, ora deve affrontare la contestazione. Preoccupato? «Qualcosa devono pur far e poi per me vale la coscienza». Si avvia, Licio Gelli, con il suo capotto scuro e quel sorriso che sembra eterno e non raggiunge mai gli occhi, verso il Cinema Centrale. Il sit in è incominciato alle tre del pomeriggio. Polizia schierata, gente che aspetta di incontrarlo. Quando scoprono che non sarà così, si ricorre al megafono: «Vogliamo le scuse degli organizzatori» e ancora «il golpista Licio Gelli è passato dalla porta sceondaria perché la barriera civile della memoria era invalicabile». Lui, dentro, sorride ancora.

Wanda Valli

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