Appalti col trucco, nei guai lo studio genovese dell´Expo di Milano
MARCO PREVE
C´è anche l´architetto genovese che ha progettato il grattacielo più alto dell´Expò di Milano, tra gli indagati della maxinchiesta fiorentina su mattoni e tangenti. Il nome è quello di Alfonso Femia, che assieme al collega Gianluca Peluffo è fondatore dello studio "5+1" con prestigiosa sede affacciata in piazza Fontane Marose. L´accusa è di turbativa d´asta. La vicenda è quella che nasce dall´arresto di Marco Casamonti, docente della facoltà di architettura, finito in manette per un appalto in un comune dell´aretino, Terranuova Bracciolini.
Secondo il gip Rosario Lupo, Casamonti, con Femia e assieme ad altri due architetti e al funzionario comunale Iole Montefusco «turbavano una gara di appalto relativo ad un project financing finalizzato alla ristrutturazione di un edificio in zona macelli... per la somma di 98mila euro». In una serie di telefonate Casamonti pianifica con la Montefusco la gara, convincendo gli altri colleghi a presentare offerte che garantiscano la vittoria di Pietro Pellegrini, anche lui indagato. Il 4 ottobre, Casamonti comunica l´esito positivo a Pellegrini «...e dio buono scusa...era tutto telecomandato...ci mancava che non vincevi».
Il 5 settembre Casamonti aveva chiamato Femia per spiegargli «io ho fatto invitare cinque persone...la gara la dovrebbe vincere Pietro...da voi le gare chi le fa?».
Femia fa il nome di Simonetta Cenci, partner dello studio Casamonti: «In modo che voi fate l´offerta economica un po´ più alta...vi scoccia?». E Femia: «Ma figurati...lo abbiamo già fatto altre volte per te». E questa è una frase che i pm fiorentini intendono approfondire.
In effetti, che tra Casamonti e Femia vi sia un´antica familiarità, non lo testimonia solo il tenore delle telefonate, ma anche i curriculum dei due rispettivi studi che si sono spesso incrociati. Ed anche associati, come nel 2003, quando lo studio Archea di Casamonti, assieme ai "5+1" e allo stesso Pellegrini vincono insieme il concorso per l´ampliamento del porto di Savona. O ancora a Napoli e a Milano.
In altre importanti circostanze, invece, sono concorrenti. Come per la nuova sede del Palazzo del Cinema di Venezia, che si aggiudicano nel 2005 i "5+1". Il coinvolgimento di Femia in un´inchiesta che, nelle intenzioni della procura fiorentina, sta rivelando una rete occulta di professionisti che gestivano gli appalti in sinergia con esponenti politici o funzionari pubblici, rappresenta un ulteriore motivo di imbarazzo per la Facoltà di Architettura di Genova e l´Ordine professionale. Casamonti, che è stato temporaneamente sospeso dal rettore, nel 2005 si era aggiudicato una gara comunale per le aree di Villa Bombrini a Cornigliano, con una cordata che contava, tra gli altri, tre architetti a loro volta soci della preside Bendetta Spadolini e della figlia dell´allora sindaco Giuseppe Pericu.
Il savonese Peluffo, socio fondatore dei "5+1", è titolare di corsi allo stesso Dipartimento di architettura di Casamonti. Peluffo e Femia sono considerati tra i migliori architetti italiani, giusto un gradino al disotto di archistar come Piano o Fuksas. E lo testimonia la fitta sequenza di premi collezionati. Anche loro amano i grattacieli. A Savona hanno disegnato al torre San Michele per conto dei privati di una società in cui è presente Talea, l´immobiliare di Coop Liguria indagata nella scatta alla Bnl. Mentre per l´Expò di Milano 2015 è loro il progetto del grattacielo Landmark di Rozzano che dovrebbe arrivare a quota 212 metri.