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ALCHEMIA | Dall'indagine al dibattimento - 2 | "Terra di Siena" Profili degli indagati 2.1

Dall'informativa "Terra di Siena" del Centro Operativo D.I.A. di Genova.

I  PERSONAGGI   D’INTERESSE INVESTIGATIVO [al 2011, ndr]

L’attività investigativa ha permesso di individuare una serie di persone, in costante collegamento fra loro, anche se operanti in differenti zone del territorio nazionale, impegnate, come sarà documentato, nell’attuazione di un condiviso programma criminale che, per gli obiettivi e per le modalità di conseguimento degli stessi, ha consentito di connotare  ndranghetista la matrice  del sodalizio mafioso costituitosi.

Ancorché per ogni indagato sia stata redatta una singola scheda informativa (che si trasmette in allegato alla presente) si ritiene utile in questa sede svolgere una sommaria rassegna dei principali personaggi, emersi nel corso dell’investigazione, al fine di poter meglio comprendere l’andamento dei principali episodi, dai quali sono emersi elementi probatori di reato.

 

GULLACE Carmelo detto “Nino”,

pluripregiudicato per gravi reati, è ritenuto, sulla base delle risultanze investigative degli organi di polizia della provincia di origine, nonché delle varie pregresse vicende giudiziarie (condannato ad anni 5 di reclusione in data 12.02.1996 dalla Corte di Appello di Reggio Calabria per il reato di associazione per delinquere, sentenza divenuta irrevocabile in data 1.4.1997), elemento di spicco della cosca  RASO–GULLACE–ALBANESE di Cittanova (RC). Ciò è supportato anche dalle dichiarazioni di alcuni importanti collaboratori di giustizia (tra cui SCRIVA Giuseppe).

Lo stesso GULLACE è considerato, da anni, il principale referente della citata cosca sia in Liguria che in Piemonte.

GULLACE Carmelo, nei primi anni ‘70, molto probabilmente per sfuggire alla faida che all’epoca insanguinava la zona di Cittanova, si trasferiva in Liguria dove iniziava a svolgere l’attività lavorativa di autotrasportatore, per conto di FAZZARI Francesco [1] che ne diverrà il suocero, in seguito al matrimonio con la figlia FAZZARI Giulia [2]. Si rammenta che FAZZARI Francesco, nel 1992, veniva tratto in arresto per lo smaltimento illecito di 10 mila fusti contenenti sostanze tossico/nocive e che, in passato, lo stesso era stato oggetto d’indagine, unitamente a FILIPPONE Francesco [3], perché sospettato di riciclare denaro proveniente da attività illecite.

Dopo l’iniziale attività come autotrasportatore per conto di FAZZARI Francesco, il GULLACE si è occupato di mediazioni immobiliari in società con il fratello Francesco [4] (già residente in Albenga-SV, emigrato per Cittanova-RC in data 3.6.1986) ed in seguito di edilizia, sia in proprio che insieme al fratello Elio [5] ed altri, tra cui la moglie FAZZARI Giulia, quest’ultima con precedenti per bancarotta fraudolenta.

Nel corso degli anni ‘90, la Squadra Mobile di Torino, individuava una vasta organizzazione criminale dedita al traffico  di sostanze stupefacenti del tipo eroina e cocaina. Tale attività consentiva al GIP del Tribunale di Torino l’emissione, in data 09.12.1997, dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere nr.51/96 RGNR, cui ha fatto seguito, in data 12.5.1998, la richiesta di rinvio a giudizio degli indagati da parte dei GIP del Tribunale di Torino (al riguardo vds all. A in formato digitale) a carico  tra gli altri, di:

  • PRONESTI’ Rocco [6];
  • GULLACE Carmelo;
  • GULLACE Elio;
  • SIPALA Agrippino [7];
  • RASO Giovanni detto “Rocco” [8],

tutti indiziati il reato di associazione per delinquere finalizzata al traffico, detenzione e spaccio di ingenti quantitativi di eroina e cocaina.

Per questi reati, GULLACE Carmelo è stato condannato alla pena di anni 7 e mesi quattro di reclusione, con sentenza datata 7.6.2001 della Corte di Appello di Torino, divenuta irrevocabile in data 28.3.2002 per rigetto del ricorso da parte della Corte di Cassazione.

A tale riguardo si segnala, come emerso dall’attività d’indagine, che proprio il predetto SIPALA Agrippino ha continuato a versare periodicamente alcune somme di denaro a GULLACE Carmelo, anche per il tramite del fratello Elio. Infatti, come evincibile dalle intercettazioni oltre che da un mirato servizio di  o.c.p. effettuato da personale di questo Centro Operativo, nel pomeriggio del 03.08.2009 (...), GULLACE Carmelo si è incontrato, presso il Centro Commerciale “Le Serre” di Albenga (SV), con tale “Pino” (poi identificato in SIPALA Agrippino) dal quale doveva ricevere una somma di denaro non quantificata.

E’ verosimile che il denaro che SIPALA Agrippino ha versato a GULLACE Carmelo periodicamente (“…per il discorso di fine mese…”) sia relativo ad un vecchio credito che quest’ultimo vantava nei suoi confronti. 

Con decreto 1/96 R.M.P. emesso in data 20.05.1998 dal Tribunale di Savona (al riguardo vds all. A in formato digitale) è stata applicata, a carico del GULLACE Carmelo, la misura di prevenzione della sorveglianza speciale di P.S. con l’obbligo di soggiorno nel Comune di Toirano (SV) per la durata di anni cinque. Tuttavia, al predetto provvedimento non veniva data esecuzione immediata in quanto il GULLACE era  all’epoca latitante.

In data 14.03.1999 GULLACE Carmelo veniva rintracciato ed arrestato a Cannes (Francia) e l’anno successivo, in data 25.01.2000, veniva estradato in Italia e sottoposto alla custodia carceraria, fino al 12.09.2003, quando veniva rimesso in libertà per la sospensione condizionale della parte finale della pena detentiva, con fine pena previsto al  17.07.2005. Subito dopo, l’Ufficio di Sorveglianza di Genova disponeva, con provvedimento nr.12/09 S9 del 25.11.2004, l’esecuzione a carico del GULLACE, della misura di sicurezza della libertà vigilata. Questa misura veniva interrotta in data 07.12.2007 quando, il magistrato di sorveglianza, con ordinanza nr.996 S17 – nr.63/07 S8, revocava il provvedimento per aver ritenuta cessata la pericolosità sociale di GULLACE Carmelo (al riguardo vds all. A in formato digitale).

Nel sopra citato decreto di Misura di Prevenzione (nel quale si disponeva a carico di GULLACE Carmelo, la sorveglianza e l’obbligo di soggiorno per anni cinque nel Comune di Toirano, ai sensi dell’art.5 della legge 1423/56, misura revocata in data 16.04.2008) vi sono riportate diverse vicende che hanno visto coinvolto GULLACE Carmelo, ritenute fondamentali per il giudizio espresso dal Tribunale:

  • segnalato dagli organi investigativi reggini in data 27.07.1971, per la detenzione di due pistole di cui una con matricola abrasa, coinvolto insieme a RASO Girolamo detto “Mommo”;
  • arrestato, in data 02.10.1980, a Savona perché ritenuto l’esecutore materiale, insieme a BRUZZI’ Camillo ed a MAMONE Elio, del duplice omicidio di FACCHINERI Rocco e DE RACO Mario e del ferimento di FACCHINERI Giuseppe; 
  • ritenuto dagli inquirenti responsabile, unitamente a BRUZZI’ Camillo, anche dell’uccisione di FACCHINERI Luigi e di GAGLIANO’ Giuseppe, avvenuto a Genova in località Teglia, in data 21.09.1978 all’interno della Pizzeria “Due Pazzi” (delitto oggetto di esame della Corte di Assise di Appello di Reggio Calabria nella sentenza emessa in data 12.02.1996, al riguardo vds A in formato digitale);
  • tratto in arresto nuovamente nel 1983 perché indiziato di concorso nel sequestro di persona a scopo di estorsione ai danni di GATTA Marco, rapito a Nichelino il 19.01.1979, rilasciato in data 17.04.1979, dopo il pagamento di un riscatto di lire 750.000.000 e tenuto prigioniero nel ponente ligure;

  • una conversazione , intercettata presso il Centro Clinico Penitenziario di Torino nella seconda metà del 1983 tra il GULLACE ed il compagno di cella MIANO Francesco, nel corso della quale il primo accusa i FACCHINERI di combattere una guerra da un lato mediante gli omicidi e dall’altro accusando falsamente i componenti della famiglia contrapposta: “loro… giocarono con due mazzi di carte… sparavano e poi… quando noi… quando moriva, quando moriva qualcuno di loro, o una donna o un ragazzo o uno più grande… diceva fu tizio… caio… sempronio…”. Afferma, cioè, che FACCHINERI Giuseppe, avendo assistito a degli omicidi, nel riferirne agli organi inquirenti in qualità di testimone, cambiava intenzionalmente le persone responsabili, evitando di coinvolgere i latitanti della famiglia avversa, che, avendo già subito pesanti  condanne, non avrebbero avuto nulla da perdere,  indicando invece responsabili altri componenti “liberi” della  cosca avversa con il chiaro intento di sbarazzarsi di altri potenziali nemici. Nel pronunciare tali frasi il GULLACE si riconosce a pieno titolo come membro della cosca contrapposta a quella dei FACCHINERI.
    In un altro passo della stessa conversazione, il GULLACE, parlando in prima persona dei suoi collegamenti in Calabria dice: … i nemici dei Piromalli sono i nemici miei e i nemici miei sono nemici dei Piromalli, ecco, la base è questa….

    La stessa espressione la ripete con riguardo ai MAMMOLITI, precisando: “Ecco, abbiamo fatto un accordo con quello lì…”;.
    In sintesi il colloquio avuto con un compagno di cella rivela la sua appartenenza alla cosca RASO–GULLACE–ALBANESE, alleata ai PIROMALLI ed ai MAMMOLITI;

  • l’episodio relativo all’incontro, avvenuto a Chiavari in data 29.11.1990, di GULLACE Carmelo con SPINELLA Diego (successivamente assassinato in data 07.03.1993), BRUNO Antonio e FIRRIOLO Vincenzo, tutti affiliati alla cosca del SANTAITI  di Seminara (RC), incontro documentato con relazione di servizio della Questura di Como. Il gruppo, facente capo alle famiglie SANTAITI, SPINELLA ed OTTINA’, secondo quanto riferito dallo stesso BRUNO e quanto emerso nel corso delle indagini degli organi di polizia, era dedito al traffico di sostanze stupefacenti. Quest’ultimo, con le sue dichiarazioni, attribuiva all’incontro di Chiavari un chiaro riferimento a traffici d’ingenti quantitativi di sostanze stupefacenti. Stando alle ipotesi degli inquirenti, l’incontro poteva essere finalizzato anche a concordare con le famiglie degli ATTINA’ e degli SPINELLA un attentato, mai effettuato, nei confronti di GIOFFRE’Vincenzo Domenico detto “Ringo”, ritenuto responsabile dell’uccisione, avvenuta nel carcere di Reggio Calabria, di RASO Giuseppe, fratello di RASO Girolamo detto “Mommo”.

GULLACE Carmelo risulta, inoltre, tra gli indagati del procedimento penale nr.469/05 R.G.N.R. del Tribunale di Reggio Calabria – Direzione Distrettuale Antimafia (scaturito dalle indagini del Nucleo Operativo Provinciale dei Carabinieri di Reggio Calabria su un’associazione dedita al traffico di stupefacenti), che è tuttora pendente al GIP con richiesta di rinvio a giudizio del 22.7.2006 per il reato di cui all’art.74 D.P.R. 309/90.

Ancora, nell’ambito del procedimento penale nr.12849/04/21 RGNR della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Salerno – DDA, avente ad oggetto di indagine una ramificata organizzazione criminale dedita al traffico internazionale di stupefacenti tra la Spagna, la Francia e l’Italia, GULLACE Carmelo “Nino” è stato chiamato in causa dal collaboratore di giustizia PETRILLI Fiore [9], quale finanziatore e destinatario di parte degli introiti derivanti dal traffico di droga, effettuato per suo conto, dal lontano parente RASO Emilio [10]. Quest’ultimo, ritenuto tra i promotori della suddetta organizzazione criminale, è stato più volte indagato per analoghi reati, per ultimo nell’ambito dell’operazione “MANDEO” del Nucleo Investigativo Provinciale dei Carabinieri di Imperia, di cui al procedimento penale nr.6389/07 RGRN della Procura della Repubblica di Imperia (al riguardo vds all. A in formato digitale).

E’ bene evidenziare che, nel tempo, i coniugi GULLACE/FAZZARI hanno raggiunto una prestigiosa posizione economico-sociale nel contesto imprenditoriale savonese, anche nel settore della movimentazione terra, comparto al quale notoriamente la ‘ndrangheta presta notevoli attenzioni in tutto il territorio nazionale. La rilevante posizione economica dei coniugi si è consolidata nel tempo anche in virtù dell’aggiudicazione di importanti appalti pubblici, indubbiamente favoriti dagli assidui e “benevoli” rapporti con il noto imprenditore e pluripregiudicato FAMELI Antonio [11] (titolare e compartecipe in diverse aziende operanti, oltre che nel ponente ligure, in Francia e Spagna) nonchè con alcuni esponenti della nota famiglia MAMONE [12] originaria di Cittanova (a capo di numerose società operanti, prevalentemente nella provincia di Genova e nel basso Piemonte, nel settore del movimento terra, edilizia, smaltimento e trasporto di rifiuti speciali) e della famiglia FOTIA (a capo della ditta SCAVO-TER  s.r.l. di Savona, operante nel settore della movimentazione terra).

In tale contesto è emersa, nel corso delle intercettazioni, l’influenza di GULLACE Carmelo nel ponente ligure. In particolare, in alcune conversazioni, intercettate nell’ambito del procedimento penale nr.7736/08/21, FOTIA Pietro (uno dei principali esponenti dell’omonima famiglia) proponeva a GULLACE Carmelo, con i camion di quest’ultimo, il trasporto di materiali di demolizione effettuati dalla SCAVO TER. Analoga proposta veniva fatta da CHIARO Vincenzo al GULLACE. In un quadro di floridità economica del comparto il supporto collaborativo tra ditte potrebbe verificarsi senza ingenerare alcun tipo di dubbio ma, in un contesto economico caratterizzato da una evidente crisi di settore (più volte denunciata, sia dal FOTIA che da CHIARO Vincenzo, i quali spesso lamentavano l’inoperatività dei propri mezzi, fermi per mancanza di lavoro) appare illogico che costoro si rivolgano, per il predetto  trasporto, al GULLACE, a meno che l’altruistico comportamento trovi motivazione nel dovuto riconoscimento  per ogni  lavoro eseguito nel territorio di influenza del GULLACE.  Ipotesi che assume enorme valenza se si considera il rispetto goduto dai FOTIA e dallo stesso CHIARO Vincenzo (nipote e socio del noto   DEMASI Girolamo) nel contesto ‘ndranghetista.
Ancora FOTIA Pietro, in occasione di una gara di appalto, si informa con il GULLACE dell’offerta da questi formulata per il trasporto di materiale, in modo tale da proporre un’offerta superiore (di solo 1 euro) per consentire al primo l’aggiudicazione dell’appalto.
Tali contatti rientrano in quelle logiche di spartizione che caratterizzano l’operare delle cosche della ‘ndrangheta quando alcune loro imprese si aggiudicano lavori su territori di competenza di differente compagine, in assoluta assonanza con le dichiarazioni, di seguito riportate, rese dal collaboratore di giustizia MARANDO Rocco asseritamente dichiaratosi appartenere al  locale di Volpiano (TO):

Secondo MARANDO Rocco (cfr. interrogatorio del 3.04.2009), il sodalizio si propone le seguenti finalità:
"…all'Ufficio che mi chiede quale siano le attività della 'ndrangheta, rispondo che la società si occupa di risolvere i conflitti tra 'famiglie", di evitare che ci siano omicidi tra esponenti delle varie famiglie e di ripartire gli appalti. In particolare, quando vi è un appalto di opere edilizie da realizzare nella zona rientrante nel territorio della "società", debbono "mangiare" le ditte che sono gestite da esponenti della medesima società. Se ad esempio vincesse l'appalto una ditta estranea alla "società" viene convinta dapprima con le buone ad andare a lavorare altrove, poi con le cattive e si può arrivare anche ad uccidere. In sostanza, la ditta della "società" che si aggiudica un appalto, poi ripartisce i vari lavori (elettrici, tubature etc.) ad altre ditte di persone che fanno parte della "onorata società ". Qualora una ditta gestita dalla società intenda effettuare un lavoro fuori territorio deve informare la società del posto ove l'appalto viene realizzato e poi dare in corrispettivo qualcosa.”
(Indagine MINOTAURO - Ordinanza di applicazione della misura cautelare della custodia in carcere nrr 6191/07-9689/08 RGNR e nrr 5418/07- 4775/09 RGGIP emessa in data 31 maggio 2011 dal GIP del Tribunale di Torino  parte 1^ cap. 3° pag.49 al riguardo vds all. A in formato digitale).

GULLACE Carmelo, dopo la revoca anticipata della misura di prevenzione (ordinanza nr 996 S17–nr 63/07 S8 emessa in data 07.12.2007 dal magistrato di sorveglianza di Savona poiché ritenuta  cessata la pericolosità sociale del sottoposto al riguardo vds all. A in formato digitale)  riprendeva i contatti con alcuni personaggi legati alla criminalità, comune e organizzata, operanti sia nella penisola italiana che in territorio francese.

Infatti nel corso dell’attività  investigativa, svolta tra il luglio del 2008 ed il maggio del 2010, sono stati accertati frequenti incontri  con  altri soggetti criminali (alcuni dei quali sottoposti ad intercettazione telefonica)  attivi in differenti e distanti  zone del territorio nazionale.

[1] FAZZARI Francesco, nato a Mammola (RC) l’1.10.1926, residente in Borghetto Santo Spirito, via per Toirano nr.7, deceduto in Savona il 24.2.2009. In vita, l’interessato aveva possedimenti per nr.1 unità immobiliare nell’ambito del Comune di Albenga (SV).

[2] FAZZARI Giulia, nata a Genova il 23.07.1959, residente in Toirano (SV), via della Costa nr.17.

[3] FILIPPONE Francesco, nato a Cittanova il 15.05.1949.

[4] GULLACE Francesco detto “Ciccio”,  nato a Cittanova (RC) il 4.1.1949.

[5] GULLACE Elio, nato a Cittanova il 29.11.1958.

[6] PRONESTI’ Rocco, nato a Cittanova il 16.07.1951.

[7] SIPALA Agrippino, detto “Pino”, nato a Ragusa (CT) il 19.2.1948, residente in Seveso (MI), ... , pluripregiudicato.

[8] RASO Giovanni detto “Rocco”, di Antonio e di FONTI Elena, nato a Taurianova (RC) il 10.11.1963, già residente in Fontanafredda (PN), ... , attualmente residente in Dorzano (BI), ... (presso l’abitazione di RASO Antonio e GALLUCCIO Rita, genitori di RASO Diego), autotrasportatore, pregiudicato per associazione a delinquere, traffico e smercio di stupefacenti, porto abusivo e detenzione di armi da fuoco, estorsione, truffa, usura ed altro.

[9] PETRILLI Fiore, nato a Fardella (PZ) il 13.1.1971, già residente in Eboli (SA)

[10] RASO Emilio, di Salvatore Antonio e MORABITO Maria Giovanna, nato a Cittanova (RC) il 6.4.1948, residente in Genova,...

[11] FAMELI Antonio, nato a San Ferdinado di Rosario (RC) il 23.10.1938, residente a Loano (SV), via Aurelia 271.

[12] MAMONE Luigi, di Vincenzo e di FERRARO Caterina, nato a Cittanova (RC) il 25.7.1936, coniugato con RASO Alba, titolare della ditta “MAMONE & C.” s.r.l. di via Isorelle nr.24 a Savignone (GE) e compartecipe in altre società della famiglia;

MAMONE Antonino, di Vincenzo e di FERRARO Caterina, nato a Cittanova (RC) il 6.8.1946, socio della ditta “MAMONE & C.” s.r.l. di via Isorelle nr.24 a Savignone (GE) e compartecipe in altre società della famiglia;;

MAMONE Vincenzo, di Luigi e di RASO Alba, nato a Taurianova (RC) il 20.12.1959, della cui figlia GULLACE Carmelo è stato padrino di battesimo. MAMONE Vincenzo è compartecipe in varie società della famiglia;

MAMONE Gino, di Luigi e di RASO Alba, nato a Cittanova (RC) il 3.7.1961, titolare della ditta “ECO.GE” s.r.l. di via Evandro Ferri nr.11 a Genova e compartecipe in altre società della famiglia;

MAMONE Antonio, di Luigi e di RASO Alba, nato a Genova il 25.5.1964, compartecipe in varie società della famiglia;

MAMONE Caterina, di Luigi e di RASO Alba, nata a Genova il 13.5.1963, compartecipe in varie società della famiglia.

 

GULLACE Elio [13],

fratello di Carmelo, dipendente della ditta GIUMAR  s.r.l. [14], con sede ad  Imperia, di cui è titolare BERLINGERI Salvatore [15] detto “Totò”, già socio, unitamente al predetto, della ditta GIUMAR di BERLINGERI S. & C. s.a.s.[16].

 

Si segnala che GULLACE Elio, in data 30.3.1983, è stato arrestato, all’interno del Palazzo di Giustizia di Torino, poiché trovato in possesso di una pistola e sospettato di accingersi ad attuare, in concorso con il cugino PRONESTI’ Rocco, un attentato nei confronti di un magistrato. 

Inoltre tra gli imputati del processo scaturito dalla riunione dei procedimenti penali nr.51/96 R.G.N.R e nr.960/98 R.G. della Procura della Repubblica di Torino (riguardanti un’ampia associazione a delinquere dedita al traffico di ingenti partite di sostanze stupefacenti, capeggiata dallo stesso PRONESTI’ Rocco)  figurava, tra gli altri, proprio GULLACE Elio poiché ritenuto responsabile di  “…. avere, con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso, in concorso con il fratello Carmelo e con terze persone .... acquistato, trasportato, ceduto a terze persone e comunque illecitamente detenuto a fini di spaccio complessivamente alcune decine di chilogrammi di sostanza stupefacente, di tipo eroina e cocaina …”  (condannato in primo grado alla pena di anni anni 10 di reclusione e £ 70.000.000 di multa – vds.all.A in formato digitale, poi ridotta ad anni 6 e mesi 4 di reclusione e lire 35.000.000 di multa dalla Corte d’Appello di Torino, sentenza passata in giudicato il 30.9.2003).

Ancora, nel giugno 2001, la Sezione Criminalità Organizzata della Squadra Mobile della Questura di Genova, unitamente al Commissariato P.S. di Alassio (SV), a seguito di una lunga indagine volta alla disarticolazione di una compagine criminosa dedita al traffico di sostanze stupefacenti  gestita da GULLACE Elio col tramite del nipote ZURZOLO Antonio [17] e di DELFINO Giann [18], ha eseguito una perquisizione all’interno di un magazzino merci nella disponibilità di questi ultimi due (ubicato a Ceriale-SV in via Palermo), rinvenendo una bomba a mano funzionante, proveniente dall’Est Europeo ed una pistola semiautomatica cal.7,65 con matricola abrasa, unitamente ad un ingente quantitativo di merce distratta dal fallimento di varie società, una delle quali gestita direttamente dalla FAZZARI Giulia.

Dall’attività d’indagine svolta da quest’Ufficio è emerso come  GULLACE Elio sia in rapporto pressoché quotidiano, non solo telefonico, con il fratello Carmelo (che spesso incontra in esercizi pubblici siti nella  zona di residenza, evitando attentamente di menzionare al telefono i motivi dei loro incontri) e come quest’ultimo, sovente, assegni direttive ad Elio che esegue pedissequamente evidenziando un chiaro atteggiamento di subordinazione. Infatti l’attività di intercettazione ha posto in luce come Elio, spesso, funga da vero e proprio tramite  del fratello Carmelo.

Al riguardo, degna di nota è la circostanza in cui tale “Pino”, poi identificato in SIPALA Agrippino (in precedente nota già generalizzato) si è rivolto telefonicamente ad Elio per chiedere la restituzione di un assegno nella disponibilità di GULLACE Carmelo “per il discorso di fine mese” (come definito dall’interessato) ed Elio si è attivato immediatamente per avvisare il fratello e, su richiesta di questi, per fissargli un appuntamento. Infatti, il giorno 3.8.2009, il SIPALA, come già riportato, si incontrerà con GULLACE Carmelo, presso il Centro Commerciale “Le Serre” in località Albenga (SV).

E’ bene ricordare che lo stesso SIPALA Agrippino è stato indagato, sia per il traffico di sostanze stupefacenti che per la commissione di reati finanziari e contro il patrimonio, nei procedimenti penali nr. 51/96 R.G.N.R  e nr. 1835/2001 R.G., sopra indicati, in cui erano coinvolti i fratelli GULLACE Carmelo ed Elio (fatti per i quali il SIPALA è stato condannato dal Tribunale di Torino, in data 7.6.2000, alla pena di anni dodici di reclusione).

Tale circostanza lascia ipotizzare che il SIPALA abbia nei confronti dei fratelli GULLACE un debito di vecchia data, di non chiara entità. Tale ipotesi trova altresì conferma nella continuità e regolarità, pressoché mensile, dei contatti telefonici e degli incontri tra SIPALA ed i GULLACE, non giustificati peraltro dall’esistenza di alcun rapporto commerciale.

[13] GULLACE Elio, nato a Cittanova (RC) il 29.11.1958, residente in Cisano sul Neva-SV fraz.Cenesi, ...,  gravato da numerosi precedenti penali, per associazione a delinquere di stampo mafioso ed omicidio, inoltre nel corso degli anni ‘80 si è reso responsabile di diversi atti intimidatori ed estorsivi nei confronti di commercianti ed imprenditori del luogo.

[14] ditta GIUMAR s.r.l. di BERLINGERI Salvatore, p.iva 01435160088, ubicata in Dolcedo (IM), località Martin s.n.c. e con sede legale in Imperia, via S.Bonfante nr.41, operante nel settore della segagione e lavorazione delle pietre e del marmo.

[15] BERLINGERI Salvatore, di Giuseppe e di FURFARO Maria, nato a Taurianova (RC) il 23.4.1966, residente in Ortovero (SV),..., coniugato con LONGO Maria, nata a Cittanova (RC) il 13.10.1967, convivente.

[16] ditta GIUMAR di BERLINGERI S. & C. s.a.s., p.iva 01124360080, con stabilimento in Dolcedo (IM), località Martin s.n.c. e con sede legale in Imperia, via Balestra nr.29, operante nel settore della segagione e lavorazione delle pietre e del marmo, in liquidazione dal 21.12.2007.

[17] ZURZOLO Antonio, fu Girolamo e di RASO Serafina, nato a Taurianova (RC) il 7.1.1975.

[18] DELFINO Gianni, nato ad Albenga il 16.11.1962, residente in Loano (SV), via Giordano 3/3

 

BRUZZI’ Camillo [19],

legato a GULLACE Carmelo sia da un lontano vincolo di parentela (cugini) che da uno storico legame criminale essendo stati coimputati, come già riportato, nel processo che li indica quali esecutori materiali del duplice omicidio di FACCHINERI Rocco e di DE RACO Mario, fatto avvenuto in Cittanova (RC) l’1.10.1980, per essere successivamente assolti per la ritrattazione, in sede di dibattimento di secondo grado, da parte del teste FACCHINERI Giuseppe. (successivamente assassinato a Castellar Guidobono - AL  il 13.9.1989).

Lo stesso BRUZZI’ è stato condannato dalla Corte di Assise di Appello di Reggio Calabria, in data 12.02.1996, con sentenza passata in giudicato l’1.4.1997 (al riguardo vds all. A in formato digitale), in quanto responsabile “di appartenere ad un’unica associazione criminale denominata ‘ndrangheta organizzata su basi territoriali in consorterie familiari tra loro collegate, capeggiata dalla storica famiglia dei PIROMALLI di Gioia Tauro”. In particolare BRUZZI’ è ritenuto facente parte, unitamente a RASO Giuseppe detto ‘l’avvocato’ ed a GULLACE Carmelo, della  cosca RASO-GULLACE-ALBANESE di Cittanova (al riguardo si riporta testualmente un brano del giudizio: “….Altrettanto certi sono, inoltre, i rapporti dei Raso-Albanese con lo stesso Bruzzì Camillo……. Lo stesso Bruzzì, del resto, ha dovuto lamentare, ad ulteriore conferma del suo inserimento nel gruppo Albanese-Raso-Gullace, l’uccisione del proprio padre Bruzzì Girolamo, caduto il 7 luglio 1987, nel corso di un’azione delittuosa attribuita ai Facchineri….”).

Dall’attività d’intercettazione si è evidenziato come ancora attuali e frequenti siano i contatti del BRUZZI’ con gli esponenti della famiglia RASO-GULLACE-ALBANESE,  in particolare con GULLACE Carmelo ed Elio,  con i quali si incontra  assiduamente, nelle reciproche zone di residenza, oltre che in Cittanova con Carmelo, essendo i medesimi palesemente restii a trattare telefonicamente gli affari che li accomunano.

Inoltre il BRUZZI’ è risultato partecipare, spesso, alle ricorrenze familiari che riguardano la predetta cosca criminale. Infatti era presente  al funerale del suocero di GULLACE Carmelo (celebrato a Toirano-SV il 26.2.2009: ...) nonché  al matrimonio di NICOTERA Luigi [20]  (nipote acquisito di GULLACE Francesco, tenutosi a Piove di Sacco-PD il 4.4.2009 (...). BRUZZI’ Camillo, in occasione di un viaggio di rientro in Liguria, partendo dalla località di Cittanova in compagnia di RASO Giuseppe detto “l’avvocato”, ha fatto tappa nella capitale per apposita visita a RASO “Mommo”, pernottando (insieme allo stesso RASO “l’avvocato”) nella tenuta agricola dei POLITI (incontro avvenuto in data 3.09.2009).

[19] BRUZZI’ Camillo, nato a Taurianova (RC) il 25.11.1955, residente in Ortovero (SV), regione Fornaci nr.32/3, pruripregiudicato per associazione a delinquere semplice e di stampo mafioso, omicidio doloso, porto abusivo e detenzione di armi, munizionamento e materie esplodenti, reati contro il patrimonio, già sottoposto a sorveglianza speciale di p.s. e divieto di espatrio.

[20] NICOTERA Luigi, nato a Polistena il 12.11.1981, residente in Piove di Sacco (PD), via Righe nr.13/A-B2.

 

SOFIO Orlando [21],

a capo di imprese (attualmente intestate a terzi) operanti nel basso Piemonte e  principalmente nel settore della pulizia specializzata di edifici ed impianti e dello smaltimento di rifiuti anche speciali, è considerato vero e proprio  uomo di fiducia di GULLACE Carmelo (già sospettato di aver favorito GULLACE Carmelo durante il periodo della sua latitanza, alla metà degli anni ’90).

SOFIO Orlando è stato denunciato, in data 25.11.2002, dalla Squadra Mobile di Milano, insieme ai coniugi GULLACE/FAZZARI e numerosi altri soggetti, per la partecipazione ad una associazione a delinquere finalizzata alla commissione di truffe, ricettazione e riciclaggio, capeggiata proprio da GULLACE Carmelo (proc.pen.nr.51/96 e nr.6/97 della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Milano);  per quei fatti  è stato condannato nell’anno 2004 dalla Corte d’Appello di Torino alla pena di anni uno e mesi sei di reclusione.

Dall’attività investigativa di questo Centro Operativo è emerso come SOFIO Orlando sia in costante contatto telefonico con GULLACE Carmelo, con il quale periodicamente si incontra probabilmente anche per  discutere, di persona, di affari di dubbia natura lecita considerata l’evidente cautela ad utilizzare, al telefono, una terminologia particolarmente ermetica ed  intellegibile ai soli interlocutori. Lo stesso SOFIO, in alcune occasioni, è stato l’accompagnatore ufficiale del GULLACE nelle trasferte effettuate sia a Roma, per fare visita a RASO Girolamo, che nella cittadina di Cittanova per incontrare, tra gli altri, RASO Giuseppe detto “l’avvocato”.

In occasione del funerale del suocero di GULLACE Carmelo (celebrato in data 26.2.2009) è stato intercettato, all’interno dell’abitacolo della sua autovettura AUDI A4 SW temporaneamente affidata a RASO Diego (intervenuto al rito funebre insieme al padre RASO Antonio), un importante dialogo tra quest’ultimo ed un suo amico anch’egli salito a bordo del mezzo (tale “Tony” poi identificato in MICCOLI Antonio), dal quale si è potuto evincere in maniera inequivocabile il ruolo ricoperto da SOFIO Orlando in seno all’organizzazione criminale in disamina, ovvero di colui che cura gli interessi di GULLACE Carmelo a Novi Ligure e Tortona.  In particolare nella circostanza Diego confidava, testualmente, all’amico: “… Orlando veniva a trovare tutte le settimane Nino…. (inteso GULLACE Carmelo: ndr)… quando Nino era qua con la sorveglianza… (ovvero quando questi era sottoposto alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale: ndr)….   aggiungendo  “….. questo – inteso Orlando, ndr – è quello che tiene i contatti a Nino…. a Novi Ligure e Tortona….”.

Dalle intercettazioni sono emersi, altresì, alcuni ambigui contatti di SOFIO Orlando, realizzati anche tramite l’interessamento di GULLACE Carmelo, con alcuni amministratori di aziende, operanti nel settore delle bonifiche ambientali e smaltimento rifiuti speciali, al fine di svolgere, forse anche nella zona del Ponente Ligure, attività in quello specifico settore, verosimilmente in deroga alle vigenti normative a tutela della pubblica incolumità e dell’ambiente, con l’evidente intento di trarne ragguardevoli profitti economici.


[21]
 SOFIO Orlando, nato a Cittanova il 4.2.1954, residente in Novi Ligure, ... pregiudicato per bancarotta fraudolenta, truffa, ricettazione e riciclaggio.
 

RASO Girolamo detto “Mommo” o “professore”,

pregiudicato per gravi reati, per anni vissuto in stato di latitanza, poiché condannato alla pena definitiva dell’ergastolo perchè responsabile del reato di omicidio plurimo, sino alla data del suo arresto avvenuto nel 1989 all’interno di un rifugio di montagna dell’Aspromonte.  Detenuto presso la Casa Circondariale di Rebibbia, negli ultimi anni, veniva ammesso al regime di semilibertà (come dipendente dell’azienda agricola del nipote POLITI Rocco) e, in data 24.4.2009, posto in stato di libertà per la sospensione della pena a causa di gravi motivi di salute.

Il RASO è considerato dagli organi di polizia e dagli inquirenti l’esponente principale della cosca RASO–GULLACE-ALBANESE di Cittanova, nonché personaggio di riferimento per tutti gli associati, anche se a causa della sua detenzione e della conseguente assenza dal luogo natio, la cosca è stata rappresentata (sino alla data del suo recente arresto nell’ambito della vasta operazione “Il Crimine”) dal cugino RASO Giuseppe detto “l’avvocato” (di cui si dirà di seguito).

RASO Girolamo, comunque, mantiene i contatti con esponenti della cosca,  operanti in Calabria, tramite GIOVINAZZO Girolamo, marito di POLITI Francesca detta “Luciana”, nipote prediletta dello stesso RASO (dei coniugi si parlerà in seguito). Il GIOVINAZZO oltre a informarlo costantemente degli affari di famiglia (questi gestisce un lussuoso albergo denominato Uliveto Principessa Park Hotel) spesso si fa portavoce delle volontà dello zio “Mommo”.

Lo stesso, nella capitale, vanta la proprietà di alcuni immobili e terreni, nonché di un’azienda agricola e di alcune imprese operanti nel settore dello smaltimento dei rifiuti e delle pulizie civili ed industriali (spesso aggiudicatarie di importanti appalti pubblici banditi da enti locali) intestate e gestite dai nipoti POLITI.

Inoltre, sarebbero a lui riconducibili e quindi nella disponibilità della cosca, varie altre attività imprenditoriali (tra cui un mobilificio oltre alla citata struttura alberghiera di cui si tratterà in seguito) localizzate nel comune di Cittanova (RC) e zone limitrofe.
E’ lo stesso RASO Girolamo che, in diverse conversazioni con la nipote POLITI “Luciana”, rivendica la titolarità originaria delle imprese e di altri beni posseduti dai POLITI, affermando che per avviare le imprese ed acquistare i macchinari “i soldi li ho messi io” (denaro di verosimile provenienza illecita, considerato il suo lungo stato di latitanza e di detenzione). Ciò giustificherebbe l’elargizione,   da parte dei  nipoti POLITI, di un vitalizio mensile (di € 1.500,00) in suo favore, come emerso nel corso delle intercettazioni telefoniche.

Dall’attività di ascolto emerge inoltre chiaramente il ruolo carismatico di cui gode RASO Girolamo nei confronti dei suoi interlocutori. Il RASO, nelle conversazioni intercettate, ha sempre palesato l’autorevolezza per impartire direttive agli esponenti della stessa consorteria, compresi i fratelli GULLACE Carmelo e Francesco e il cugino RASO Giuseppe detto “l’avvocato”.

Al RASO, per il tramite di GULLACE Carmelo, si sono rivolti gli indagati PRONESTI Antonio detto “Antonello” e GOLDSHMIDT  EHUD detto “Udi” (cittadino tedesco di origine israeliana, nonché socio in affari dello stesso PRONESTI dei quali si parlerà in seguito) per il recupero di un credito vantato nei confronti dei titolari di una sala bingo di LATINA (di cui si dirà dettagliatamente in seguito).

Sempre a RASO Girolamo, sorprendentemente, si è rivolto l’arciprete di Cittanova (don Giuseppe BORELLI) durante il periodo di permanenza dello stesso RASO in tale località (ovvero in occasione della locale festa di S. Rocco nel settembre 2009 quando il RASO è stato ammesso al regime di libertà per i gravi motivi di salute), esortandolo a mediare in una disputa familiare tra la nipote POLITI “Luciana” ed i genitori del marito GIOVINAZZO “Jimmy”. Infatti, nel dialogo il parroco definisce RASO Girolamo “uomo di pace” e questi replica asserendo: "io so che vuol dire la pace e la guerra" (tel.nr.3012 del 21.9.2009 RIT.1498/09 cellulare ... Jimmy TIM). I toni ed i contenuti del dialogo hanno evidenziato chiaramente il notevole ascendente che il RASO Girolamo gode presso la comunità di Cittanova.

A conferma, il nipote “Jimmy”, durante una conversazione con la moglie “Luciana”, riferisce con orgoglio che per strada “tutti” si fermavano a salutare con riverenza lo zio “Mommo” (nonostante l’assenza dal paese, per anni, dovuta al suo stato di lunga detenzione – tel.nr.2966 del 20.9.2009 RIT.1498/09 cellulare ... Jimmy TIM). Un analogo e significativo commento è stato riferito dal GIOVINAZZO alla moglie in occasione di un successivo viaggio dello zio “Mommo” in Calabria (tra il 26.2.2010 ed il 10.3.2010). Al riguardo, “Jimmy” ha affermato con fierezza, riferendosi allo zio “Mommo”, che “è venuta un sacco di gente a salutarlo” (tel.nr.30490 del 3.3.2010 RIT.1498/09 cellulare ... Jimmy TIM).

Altra intercettazione, dalla quale si rileva l’influenza di RASO Girolamo all’interno della famiglia, è quella in cui questi, dialogando con la nipote “Luciana”  in merito a dei contrasti con alcuni familiari della sorella RASO Giovanna, afferma: “ .. eh.. loro… la tiratina d'orecchie l'hanno sentita brutta... perchè poi io mi sono incazzato... gli ho detto... cosa gli sembrava che lo zio fosse nessuno? e che loro sono tutti?... non lo sanno che se lo zio non c'era più, loro se ne dovevano andare da dove sono (Cittanova ndr), sia l'uno che l'altro... sai? gli ho detto io…”. (tel.nr.381 del 22.10.2009 RIT.1632/09 cellulare ...  Girolamo).

Ed ancora in un'altra intercettazione, con la sorella Giovanna, RASO Girolamo lamentava il comportamento di un familiare (tale Fabio, forse il genero, con il vizio del gioco del poker a Gioia Tauro) e, sottolineando che lui veniva sempre informato di quanto succedeva in loco (“io so tutto… che son venuti da me per questo motivo...”) la esortava a richiamarlo facendo intendere che tale comportamento era non conforme agli interessi della famiglia (vds.tel.nr.1834 del 10.12.2009 RIT.1632/09 cellulare ... “Mommo”).

Nella provincia di Reggio Calabria, RASO Girolamo, con l’intermediazione del nipote “Jimmy”, dispone di una rete di contatti con esponenti della Pubblica Amministrazione e della politica regionale e nazionale con i quali ha concretizzato lo scambio di favori.
Infatti la presente indagine ha consentito di documentare la fervente attività di sostegno elettorale, attuata anche con palesi intimidazioni, svolta nell’ultima consultazione regionale (28-29 marzo 2010) da parte del GIOVINAZZO, forte del sostegno dello stesso RASO e del sodalizio, a favore di un candidato alla Regione Calabria ovvero CARIDI Antonio Stefano (poi eletto e nominato  Assessore Regionale con delega alle attività produttive). Diversi sono gli incontri, sia a Roma che nella provincia di Reggio Calabria, di alcuni componenti della famiglia di RASO Girolamo con il predetto assessore e anche con un altro esponente dello stesso partito politico IERO Giuseppe (oggi responsabile amministrativo all’Assessorato delle Attività Produttive). Del resto proprio RASO Girolamo, dopo la vittoria elettorale di CARIDI Antonio Stefano, si congratulava personalmente con l’interessato, a mezzo dell’utenza in uso al GIOVINAZZO Girolamo. 

Al riguardo GIOVINAZZO Girolamo, godendo dell’appoggio dello zio “Mommo”, ha sfruttato tali conoscenze politiche al fine sia di favorire le aziende romane intestate ai POLITI ma riconducibili allo stesso RASO nell’aggiudicazione di alcuni importanti appalti pubblici che di ottenere “lo sblocco” dei lavori di costruzione di un immobile, sempre di loro proprietà, in parte già edificato nell’area del comune di Roma, sottoposta al vincolo ambientale, denominata Parco Naturale Decima Malafede.

Inoltre, sono stati rilevati i frequenti rapporti intrattenuti da RASO Girolamo “Mommo” (anche all’epoca in cui era ancora detenuto in regime di semilibertà) con numerosi pregiudicati conterranei (recatisi nella capitale appositamente per incontrarlo) e con affiliati al clan camorristico PAGNOZZI, operante tra le provincie di Avellino e Benevento. In tali occasioni è emersa la sua capacità organizzativa per giungere alla definizione di alcuni affari, presumibilmente di natura illecita, che hanno visto il coinvolgimento di alcuni affiliati alla cosca RASO-GULLACE-ALBANESE.

Particolarmente significativo è il viaggio, già accennato, intrapreso da RASO Girolamo, da Roma a Cittanova tra il 18 e  il  21 settembre 2009,  in compagnia del nipote POLITI Rocco e dell’amico BARONE Antonino detto “Antonio”, in occasione della festa patronale di San Rocco, dove ha avuto modo di incontrare e di ricevere la visita di vari personaggi locali.

Pochi giorni dopo il suo rientro a Roma, il 27 settembre, RASO Girolamo riceveva una telefonata dal nipote GIOVINAZZO (giunta sull’utenza mobile della nipote “Luciana” in quel momento in visita dallo zio) dal contenuto alquanto criptico alla quale è stata attribuita una logica lettura di rilievo investigativo.

In particolare GIOVINAZZO Girolamo ha riferito al RASO la seguente frase: “....quel cavallo là sopra a Serra è caduto ...” e quest’ultimo,  nonostante l’ermetica notizia non richiedeva al nipote ulteriori dettagli, né palesava sorpresa  per l‘accaduto e, dopo essersi solamente informato che fosse “tutto a posto”, si affrettava a cambiare l’argomento della conversazione. 

Da successivi  accertamenti si apprendeva che a Riace (VV), nei pressi del Santuario dei Santi medici Cosimo e Damiano, era stato compiuto, alcune ore prima,  l’omicidio del noto pregiudicato VALLELUNGA Damiano, esponente di rilievo della cosca di Serra San Bruno (VV).

Appare di tutta evidenza a quest’Ufficio che l’ermetica frase “…quel cavallo là sopra a Serra è caduto…” , riferita dal GIOVINAZZO allo zio “Mommo”, facesse proprio riferimento a quell’omicidio ed avesse il solo scopo di ratificare un evento, comunque, atteso dallo stesso RASO.

 

GULLACE Francesco detto “Ciccio” [22]

(fratello di Carmelo e fratellastro  di RASO Giuseppe detto “l’avvocato”) anch’egli considerato, come si evince dagli atti processuali già richiamati, appartenente alla storica cosca RASO-GULLACE-ALBANESE.

Al riguardo si rammenta che il 13 giugno 1989, in un rifugio di montagna sull’Aspromonte, le forze di polizia locali sorpresero ed arrestarono proprio GULLACE Francesco insieme a RASO Girolamo, DE RACO Vincenzo e PRONESTI’ Carmelo. Nella circostanza gli inquirenti ipotizzarono che gli stessi, all’epoca tutti latitanti, si stavano preparando ad un’azione di fuoco nei confronti di appartenenti alla rivale famiglia dei FACCHINERI  poiché all’interno del luogo dell’arresto vennero rinvenuti undici fucili (tra cui uno definito “di precisione”), quattro pistole, migliaia di munizioni, nonché giubbotti antiproiettile, parrucche e cannocchiali.

Proprio a seguito di tali episodi la Corte d’Assise di Palmi, con la sentenza emessa il 17 maggio 1991 (parzialmente riformata dal giudicato della Corte di Assise d’Appello di Reggio Calabria datata 26.10.1993 al riguardo vds all. A in formato digitale) condannava GULLACE Francesco, RASO Girolamo, PRONESTI’ Carmelo e DE RACO Vincenzo, unitamente ad altri esponenti della famiglia ALBANESE (tra cui il citato BRUZZI’ Camillo, successivamente assolto per non aver commesso il fatto)  per il reato di cui all’art.416 bis c.p. oltre che per i reati di detenzione illecita e porto abusivo di armi da sparo comuni e da guerra e di relativo munizionamento ovvero, come si legge nella principale imputazione di cui al capo a) della sentenza in esame: “… per aver fatto parte di una associazione armata di tipo mafioso volta a commettere una serie indeterminata di omicidi in danno di esponenti della cosca avversa (Facchineri) ed acquisire così la gestione ed il controllo delle attività economiche locali (pastorizia,trasformazione e lavorazione degli inerti e del bitume), nonché a realizzare profitti ingiusti avvalendosi della forza di intimidazione, del vincolo associativo e delle condizioni di assoggettamento e di omertà che ne derivano, allo scopo di acquisire il controllo ed il predominio esclusivo dei territori di Cittanova, potenziandone così l’egemonia mafiosa della cosca di appartenenza (Raso-Gullace-Albanese)…”.

L’inserimento, a pieno titolo, di GULLACE Francesco nella storica cosca RASO-GULLACE-ALBANESE è evidenziato anche  negli atti processuali dell’importante sentenza, già richiamata, della Corte d’Assise d’Appello di Reggio Calabria emessa in data 12 febbraio 1996 (passata in giudicato in data 1.4.1997 al riguardo vds all. A in formato digitale) che, nel confermare il primato della cosca PIROMALLI di Gioia Tauro all’interno della riconosciuta federazione di gruppi mafiosi della piana gioiese, accertava appunto l’esistenza, tra le  altre, della cosca RASO-GULLACE-ALBANESE rivale dei FACCHINERI, nella cosiddetta faida di Cittanova.

Infatti la Corte, nell’annoverare i fatti della sanguinosa faida, indicava anche GULLACE Francesco tra i principali protagonisti (Albanese Francesco, Albanese Rocco, Raso Girolamo, Gullace Celestino e Gullace Carmelo).

Si riportano i passaggi più significativi:

“Per la verità l’inserimento della famiglia Gullace nel clan cittanovese non è recente. Già con rapporto del 18 gennaio 1969 i Carabinieri di Cittanova, nel riferire in ordine al ferimento patito il 2 novembre 1968 da Gullace Celestino, padre di Gullace Carmelo, hanno altresì denunciato lo stesso Gullace Celestino ed Albanese Rocco, odierno imputato, per il delitto di danneggiamento seguito da incendio ai danni dell’impresa edile Marinacci di Napoli……rileva sottolineare  come, indipendentemente dall’esito del relativo procedimento penale, in quella occasione sia stato accertato, non solo il rapporto di parentela esistente tra il Gullace ed i Raso-Albanese, cugini tra loro, ma anche gli stretti rapporti di amicizia che li legavano, al punto che Gullace Celestino, ferito da un avversario a colpi di arma da fuoco, si era subito rivolto ad Albanese Rocco per chiedere aiuto, peraltro prontamente fornitogli. Ancora,con rapporto del 30 aprile 1975, i Carabinieri di Taurianova hanno denunciato Albanese Francesco e Rocco, Raso Girolamo (ovvero l’indagato “Mommo”: ndr)  e Gullace Francesco, fratello di Carmelo, per il triplice omicidio ai danni di Facchineri Giuseppe, Domenico, e Michele…… Ulteriori coinvolgimenti di Gullace  Francesco nel clan Raso-Albanese sono stati denunciati con riferimento ai sequestri di persona a scopo di estorsione consumati, negli anni settanta, ai danni dei possidenti Leuzzi Pasquale e Zerbi Domenico….. Lo stesso Gullace Francesco indicato dai Carabinieri di Taurianova quale componente del gruppo di fuoco del clan Albanese-Raso e da loro ritenuto, con i cugini Albanese e Raso, responsabile dell’omicidio di De Raco Giuseppe, cognato del Facchineri, consumato il 13 ottobre 1978……  Antichi e stretti sono, quindi, i rapporti dei Gullace con i loro cugini Raso-Albanese ……”

Dall’attività di ascolto è emersa l’attualità dei rapporti tra GULLACE Francesco e gli altri appartenenti alla storica cosca RASO-GULLACE-ALBANESE documentata anche da alcuni importanti incontri avvenuti apparentemente, per partecipare ad eventi religiosi o/e familiari ma, con ogni probabilità, con lo scopo di decidere strategie operative o risolvere dissidi sorti all’interno della stessa consorteria criminale.

In particolare in occasione della cerimonia religiosa della Madonna della Grotta (svoltasi il 1° maggio 2010 in frazione Bombile-RC)  veniva effettuato  un servizio di o.c.p.  (con la collaborazione del personale  del Centro Operativo DIA di Reggio Calabria – ... )  che permetteva di documentare la presenza, sul luogo di venerazione, di GULLACE Francesco insieme al fratello Carmelo, a RASO Giuseppe “l’avvocato” e  a RASO Antonio, quest’ultimo in compagnia dei figli Diego, Giovanni, Enrico e Giovanni detto “Rocco”.

Tale ricorrenza religiosa celava, però,  l’effettivo motivo dell’incontro tra i principali rappresentanti della ‘ndrina RASO-GULLACE-ALBANESE, ovvero quello di risolvere un grave dissidio sorto tra RASO Diego ed il fratellastro RASO Giovanni detto “Rocco”  per la titolarità della carica di rappresentante della locale di Cavaglià (BI), emanazione della cosca di appartenenza.

Infatti a causa di tale contrasto, ritenuto dalla stessa organizzazione sintomo di grave debolezza  e di mancata coesione e credibilità verso l’esterno, tutti i componenti della famiglia RASO (operante a Cavaglià) erano stati convocati a Cittanova  (per il tramite di GULLACE Carmelo) da RASO Giuseppe “l’avvocato” allo scopo di svolgere, alla presenza dei principali esponenti della famiglia e sotto la sua direzione, un vero e proprio processo finalizzato alla definizione del dissidio (riunione avvenuta in località Zomaro  il 2 maggio 2010, giorno successivo alla festa della Madonna della Grotta).

[22] GULLACE Francesco detto “Ciccio”, di Celestino e di PRONESTI’ Concetta, nato a Cittanova (RC) il 4.1.1949, pluripregiudicato per associazione mafiosa, associazione a delinquere, omicidio, rapina, sequestro di persona e recentemente scarcerato per fine pena per il delitto di associazione di tipo mafiosa.

 

RASO Giuseppe detto “Peppe” o“l’avvocato” [23]

(fratellastro di GULLACE Carmelo), recentemente tratto in arresto in data 13.07.2010 nel corso dell’ampia operazione “Il Crimine”, nell’ambito del procedimento penale nr.1389/2008 R.G.N.R. emesso dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Reggio Calabria, a carico di complessivi 156 presunti affiliati alla ‘ndrangheta (...)

Gli inquirenti gli hanno attribuito un ruolo di rilievo nell’organizzazione criminale per aver partecipato ad una importante riunione dei boss della ‘ndrangheta (tra cui era presente, tra gli altri, anche il noto capo OPPEDISANO Domenico) per l’assegnazione, ad un affiliato presente, di un’importante carica ‘ndranghetista (trattasi della cd. santa). Nell’ambito della suddetta operazione è stata intercettata una conversazione nella quale due dei principali imputati dell’indagine, riferendosi a terza persona,  dicono: “… e con il LOCALE  Cittanova?  e lui non sta…”, asseverando, appunto, l’esistenza della locale di Cittanova e riferendosi, verosimilmente, a RASO Giuseppe (vds. pag.360 del decreto di fermo di indiziato di delitto emesso dalla D.D.A. del Tribunale di Reggio Calabria nell’ambito del procedimento penale nr.1389/2008 R.G.N.R.). In merito, RASO Giuseppe risulta tuttora detenuto nella Casa Circondariale di Reggio Calabria. 

Infatti RASO Giuseppe è considerato, da lungo tempo, dagli organi di polizia locali l’esponente principale della cosca RASO-GULLACE-ALBANESE  che opera sul territorio di Cittanova, legato da vincoli di parentela con quelli che furono i capi storici della cosca, ovvero ALBANESE Rocco e ALBANESE Francesco, oltre che cugino dello stesso RASO Girolamo.  La caratura criminale di RASO Giuseppe è rafforzata, da numerosi atti giudiziari e pregiudizi penali, susseguiti negli anni di ventennale latitanza, che gli conferiscono un ruolo di rilievo all’interno della famiglia di appartenenza. Tale consorzio criminale vanta legami ed alleanze con quasi tutte le altre cosche presenti nella piana, in particolare con quella dei PIROMALLI di Gioia Tauro e con quella dei PESCE di Rosarno, nonché con altre presenti nella Locride.

In  particolare in una importante sentenza emessa dalla Corte di Assise di Appello di Reggio Calabria in data 12.7.1986 (parzialmente annullata dalla Cassazione e per le parti non revocate passata in giudicato in data 19.4.1989 al riguardo vds all. A in formato digitale) RASO Giuseppe viene condannato per  i reati di omicidio e associazione a delinquere. Nel giudizio la Corte gli attribuisce l’appartenenza, unitamente ad altri, al cosiddetto gruppo di fuoco (pag. 208 della citata sentenza) responsabile, per conto del clan PIROMALLI, dei vari omicidi che hanno decimato l’avversaria famiglia dei TRIPODI durante la cruenta guerra di mafia, avvenuta tra gli anni settanta e gli inizi degli anni ottanta, nella piana di Gioia Tauro (più precisamente, sulla base delle dichiarazioni dei collaboratori SCRIVA Giuseppe e FURFARO Girolamo,  il RASO viene ritenuto responsabile dell’omicidio di TRIPODI Rocco avvenuto in Sanremo il 25.06.1981 di cui al capo A10,  al riguardo vds. pagg. 155 e ss. della citata sentenza).

Del resto che RASO Giuseppe occupi un posto di primo piano all’interno della cosca RASO-GULLACE-ALBANESE emerge chiaramente anche dalle indagini di quest’ufficio.

In tale contesto assume particolare rilevanza, il contenuto dell’intercettazione ambientale nr.11968 RIT 1066/09 del 01.05.2010, ore 23,05 tra RASO Diego e GULLACE Carmelo, nella quale Carmelo sottolinea il metodo utilizzato da RASO Giuseppe “l’avvocato” per tenere unita la cosca:

Diego: … troppo bello oggi… (si riferisce ai risvolti di una riunione della cosca di cui si parlerà in seguito);

Carmelo: … è un sistema… l’avvocato li riunisce spesso… li riunisce a tutti… capisci?... quando qua, quando sopra in montagna… li riunisce a tutti…. 

In particolare, per cercare di risolvere alcuni contrasti sorti tra i fratellastri RASO Diego e RASO Giovanni detto “Rocco”, per quanto riguardava la titolarità della carica di rappresentante della locale di Cavaglià (BI), RASO Giuseppe è intervenuto direttamente, riunendo la famiglia allo Zomaro (località dell’Aspromonte di suo dominio) e decidendo in merito.

Alla riunione (avvenuta il 2 maggio 2010 giorno successivo alla festa religiosa della Madonna della Grotta) erano presenti, oltre a RASO Giuseppe ed il suocero FILIPPONE Nicola detto “Massaro Cola”, GULLACE Carmelo (responsabile e referente dei RASO di Cavaglià), GULLACE Francesco detto “Ciccio”, PRONESTI’ Antonello, RASO Antonio insieme ai figli RASO Giovanni detto “Rocco”, RASO Diego, RASO Enrico e RASO Giovanni oltre ad altre persone n.m.i. (della riunione si parlerà più dettagliatamente in seguito).

Lo stesso GULLACE Carmelo, conversando telefonicamente con POLITI Rocco, in merito ad insorte conflittualità familiari, prospetta un incontro chiarificatore da effettuare a Roma o in Calabria, seduti in “un posto tranquilli” alla presenza di RASO Giuseppe “l’avvocato” e dello stesso GULLACE, per derimere il contenzioso. Sempre nella stessa conversazione, POLITI Rocco, commenta l’importanza dell’unità della famiglia dopo le tante perdite di congiunti durante la faida, dicendo: “… bene o male quelli che siamo rimasti… io penso che dobbiamo essere un punto… un punto fermo… sapere che abbiamo un punto di riferimento là… un punto di riferimento là… basta! …” (RIT 1762/08 progr.nr.3268 del 21/4/2009 cellulare ... GULLACE Carmelo).

L’importanza del ruolo di capo rivestito da RASO Giuseppe all’interno della consorteria criminale era stata già rilevata dal contenuto di una conversazione telefonica tra RASO Diego e la moglie SICILIANO Sara nella quale questi, raccontandole delle gratificazioni ottenute per essere stato l’accompagnatore ufficiale di GULLACE Carmelo (in occasione di una trasferta avvenuta a Cittanova il ferragosto 2008), si vanta del fatto che durante un pranzo (presso un agriturismo riconducibile a RASO Giuseppe sito nella località Zomaro) ha avuto l’onore di sedersi vicino a “l’Avvocato” (ovvero RASO Giuseppe) anziché, come di regola, a fianco del GULLACE.

[23] RASO Giuseppe detto “l’avvocato” fu Rocco e di PRONESTI’ Concetta, nato a Cittanova (RC) l’1.10.1941, residente in Antonimina (RC), contrada S.Nicola s.n.c..

 

[SEGUE]

 



NOTA:

Le posizioni degli indagati nel procedimento "ALCHEMIA", come nel caso dei citati GULLACE Carmelo e RASO Giuseppe, rispetto all'anno 2011 - anno di stesura dell'Informativa "TERRA DI SIENA" - si sono evolute. Il GULLACE Carmelo ha infatti visto l'adozione di misura detentiva per usura e tentata estorsione, con patteggiamento, a Savona, il RASO Giuseppe ha visto la condanna definitiva nel procedimento "CRIMINE" nonché l'imputazione e condanna in primo grado ed Appello (il giudizio di Cassazione è pendente) nel procedimento "SAGGEZZA". 

 

Tags: D.I.A., sentenze, indagati, alchemia, profili, terra di siena, cosca gullace-raso-albanese, seconda parte 1, imputati, al 2011

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