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Speciale elezioni regionali Liguria 2020

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Breakfast, Invisibili e 'ndrangheta stragista

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Qualche novità sui Fotia, tra passati e presenti

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'Ndrangheta in Liguria | il contesto che ha colpito Rolando Fazzari

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Rolando Fazzari ha denunciato la 'ndrangheta, a partire dai suoi familiari. Lo hanno isolato e colpito, portandolo alla chiusura della…

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L'equilibrio si è rotto... se ne facciano una ragione boss e cumpari

Ebbene sì quell'equilibrio che per lunghi decenni dominava la città, si è rotto. Incrinatura, dopo incrinatura, sta per crollare definitivamente. Il "patto scellerato" che pezzi delle Istituzioni, a partire dalla classe politica, aveva stretto con il "Potere" criminale subisce i duri colpi della presa di coscienza dei cittadini che non accettano più che vi siano pezzi di territorio abbandonati al controllo, ai traffici ed affari illeciti, delle mafie per salvaguardare quella sorta di pax che garantiva la "tranquillità" nelle "vie" della Genova turistica... ed a qualcuno anche pacchetti di voti e preferenze...



Noi sono anni che andiamo dicendo e denunciando la presenza e le attività delle mafie a Genova, che facciamo nomi e cognomi di quei signori di Cosa Nostra, ‘Ndrangheta e Camorre a cui si è lasciato fare, a cui si è garantito l'insabbiamento. Lo abbiamo fatto e lo continueremo a fare perché l'attenzione civile e sociale su di loro è la prima azione concreta che, rompendo il silenzio, mina alla radice la forza intimidatrice delle mafie. Lo abbiamo fatto, lo facciamo e lo faremo... dal sito, con i volantini, con gli incontri e gli interventi nelle piazze, nelle parrocchie, nelle scuole ed in ogni luogo sia necessario, pronunciando i loro nomi... anche quando ci mandano gli scagnozzi davanti (come ancora è successo in Piazza Cernaia il 21 ottobre scorso).

L'omertà non è di cittadini, ad essi è stata inculcata, la subiscono. L'omertà che ha protetto questo equilibrio è quella "istituzionale", che negava (e ancora cerca di negare) che vi sia una presenza radicata e attiva delle organizzazioni mafiose a Genova, come in Liguria. E' questa omertà che dai pulpiti istituzionali ha fatto si che le persone si tirassero indietro dal denunciare, perché se ti senti solo, la paura prende il sopravvento. E' questa omertà istituzionale che ha reso (e rende) difficile stroncare quei sodalizi e affari mafiosi che si perpetuano.

Noi lo abbiamo sempre detto: questi signori che la fanno da padroni in interi pezzi di città, che usano la violenza e la prepotenza, che sfruttano la prostituzione, che gestiscono la tratta dei clandestini come il caporalato, che chiedono il pizzo, che organizzano lo spaccio di droga, che si ripuliscono e istruiscono presentandosi da "imprenditori" e "dottori" in giacca e cravatta per promuovere speculazioni devastanti con il riciclaggio ed infiltrazioni nell'economia "legale", che usano la manovalanza dei poveri cristi immigrati come scudo, che gestisce il gioco d'azzardo e delle scommesse clandestine come l'usira, possono e devono essere fermati. Occorre solo denunciare, lo abbiamo sempre ripetuto, ai reparti investigativi giusti, quelli preposti al contrasto della criminalità organizzata, come la DIA, il GICO, lo SCO... reparti che sono preparati e decisi. Noi siamo disponibili, sempre, per raccogliere le segnalazioni e passarle a chi di dovere, per garantire un primo contatto sicuro. Occorre collaborare come cittadini con questi e con quei magistrati con la schiena dritta che per fortuna ci sono e non hanno timore a colpire quei poteri criminali e le loro collusioni con i poteri legali.

Dopo l'inchiesta aperta per voto di scambio politico-mafioso con le cosche della ‘ndrangheta, dopo l'emergere del riciclaggio che sta dietro a corruzione, speculazioni e appalti, dopo che il nuovo Prefetto ha detto basta a quella vergognosa situazione di Vico delle Mele con i beni confiscati che sono stati lasciati al boss Caci (della "decina" degli Emmanuello del clan Madonia) per oltre due anni e che ha visto poi il Comune pagare l'albergo allo stesso boss che nel frattempo andava a minacciare gli operai che quei beni confiscati dovevano restaurare, dopo tutto questo un altro segnale importante è arrivato. Un segnale che non è solo indirizzato alle mafie, ma che è soprattutto un segnale ai cittadini, dagli abitanti ai commercianti, che possono così vedere che si può denunciare e colpire i sodalizi criminali, ma è anche segnale per quegli agenti dei reparti di pubblica sicurezza e vigilanza - permeati anche questi, purtroppo di episodi di connivenza e contiguità - che rischiano lo sconforto d'innanzi a quei patti scellerati che garantisco impunità e rendono vano, spesso, il loro lavoro.

Dopo una lunga indagine, gli agenti del GICO della Guardia di Finanza, unitamente ad agenti dei Carabinieri, per la DDA di Genova, hanno svelato che la "decina" dei gelesi degli Emmanuello, clan di Piddu Madonia, si era riorganizzata e riattivata a Genova. Sono stati così arrestati i responsabili di estorsioni a danni di commercianti per quel racket del "pizzo" che dall'ex Capo della Mobile, Sanfilippo all'ex Prefetto Giuseppe Romano con il suo entourage, dal Comune alle associazioni dei Commercianti, negavano colpevolmente esistere anche a Genova.

Un altro segnale, un altro colpo inflitto non solo, quindi, alle mafie ma anche a quell'omertà istituzionale che ha permesso il perpetuarsi di quell'equilibrio che, sulla pelle del territorio e dei cittadini, cioè della nostra comunità ed economia locale, era volto al garantire la pax. Ma attenzione, se il muro si sta aprendo, crepa dopo crepa, significa che bisogna andare avanti e non cedere finché quel muro, quell'equilibrio scellerato, sarà definitamene demolito.

Sono anni che diciamo e denunciamo che a Genova si chiede il "pizzo" e che la decina di Cosa Nostra si era riattivata perfettamente, dopo i colpi inflitti sino allo smembramento, con le inchieste ed i processi per la guerra di mafia e per la gestione dei videopoker. Una delle strutture più pericolose, con tanto di gruppo di fuoco, con infiltrazione in ambienti considerati ingenuamente immuni, con legami con la criminalità straniera. Non vi è stato alcuno dei "rappresentanti" del commercio o di associazioni e strutture che poi si presentano come "antimafia", come nessuno delle Amministrazioni pubbliche ed Istituzioni (dal Comune al vecchio Prefetto ed anche alcuni nei reparti di Pubblica Sicurezza) che non negasse questa realtà... tutti a dire che qui la mafia non c'è, tanto da arrivare a richiamare, in alcuni casi, anche i giornalisti che osano scriverne.
Anche dal sito abbiamo scritto più volte della "decina" dei gelesi, ne abbiamo parlato in incontri e iniziative, abbiamo alzato il velo di copertura... non fosse altro per cercare di rompere l'omertà, far capire che denunciare è possibile e conviene... non fosse altro che per stare concretamente, mettendoci la faccia ed assumendoci tutte le responsabilità, dalla parte di quegli agenti e magistrati che hanno avuto il coraggio e la determinazione di colpire questo ennesimo tentacolo della piovra, qui nella terra dove secondo quanto dicono nei Palazzi del Potere "la mafia non c'è".

Non resta che andare avanti quindi, con sempre maggiore determinazione ed avendo il coraggio di dire la verità dei fatti, dinnanzi alla quale cade ogni intimidazione (anche quelle legali) e le minacce. Quando chiamammo con il suo nome, "omicidio di mafia", quel delitto che si era consumato nel centro storico di Genova con un esponente di una famiglia della ‘ndrangheta ucciso da un esponente di spicco di Cosa Nostra (omicidio Alessi), venivamo guardati come dei folli, sino a che quel delitto è entrato nella Relazione semestrale della DIA dello scorso anno. Così come è accaduto quando abbiamo parlato delle estorsioni e così via. Intanto Genova, ed il suo centro-storico, sono di nuovo nella relazione semestrale di aggiornamento della Direzione Investigativa Antimafia. I cittadini liberi ne stanno prendenso coscienza e la mobilitazione che stanno promuovendo ne è l'esempio più forte. La verità dei fatti non può, quindi, essere mai taciuta, ci spiace per il Potere, che avendo l'abitudine della menzogna e dello spergiuro, non riesce, o meglio non vuole, comprendere... ma, sappia, che dovrà suo malgrado capirlo e farci i conti!



Qualcosa di cià che avevamo scritto, dove si parlava della "decina" dei gelesi...

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20 dicembre 2007

L'Emmanuello non c'è più.
3 dicembre 2007

Cosa Nostra all'assemblea DS, sola a Gela?

27 febbraio 2007

Oltre naturalmente ai diversi articoli nello speciale sui beni confiscati di Vico delle Mele a Genova, confiscati al clan di Madonia, essendo il boss Rosario Caci, legato alla "decina" degli Emmanuello-Fiandaca (ri)attiva a Genova... e leggi anche lo speciale sulla mobilitazione dei Liberi Cittadini della Maddalena con gli articoli della rassegna stampa sulla questione dei beni confiscati ed i servizio del Tg3 Liguria del 21 ottobre 2008.

segnaliamo inoltre tra i molti articoli nella Rassegna quello de Il Secolo XIX del 4 dicembre 2007
Emmanuello - Era il punto di riferimento della Stidda di Gela a Genova



LA RASSEGNA SUGLI ARRESTI:

23-10-2008 - Il Secolo XIX
Racket: due arresti e l'ombra della mafia
formato .pdf - clicca qui

23-10-2008 - Il Secolo XIX
Avanguardie dei tentacoli della piovra
formato .pdf - clicca qui

23-10-2008 - Repubblica
Pizzo a commercianti e imprese- I due arrestati vicini al clan Fiandaca
formato .pdf - clicca qui

23-10-2008 - Repubblica
Da gennaio alla settimana scorsa tre episodi che preoccupano
formato .pdf - clicca qui

 

Tags: 'ndrangheta, cosa nostra, camorra, pubblica amministrazione, istituzioni, centro storico, denuncia, omertà, patto, maddalena, pax, cittadini, coscienza, equilibrio, criminalità, rottura

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