Inchiesta Total, scarcerati gli indagati «Ma restano le accuse di corruzione»
POTENZA - Sono stati scarcerati gli indagati della cosiddetta inchiesta Total, condotta dal pm Henry John Woodcock. L'ordinanza che contiene la decisione del Tribunale del Riesame di Potenza sui ricorsi è stata depositata alle 14. I giudici hanno confermato l'esistenza dei gravi indizi di colpevolezza, ma hanno disposto la scarcerazione dell'imprenditore Francesco Ferrara (al centro dell'inchiesta), dell'amministratore delegato di Total Italia, Lionel Levha, e degli altri funzionari della compagnia petrolifera francese, perché non sussistono più le esigenze cautelari.
LE ACCUSE - I giudici Luigi Spina, Antonio Cantillo e Lucia Gesummaria spiegano che l'impianto accusatorio, così come è stato impostato nell'ordinanza del gip Rocco Pavese, è da annullare nel capo «A», quello che contiene l'accusa di associazione a delinquere. Restano in piedi le accuse di corruzione e turbativa d'asta. Annullata anche la misura cautelare degli arresti domiciliari per il deputato del Pd, Salvatore Margiotta.
I BENI IMMOBILI - Il Tribunale del riesame di Potenza ha anche annullato il sequestro di numerosi beni mobili e immobili - per un valore complessivo stimato in circa 50 milioni di euro - disposti dal gip nell'ambito dell'inchiesta sulle tangenti per le estrazioni di petrolio in Basilicata. L'elenco dei beni sequestrati (società, beni mobili e immobili) e ora dissequestrati dai giudici del riesame occupava 29 pagine nell'ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip.